Cinque volte in cima: Omar ce l’ha fatta
Un'avventura organizzata durante il lockdown: cinque cime e più di 500km a piedi e in bici, sfida durissima per l'ultrarunner saronnese

L’ultrarunner Omar Mohamed Alì ha compiuto una nuova impresa scalando le «nostre» montagne. A piedi e in bici in sei giorni in vetta passando dal Resegone e dalla Grigna Settentrionale.
Da Saronno alle vette di "casa nostra"
Cinque cime, cinque conquiste, ma un solo traguardo: realizzare un piccolo sogno. E un altro è già pronto. Ce l’ha fatta l’ultrarunner Omar Mohamed Alì, 37 anni, partito dalla sua palestra a Saronno il 6 luglio per arrivare a Cogliate, in una birreria del posto, l’11 dove ad attenderlo c’erano i suoi amici e gli sponsor che hanno creduto in lui e nella sua avventura che aveva battezzato «The 5 mountains». E soprattutto, ad attenderlo c’era la sua cagnolina Beba che stavolta non lo ha potuto seguire nell’impresa.
Il percorso
Il saronnese, infatti, ha percorso circa 373 chilometri in bici con un dislivello di circa 6mila metri e 160 di corsa con un dislivello di 9mila. Prima tappa i Corni di Canzo, quota 1300 metri, poi il Monte Resegone (1800), la Grigna Settentrionale (2410), il Pizzo dei Tre Signori (2550) e il Pizzo Emet (3200). Poi da Madesimo di nuovo in sella per tornare verso casa.
Nessuna salita facile
«Quando ho organizzato questa avventura eravamo chiusi in casa, nel pieno dell’emergenza sanitaria e pensavo fosse più semplice, perché conoscevo bene queste montagne, invece è stata più dura di quello che mi aspettassi», racconta, svelando che «la crisi c’è stata il terzo giorno, quando ho affrontato la montagna “vera”, la Grigna, dove il dislivello è stato maggiore rispetto alle prime due tappe; ho impiegato, infatti, sette ore per arrivare in cima, perché in nessuna tappa ho scelto il percorso più breve, preferendo passare da tutti i punti più belli, dove poter fare anche delle riprese da condividere per far conoscere le nostre belle montagne».
Quindi aggiunge: «Poi ho ripreso la bicicletta, ma quella salita l’ho davvero “pagata”». All’ultima tappa la montagna ha voluto far sentire la propria voce e il freddo, la pioggia e la nebbiolina sono stati compagni di viaggio insieme a Davide e Johanna che lo hanno accompagnato nelle ultime due tappe. «Loro erano belli freschi, io decisamente stanco, ma non è stato semplice neppure per loro; l’ultima tappa è stata davvero impegnativa, la montagna ha voluto mettermi alla prova ancora una volta... ma gli ho chiesto il permesso e mi ha lasciato salire».
Quindi sorride, perché svela di essersi un po’ sentito «ambasciatore, con la mia impresa, del messaggio che la Regione Lombardia ha voluto lanciare il 5 luglio, inaugurando la prima giornata regionale delle montagne».
Come sempre l’ultimo giorno è stato il più lungo. «Undici ore… ad Argegno ci hanno raggiunto degli amici in bici che ci hanno “tirato” fino a casa». E poi l’arrivo a Cogliate. «E’ stato emozionante, erano tutti lì ad aspettarci». Insieme a lui, a documentare una parte del viaggio c’era anche il fotografo Yunes Boiocchi: «Da amante della montagna, ha colto l’occasione per fare qualche passeggiata e aspettarmi nei punti più suggestivi, ma a differenza di me si spostava in auto da una tappa all’altra».
A caccia della bellezza del territorio
Così la fatica è stata tutta sua, ma la possibilità di vedere, almeno in foto, scorci unici è per tutti, perché Omar ha voluto condividere il suo viaggio sui social e documentarlo proprio per far conoscere a chi non le conoscesse già «la bellezza del nostro territorio, dei rifugi e il duro lavoro che fa chi li gestisce, tutte persone che amano la montagna».
Archiviata l’avventura, immaginiamo che ne abbia già in mente un’altra... «Camminando si pensa davvero tanto che ho già in mente altre mille idee; sono un sognatore e per com’è il mio carattere devo sempre avere un obiettivo e lavorare in quella direzione». Direzione che prima o poi lo porterà in Tibet come avrebbe voluto fare quest’anno, ma non è stato possibile per via dell’emergenza sanitaria.
(La Settimana, 17 luglio 2020)