Impatto e diffusione del Covid in provincia di Varese e in Molise: via all'indagine
La ricerca, basata su 3mila persone invitate a sottoporsi al sierologico, servirà per capire perchè il virus si è diffuso in maniera diversa, e con conseguenze diverse, in aree così differenti

Dopo la fase più acuta dell'emergenza che non ha permesso indagini epidemiologiche articolate e approfondite, Università dell'Insubria, Asst Sette Laghi, Fondazione Cariplo, Irccs Neuromed e Fondazione Umberto Veronesi hanno avviato un'indagine scientifica per studiare l'impatto e la diffusione del Covid tra le popolazioni della provincia di Varese e del Molise.
Impatto e diffusione del Covid: nuovo studio
Da una parte il Molise con 446 casi totali su circa 305mila residenti, dall'altra la provincia di Varese con 3939 casi totali su 890mila residenti. I due territori saranno ora oggetto di uno studio, finanziato da Regione Lombardia Cariplo e Fondazione Veronesi per capire con quali differenze il virus si sia diffuso tra la popolazione. I risultati saranno importanti per la definizione di un percorso, necessario, che dovrà guidare le future scelte di intervento e di prevenzione in attesa di un vaccino.
Via all'indagine
La base di partenza saranno i dati raccolti in questi mesi dall'Asst Sette Laghi (per Varese) e dalla Neuromed di Pozzilli (per il Molise). Col progetto "Impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 in popolazioni con alto o basso rischio di infezione", attraverso l’indagine sierologica su un campione di cittadini appartenenti alle due aree, sarà possibile disegnare l’effettiva diffusione del Sars-CoV-2, le diverse manifestazioni della malattia e l’eventuale presenza di fattori di rischio o protezione che potrebbero aver influito sulla maggiore o minore gravità clinica.
"Abbiamo ancora molto da imparare"
"Abbiamo ancora molto da imparare su questo virus – dice Licia Iacoviello, professore ordinario di Sanità Pubblica all’Università dell’Insubria e direttore del Dipartimento di Epidemiologia e prevenzione dell’Irccs Neuromed – a cominciare dall’effettiva circolazione nella popolazione, un’indagine impossibile nella fase di emergenza, ma che ora possiamo condurre con precisione. Inoltre dobbiamo capire le ragioni per le quali l’infezione ha avuto un impatto così diverso in differenti aree del nostro Paese e perché le persone colpite hanno avuto manifestazioni cliniche estremamente varie, dagli asintomatici a quelli che hanno perso la vita. Infine il personale sanitario, un gruppo ad alto rischio del quale non solo vogliamo conoscere il livello di esposizione all’infezione, ma anche l’impatto che questa epidemia ha avuto in termini di stress subìto, e delle relative conseguenze a lungo termine sulla loro vita".
La ricerca
Allo studio parteciperanno 3mila persone appartenenti ai due territori, invitate a sottoporsi al test sierologico. Come ormai noto, con un prelievo di sangue si potrà testare rapidamente la presenza di anticorpi contro il Sars-CoV-2, sia IgM (segno di un’infezione recente) che IgG (che compaiono più tardi), mentre una parte dei campioni sarà conservata in biobanche per essere sottoposta a ulteriori analisi future. Grazie a una app per smartphone specificamente sviluppata, i partecipanti compileranno anche dei questionari relativi al loro stato di salute e alle loro abitudini di vita. Le successive indagini statistiche punteranno a evidenziare i fattori in gioco nel determinare la suscettibilità alla patologia e gli eventuali fattori di rischio che potrebbero causare le diverse manifestazioni cliniche.
Focus sul personale sanitario
"«Quello del personale sanitario – dice Marco Ferrario, professore ordinario di Medicina del lavoro e direttore della struttura complessa di Medicina del lavoro, preventiva e tossicologia dell’Asst Sette Laghi – è un discorso diverso e molto importante. Non solo medici e infermieri sono soggetti particolarmente a rischio di contrarre l’infezione, ma rappresentano forse la categoria sulla quale il virus ha maggiormente colpito in termini di stress e di impatto emotivo. Eppure saranno i pilastri che sorreggeranno il sistema nel caso di una seconda ondata. Per questo motivo una parte importante del progetto sarà focalizzata proprio su di loro. Testeremo e seguiremo tutto il personale sanitario della Asst Sette Laghi e dell’Irccs Neuromed".