Dal 15 ottobre obbligo di Green Pass sul lavoro: che succederà?
Sanzioni, richieste, norme: tutto quello che c'è da sapere (anche sulla possibile proroga nel 2022)
Domani entra in vigore l'obbligo di Green pass sul posto di lavoro. Un provvedimento che coinvolge 23 milioni di italiani (di cui 4-5 milioni non vaccinati, per cui si prospetta un continuo andirivieni dalle farmacie da qui a fine anno) a partire da venerdì 15 ottobre 2021.
Green pass sul lavoro: cosa succede dal 15 ottobre
A pochi giorni dall'entrata in vigore dell'obbligo le questioni ancora aperte sono molte. Ma cosa succederà da venerdì? Chiariamo subito un aspetto fondamentale: chi non avesse il Green pass non potrà entrare sul posto di lavoro. Il dipendente sarà considerato assente ingiustificato e pertanto sarà sospeso lo stipendio. Non sono però previste sanzioni disciplinari.
LEGGI ANCHE: Il vicesindaco senza Green Pass: "Porterò l'ufficio fuori dal Comune"
Controlli e sanzioni
L'azienda può effettuare controlli a campione o a tutti gli ingressi. Per evitare problemi di code e ritardi, è allo studio la realizzazione di un'apposita App, che possa rispettare tutti i dettami della legge sulla Privacy leggendo esclusivamente la validità del Green pass e non la scadenza (di modo da non capire se il lavoratore è vaccinato oppure ha fatto il tampone). Inoltre, giuslavoristi e la stessa Confindustria sconsigliano tamponi a campione: l’articolo 2087 del Codice civile infatti pone in capo all’imprenditore la responsabilità della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Se si verificassero focolai dovuti all’ingresso di dipendenti non controllati, l’imprenditore potrebbe trovarsi a dover giustificare la sua scelta.
Per le aziende che non controllano sono previste sanzioni da 400 a mille euro, per i dipendenti da 600 a 1.500.
48 ore prima
Il certificato verde potrà essere richiesto al lavoratore in anticipo per esigenze di organizzazione e pianificazione dei turni ma non oltre le 48 ore prima "anche in relazione agli obblighi di lealtà e di collaborazione derivanti dal rapporto di lavoro", come si legge nella bozza del Dpcm.
Per chi è vaccinato (o con tampone negativo) ma ancora senza Green pass restano validi i documenti rilasciati in formato cartaceo o digitale dalle strutture sanitarie pubbliche o private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di famiglia o dai pediatri. Coloro che sono esentati dal vaccino per motivi di salute avranno un QR code ad hoc che dovrà essere scansionato e verificato, nel rispetto della privacy dei lavoratori.
I dipendenti possono essere sostituiti?
Una delle domande più ripetute è se l'azienda può sostituire il dipendente sospeso. Questo può avvenire nei casi di imprese sotto i 15 dipendenti, che possono rimpiazzare il lavoratore per un periodo di 10 giorni rinnovabile per altrettanti entro il 31 dicembre. Questione ancora irrisolta è però quella del tipo di contratto da utilizzare per le sostituzione, anche perché i contratti a termine comportano un aggravio fiscale per le aziende ma in questo caso è l'unica strada percorribile
Chi paga il tampone?
Il costo del tampone è a carico del lavoratore, che potrebbe trovarsi a spendere circa 180 euro al mese da qui a fine anno per accedere al posto di lavoro. Il decreto però non impedisce al datore di lavoro di finanziare i test, come ad esempio farà la catena di supermercati NaturaSì.
Il problema Sputnik
Il Green pass serve anche per gli esterni che accedono alle aziende. E questo vale anche per i trasportatori e per i corrieri. E qui sorge un altro problema. Molti autisti vengono dall'Est Europa, dove sono stati somministrati vaccini Sputnik, che non danno diritto al Green pass. Dunque a costoro l'accesso sarà negato, salvo ripensamenti da parte dell'Esecutivo. Una questione che rischia di creare grossi problemi soprattutto alle famiglie che hanno badanti e colf che vengono dall'Est, molte delle quali vaccinate nei Paesi d'origine. In questo caso spetta alle famiglie l'onere del controllo in quanto datori di lavoro. Non vale invece per idraulici, muratori, elettricisti e professionisti chiamati a casa, in quando la famiglia è cliente e non datrice di lavoro.
Revisione nel 2022?
Il Green pass sul lavoro così come lo conosciamo oggi sarà in vigore sino al 31 dicembre 2021, quando decadrà lo stato di emergenza. Dopodiché bisognerà capire soprattutto l'andamento dei contagi. Un'anticipazione su cosa potrebbe accadere l'ha data il sottosegretario alla Salute Andrea Cosa all'Ansa:
"Sarà possibile rivedere ed eventualmente ridurre l'attuale applicazione del Green pass con l'inizio del nuovo anno se i dati dell'epidemia di Covid-19 continueranno a mostrare un trend di miglioramento, ma una valutazione più precisa sarà fatta a dicembre in concomitanza con la scadenza dello stato di emergenza che auspichiamo possa avere termine".