Fa picchiare dalla 'ndrangheta un debitore insolvente: arrestata

In manette una mediatrice finanziaria con studio a Legnano, ai domiciliari un suo collaboratore.

Fa picchiare dalla 'ndrangheta un debitore insolvente: arrestata
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Fa picchiare dalla ‘ndrangheta un imprenditore che le doveva dei soldi, finisce in manette.

Fa picchiare un imprenditore per riscuotere un credito

Estorsione aggravata dal metodo mafioso. E’ questo il reato contestato alle cinque persone arrestate martedì mattina 2 ottobre dal Centro operativo della Direzione investigativa antimafia, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia. Gli agenti della Dia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Milano Paolo Guidi, nei confronti di Paola Galliani (classe 1969), Giuseppe Morabito (classe 1969), Enrico Verità (classe 1961), Massimo Emiliano Ferraro (classe 1976) e Federico Ciliberto (classe 1994). I destinatari delle ordinanze – tre dei quali (Morabito, Ferraro e Ciliberto) già condannati in primo grado per associazione finalizzata al narcotraffico – sono ritenuti gravemente indiziati di un violento pestaggio ai danni di un imprenditore locale, al fine di estorcergli un’ingente somma di denaro. L’uomo aveva affidato a Galliani, mediatrice finanziaria con studio a Legnano, una complessa operazione di trasferimento di denaro estero su estero. Poiché l’intermediatrice non riusciva a far rientrare la somma, si sarebbe rivolta a persone contigue alla ‘ndrangheta, riconducibili in particolare alle cosche Pesce e Bellocco di Rosarno, chiedendo loro di dare una lezione al debitore insolvente.

Il pestaggio nello studio legnanese

Il pestaggio era avvenuto a Legnano, all’inizio del 2017,  nello studio professionale di Galliani. L’attività investigativa della Dia di Milano ha consentito di dimostrare che la mente del pestaggio è stata l’imprenditrice finita in carcere. Ai domiciliari il suo collaboratore Enrico Verità. I due “colletti bianchi” avrebbero chiesto e ottenuto l’intervento dei soggetti vicini alla criminalità organizzata. Gli stessi professionisti avrebbero attirato la vittima in studio con una scusa e lì sarebbe scattato l’agguato: gli altri indagati avrebbero circondato l’imprenditore, minacciandolo e percuotendolo ripetutamente, con lo scopo di estorcergli il pagamento dell’ingente somma di denaro. In quella e in successive occasioni, gli indagati avrebbero richiamato minacciosamente le proprie origini e la propria contiguità con la ‘ndrangheta.

Uno sviluppo delle operazioni Linfa e Kerina 2

Gli arresti sono uno sviluppo delle operazioni Linfa e Kerina 2 che, nei mesi scorsi, avevano portato al sequestro di oltre 150 chili di droga e all’arresto di 17 persone, soprattutto di origini calabresi, per associazione finalizzata al traffico e alla detenzione di sostanze stupefacenti. Lo scorso 27 gennaio era stato tratto in arresto Edoardo Novella, figlio di Carmelo, già reggente della struttura di ‘ndrangheta denominata Lombardia, ucciso in un agguato il 14 luglio 2008 a San Vittore Olona. Nell’organizzazione oggetto di indagine, Novella junior rivestiva un ruolo di rilievo, in quanto aveva messo a disposizione, per il traffico di droga, i locali di una società a lui riconducibile.

“I colletti bianchi bussano alla porta della ‘ndrangheta”

“Professionisti assolutamente incensurati, nati e cresciuti in Lombardia – ha dichiarato il pm Alessandra Cerreti che ha condotto le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci – che però, in questo caso, facendo trasparire una mentalità mafiosa particolarmente pregnante, si servono, bussano alla porta del soggetto contiguo alla ‘ndrangheta e chiedono a lui di effettuare un vero e proprio pestaggio”.

 

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