I cinghiali assediano il Varesotto: campi distrutti, agricoltura a rischio
Gli ungulati continuano a causare ingenti danni all'agricoltura e all'economia prealpina. Coldiretti chiede un intervento deciso: la modifica della legge 157 e delle regole della caccia
Le misure di contenimento adottate negli ultimi anni sembrano non esser riuscite a combattere l'emergenza cinghiali che ogni anno costa centinaia di migliaia di euro alle imprese agricole della Provincia di Varese. Tramite Coldiretti, l'ultima testimonianza-denuncia arriva dalla Valcuvia dove un imprenditore si è visto distruggere il campo, e il raccolto, per ben tre volte.
Cinghiali nel Varesotto, danni enormi in Valcuvia
Oggi sembra un deserto. E nessuno direbbe che il campo di mais nelle campagne tra Cuvio e Cuveglio, condotto da Marcello Gasperini, sia stato riseminato per ben tre volte: inutilmente, perché i cinghiali hanno vanificato ogni sforzo, invadendo il terreno per cibarsi dei chicchi di mais da cui germogliavano le piantine. Non ci sarà una quarta risemina. Troppo tardi ormai per pensare di arrivare al raccolto intempo ma non solo. "E' palese, ormai, che sarebbe del tutto inutile - spiega l'imprenditore - si ripeterebbe la stessa cosa".
Un’azienda modello: circa 200 capi di razza frisona, il cui latte è ogni giorno sulla tavola della colazione di migliaia di consumatori, base di una filiera che interessa un marchio di primario rilievo nazionale. Un "made in Italy" di qualità che vede la luce ai piedi delle prealpi ma che è minacciato da un problema finito fuori controllo:
"I danni? Sono a quattro zeri. Solo per queste ultime incursioni, superiamo abbondantemente i 10-15 mila euro, considerando la necessità di riacquistare il seme, rieffettuare le operazioni in campo e, ora, l’acquisto di prodotto esterno con cui dovremo alimentare le bestie, dato che il nostro non basterà più".
Ed è evidente, dato che il campo si presenta, per tre quarti, deserto: solo una minima parte si è salvata dal "banchetto" degli ungulati, e le piantine ormai cresciute di quasi un metro evidenziano ancor più le proporzioni del disastro circostante.
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Contromisure inefficaci contro i cinghiali
“Le semine? - racconta Gasperini - La prima è stata intorno al 20 maggio, poi il 16 giugno e, infine, il 2 luglio. I cinghiali sono sempre entrati in campo a rovinare tutto, nemmeno i recinti elettrici li hanno dissuasi e fermati. Li hanno semplicemente distrutti. E’ una situazione gravissima, che negli anni è peggiorata e che, durante il lockdown, ha avuto un’escalation inimmaginabile. Qui è diventato impossibile fare agricoltura".
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"Servono risposte concrete e immediate"
Quello di Gasperini è un grido d'aiuto che da tempo accomuna chi in provincia di Varese (ma non solo) ha deciso di investire e lavorare nell'agricoltura. Imprenditori che costituiscono quella fitta rete produttiva del km0, che danno lavoro e producono prodotti di qualità ma che da tempo vedono susseguirsi annunci e interventi che poi, in concreto, non risolvono il problema. Un allarme che viene lanciato, nuovamente, anche dal presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori:
"Il territorio chiede azioni concrete e immediate. Va salvato il futuro dell’agricoltura, ormai i danni si ripetono con cadenza quotidiana da un capo all’altro della provincia. Contro gli attacchi continui e fuori controllo degli animali selvatici, appoggiamo la richiesta di cambiare la Legge 157 del 1992, che non dà più risposte agli agricoltori e ai cittadini. La sostenibilità si concretizza con la presenza dell’uomo sul territorio, non con l’invasione dei cinghiali e della fauna selvatica. Dobbiamo dare risposte concrete a quanti oggi sono i veri custodi del territorio, ovvero gli agricoltori. Essi rischiano di veder messo in discussione il futuro delle loro imprese e, con esse, quello delle generazioni a venire. Non possiamo permetterlo: ciò che si chiede è la modifica di una legge a livello nazionale che, oggi, non permette ai territori di poter intervenire con tempestività nel prevenire i danni arrecati alle imprese".
Serve un cambio di rotta nella lotta ai cinghiali
Il livello di sconforto raggiunto dagli agricoltori, conclude Fiori, "è altissimo: le imprese vedono a rischio la possibilità stessa di poter proseguire l'attività agricola, ma anche di circolare sulle strade o nelle vicinanze dei centri abitati. Di fronte al moltiplicarsi dei danni provocati da cinghiali ed altri animali selvatici, gli agricoltori chiedono attenzione e coinvolgimento, ma anche un radicale 'cambio di rotta' che, attraverso la lotta al fenomeno invasivo di questi animali, garantisca l’indispensabile presenza delle imprese agricole a tutela del territorio. Non è più possibile attendere oltre: ne va della sopravvivenza delle nostre imprese e, con esse, degli equilibri che governano l’ecosistema e l’economia del territorio, in pianura come nelle aree della fascia prealpina".