Varese

Chiude l'ambulatorio "da campo" di via Ottorino Rossi

Visitate nella tenda allestita presso la sede di Ats Insubria 510 persone, alleggerendo la pressione sugli ospedali

Chiude l'ambulatorio "da campo" di via Ottorino Rossi
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L'ambulatorio-tenda del Centro Territoriale Covid di via Ottorino Rossi si prepara a chiudere dopo mesi di lavoro da parte di Croce Rossa e medici Usca per "intercettare" i pazienti Covid alleggerendo la pressione sui Pronto Soccorso. Chiuderà ma non sarà smantellato, almeno per ora.

Chiude l'ambulatorio da campo di Ats Insubria

"Siamo qui per festeggiare una chiusura". Un'affermazione strana, soprattutto quando si parla di un servizio sanitario, ma l'emergenza Covid ci ha abituati anche a questo. E così oggi a Varese, in via Ottorino Rossi, per la chiusura fissata l'8 giugno del Centro Territoriale Covid di via Ottorino Rossi, l'ambulatorio "da campo" attivato a dicembre durante la seconda ondata da Ats Insubria  con la collaborazione fondamentale dei volontari della Croce Rossa, della Protezione Civile, con gli studenti agli ultimi anni di Medicina e Scienze Infermieristiche dell'Università dell'Insubria e dei medici delle Usca.

Ora che l'epidemia arretra, e sperando di non vedere più grazie alla campagna vaccinale nuove "fiammate" del contagio, il servizio non è più necessario. Un servizio rivelatosi fondamentale e strategico in questi mesi, attivato per alleggerire la pressione sugli ospedali e  loro Pronto Soccorso grazie alla collaborazione coi Medici di Medicina Generale: qui infatti sono state effettuate oltre 500 visite a pazienti Covid positivi fornendo a loro e ai loro medici di base una consulenza specialistica sui trattamenti e le terapie da seguire. Dei 510 pazienti visitati (tutti prenotatisi tramite il medico di base o chiamati dalle Usca), 21 sono stati inviati agli ospedali e a 489 è stato disposto un piano terapeutico domiciliare. In 367 casi, l'ecografia ha mostrato segni di interessamento polmonare.

Catanoso: "E' un giorno importante"

L'aria finalmente è leggera, forte la sensazione che il peggio è ormai passato. "Oggi è una giornata importante - ha dichiarato il Direttore Sanitario di Ats Insubria Giuseppe Catanoso - Questo può essere il momento di passaggio dalla fase pandemica a quella endemica, in cui si inizierà davvero a convivere col virus come già conviviamo con altri. Adesso gli ospedali tornano a respirare e il numero di richieste di accesso a questo servizio si sono ridotte notevolmente, facendo venir meno la sua necessità. Ma non smantelleremo la tenda, un po' per scaramanzia che non guasta mai e un po' perchè potrà trovare nuovi utilizzi".

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Tra le ipotesi, ad esempio, c'è quella di utilizzarlo come punto vaccinale, in grado di somministrare giornalmente circa un migliaio di dosi. Un hub di piccole dimensioni  e in linea, ha spiegato il coordinatore Covid Marco Magrini, con la strategia della Regione per la fase successiva ai grandi hub:

"Si punta a gestire le somministrazioni al 30% dai medici di medicina generale, al 30% nelle farmacie e al 30% nelle aziende. Presto non ci sarà più bisogno di correre per vaccinare tutta la popolazione nel minor tempo possibile e strutture come questa potrebbero essere di grande supporto".

Supporto che potrebbe essere presto sperimentato, per esempio con giornate dedicate alla vaccinazione degli studenti, in particolare della fascia 12-16 anni che ha risposto alla chiamata in maniera meno convinta del previsto.

Usca: "Efficienza e precisione"

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Anche per le Usca il cambio di paradigma è stato importante perchè non dovendo andare più (solo) a domicilio del paziente anche quando non necessario ha permesso di utilizzare una strumentazione diagnostica di primo livello, facendo esami altrimenti impossibili. "Con la terza ondata - ha spiegato il dottor Victor Lanza - questo progetto ha permesso di essere più efficienti e precisi con le diagnosi e le terapie, ed è stata un'occasione importante per monitorare i pazienti che avevamo già visitato a domicilio. E' stato un esempio di cosa significa investire sul territorio per le cure primarie, liberando i Pronto Soccorso".

 

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