Il Ministro Speranza: "Johnson&Johnson sarà somministrato". Forse solo agli over60
Si attendono le indicazioni di EMA e FDA ma l'Italia non intende rinunciare al vaccino monodose. Ipotesi di somministrazione "raccomandata" agli over60
Le 184mila dosi arrivate ieri che avrebbero dovuto inaugurare lo "sbarco" del vaccino Johnson&Johnson in Italia restano ferme. Come ferme sono, fino a data da definirsi, le prossime consegne da parte della multinazionale. Ma dopo la doccia gelata arrivata ieri con l'invito della FDA americana a sospendere la somministrazione dopo 7 casi di trombosi, di cui uno letale, sulle circa 7 milioni di dosi inoculate ci si chiede quali ricadute ci saranno per la campagna vaccinale italiana.
"Johnson&Johnson sarà somministrato"
Nel Belpaese ci si muove con la massima cautela, anche nelle dichiarazioni. Si vuole evitare di minare nella popolazione la fiducia nel vaccino monodose che avrebbe dovuto imprimere una forte accelerata alla campagna vaccinale e, d'altronde, quanto successo con AstraZeneca è un fresco monito che la corretta comunicazione, in questo frangente, è quanto mai importante.
Per questo ieri dopo la riunione convocata d'urgenza al Ministero della Salute con il Cts e l'Aifa non sarebbero state inviate direttive nè fatte comunicazioni sul vaccino Johnson&Johnson. Il Ministro Roberto Speranza, a quanto riportano i quotidiani nazionali fra cui il Corriere della Sera, confermato che "Johnson&Johnson sarà utilizzato". Nella squadra di Governo e nel mondo scientifico le rassicurazioni sono unanimi: "I casi in esame sono rarissimi".
Quando, e a chi?
Ma quando sarà utilizzato? Non subito e difficilmente nei tempi previsti (la seconda metà di aprile) visto lo stop precauzionale alle forniture in Europa deciso dal produttore. Al momento in Italia ci sono solo le 184mila dosi arrivate ieri ma entro fine giugno se ne attendevano 400mila aggiuntive e altri 7 milioni già concordati. Che a questo punto resteranno in sospeso fino alle decisioni di FDA ed EMA.
Decisioni cui sarà legato anche il "chi" riceverà il vaccino. L'ipotesi al momento più accreditata è che dal momento che i 7 casi in esame si sono verificati solo fra donne con meno di 60 anni, come AstraZeneca questo venga indirizzato prioritariamente agli over60. Una decisione che da un lato andrebbe a ridurre i rischi (minimi) di reazioni avverse trombotiche e dall'altra come per AstraZeneca imporrebbe alle Regioni di concentrarsi solamente sulla vaccinazione delle categorie anagraficamente più fragili, destinando Pfizer e Moderna ai patologici e vulnerabili. D'altronde, vista l'estrema rarità e l'incidenza anagrafica dei casi sospetti negli USA, precluderne l'utilizzo fino a nuove analisi significherebbe rinunciare a vaccinare chi ha un rischio di decesso e ricovero grave per il Covid ben più alto dell'eventuale rischio dato dal vaccino.
"Appena l’Ema e Stati Uniti ci daranno notizie definitive - ha fatto sapere Speranza - prenderemo la strada migliore ma penso che anche questo vaccino dovrà essere utilizzato perché è importante"