Covid Hotel: in provincia di Varese gli ospiti sono solo 3. E i costi?
Federalberghi Varese lamenta una mancanza di programmazione e chiarezza: "Con questi numeri si poteva pensare ad altre soluzioni, senza enfatizzare una carenza di posti che non c'è"
Tre ospiti su posti nella prima settimana di apertura dei Covid Hotel in provincia di Varese, e ora emerge il problema dei costi per le strutture che, con numeri così bassi, non vengono ammortizzati dalla "diaria" di Ats Insubria.
Covid Hotel, tre ospiti in una settimana
Covid Hotel, emergenza, necessità di sempre più posti. Ma cosa dicono i numeri? Dopo l'apertura annunciata da Ats Insubria dei primi due alberghi in provincia di Varese destinati ad ospitare i positivi asintomatici e paucisintomatici che non possono trascorrere la quarantena nella propria casa, i numeri raccontano una realtà diversa da quella di forte emergenza e necessità apparsa nelle scorse settimane. Attualmente infatti le persone ospitate sono solo tre, tutte al Jet Hotel di Gallarate. Una situazione tanto tranquilla che avrebbe portato Ats Insubria (che comunque si era detta certa che difficilmente si sarebbe arrivata a riempire i posti a disposizione) a non siglare nemmeno la convenzione con la seconda struttura individuata, Villa Porro Pirelli a Induno Olona. Una buona notizia, ovviamente, ma basata su numeri che difficilmente con la diaria fornita da Ats permetterebbero all'albergo di rientrare, o anche solo ammortizzare, le spese di una struttura aperta.
La nota di Federalberghi
Ad intervenire sull'argomento è Federalberghi Varese.
"A fronte di 400 potenziali posti letto, distribuiti negli hotel che hanno risposto al Bando di Ats Insubria, sono solo tre le persone trasferite, alla data del 25 novembre, al primo hotel che ha aperto i battenti, il Jet Hotel di Gallarate, dove i posti disponibili sono 40. Gli albergatori – dice il presidente di Federalberghi Varese, Frederick Venturi – hanno risposto subito all’appello di Ats Insubria che, è bene ricordarlo, è stato reso pubblico ai primi di novembre: da lì in poi le procedure burocratico amministrative, come sempre nel nostro Paese non indifferenti, hanno portato ad includere nella lista dei potenziali Covid Hotel otto strutture. Per una di esse, il Jet hotel di Gallarate, si è giunti alla firma della convezione finale".
In termini numerici e di risposta da parte degli albergatori, a fronte dell’appello lanciato anche dal commissario straordinario Arcuri (che aveva chiesto almeno un hotel Covid per ciascuna provincia), nella provincia di Varese la situazione è dunque rassicurante: basti pensare che a Milano e provincia i Covid Hotel sono attualmente tre.
"I numeri ancora una volta parlano da soli – dice Venturi -. In una situazione di emergenza sanitaria ed economica gli albergatori si sono assunti la loro responsabilità pronti ad affrontare l’impegno connesso alla riapertura di strutture dopo mesi di inattività: tenere aperto un albergo implica costi fissi di gestione che possono essere ammortizzati solo con l’utilizzo a pieno regime, non certo con tre ospiti. Non va inoltre dimenticato che i Covid Hotel devono attenersi a speciali protocolli di pulizia e sanificazione che comportano costi straordinari. Visti gli appelli che nei giorni scorsi hanno continuato a riempire stampa e televisione in relazione all’emergenza di disporre sul territorio dei Covid Hotel, ci saremmo aspettati dei numeri diversi: dove sono tutte le persone che sembravano in attesa di queste aperture?".
"Si naviga a vista?"
Per gli albergatori la situazione appare poco chiara. Ricapitolando, i numeri dei Covid Hotel in provincia di Varese contano 400 posti a disposizione, 104 annunciati da Ats, 40 attivati e solo 3 occupati. "Siamo di fronte a una mancanza di programmazione – dice ancora Venturi -. Nonostante si parli da mesi di Covid Hotel, nessuno è in grado di dire se servono 50, 100 o 200 stanze: si naviga forse a vista? Se il numero delle persone positive destinate a svolgere il periodo di isolamento in strutture ricettive è contenuto come sembrano confermare i dati attuali, forse si poteva gestire il loro soggiorno in modo diverso: innanzitutto non enfatizzando una carenza di posti che non c’è, ma piuttosto confrontandosi e coordinandosi con l’associazione di categoria".