Varese

Dalla bomboletta di Ravo, fuori dal Circolo il San Sebastiano di De La Tour: un messaggio di speranza

L'iniziativa del progetto CurArti è un omaggio ai sanitari in prima linea durante quest'anno di pandemia ma anche un messaggio forte di intreccio fra la cultura che cura l'anima e la sanità, che cura il corpo

Dalla bomboletta di Ravo, fuori dal Circolo il San Sebastiano di De La Tour: un messaggio di speranza
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Un'opera d'arte a simboleggiare l'impegno di questo anno di pandemia, un omaggio a chi non si è risparmiato nella cura dei pazienti e un'immagine di speranza per il futuro: lo street artist Andrea RAVO Mattoni (al lavoro nella foto di copertina, d'archivio) è al lavoro sulla torre di raffreddamento davanti all'ingresso dell'ospedale di Circolo per il progetto CurArti sviluppato dalla Fondazione Il Circolo della Bontà in collaborazione con l'Asst Sette Laghi.

L'arte per curare: street art fuori dal Circolo

Rinascere dall'arte e con l'arte: presto fuori dall'ingresso dell'Ospedale di Circolo campeggerà una nuova opera di Andrea RAVO Mattoni, street artist originario della provincia di Varese, culmine del progetto CurArti iniziato nel 2019 e poi fermato, come tutto, dall'emergenza Covid.

L'artista ha iniziato il suo lavoro alle 8.30 di oggi, lunedì 22 marzo, avviando l'intervento di trasformazione della torre di raffreddamento di via Guicciardini in una tela che ospiterà il San Sebastiano curato da Irene del pittore George De La Tour, un'opera seicentesca di forte ispirazione caravaggesca che racconta in una sola scena tutta la delicatezza, l'attenzione, la precisione, l'umanità insita nell'atto del prendersi cura.

"Un omaggio a chi, tutti i giorni, quel gesto lo compie nell'esercizio della sua professione, con la stessa amorevole dedizione che si legge nel volto luminoso di Irene - spiegano dall'Asst -  Amorevole dedizione che poi è il vero centro dell'opera, il soggetto della rappresentazione: non San Sebastiano, non Irene, ma l'atto di cura, una delle massime espressioni del concetto stesso di civiltà".

Il progetto CurArti

Ma la portata del progetto Curarti non si esaurisce in questo omaggio artistico al personale dell'ASST dei Sette Laghi, che negli ultimi mesi ha dato una delle prove più grandi del proprio livello di professionalità e dedizione. L'opera di RAVO, infatti, che segna l'avvio di un percorso, si carica di un significato ulteriore proprio per il contesto in cui si colloca. Portare l'arte all'interno dell'Ospedale è innanzitutto un modo per mettere in evidenza lo stretto rapporto che intercorre tra la cultura e la sanità, dove la seconda è un'espressione, una delle più alte, della prima. Ed è ancora più evidente questo messaggio se si considera che l'artista, RAVO appunto, si è contraddistinto proprio per la missione che lo guida: portare la grande Arte fuori dai Musei, a contatto con la gente e la vita quotidiana, in un processo di di-vulgazione che ricorda, con un paragone un po' azzardato ma ispirato dalla ricorrenza in corso, lo sforzo dantesco nel tradurre la poesia aulica in un linguaggio definito, non per niente, volgare.

L'opera di RAVO si sviluppa in un punto di incontro tra l'Arte, quella più nobile, quella custodita nei musei appunto, e una tecnica espressiva giovane, contemporanea, popolare, che si chiama Street Art ma che nemmeno è ancora pienamente riconosciuta nella sua valenza artistica. RAVO stesso preferisce definirsi come 'il pittore con la bomboletta', una definizione che non è assolutamente un ossimoro, ma l'affermazione di un connubio ben riuscito, come dimostra l'apprezzamento riscontrato dalle opere di RAVO a livello internazionale, che riesce ad amplificare la risonanza della bellezza di un'opera, facendone la gigantografia, certo, ma soprattutto portandola là dove c'è l'uomo: dove vive, ancor più dove soffre, dove è fragile, ma anche dove dà il meglio di sé prendendosi cura di chi ne ha bisogno.

San Sebastiano curato da Irene - George De La Tour

Ed ecco che portare l'incanto dell'opera di De La Tour nella piazza antistante l'ingresso dell'Ospedale, avvolgendo con essa un manufatto tecnico privo di qualsiasi velleità estetica, è anche un modo per ricordare che, alla fine, come ha scritto Dostoevskij, è la bellezza che salverà il mondo e che la cura del corpo non può prescindere da quella dell'anima.

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