Carabinieri corrotti a Busto Arsizio: uno di loro "tuttofare" della Mafia

Uno di loro, morto per cause naturali, era un tuttofare della criminalità gelese.

Carabinieri corrotti a Busto Arsizio: uno di loro "tuttofare" della Mafia
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A seguito di un omicidio di un cittadino gelese residente a Busto Arsizio avvenuto nell’aprile del 2017 nella Provincia di Novara, la Procura ha reso noto come nel corso delle indagini fossero emersi contatti fra i soggetti indagati dell’omicidio ed alcuni militari appartenenti alla Compagnia Carabinieri di Busto Arsizio, in particolare in servizio al Nucleo Radiomobile.

Effettivi contatti

I successivi accertamenti delegati dalla Procura di Busto Arsizio ai Carabinieri della Compagnia di Busto Arsizio, hanno consentito effettivamente di appurare come alcuni militari in servizio presso Reparto avessero contatti con esponenti della criminalità gelese operante sul territorio. In particolare, è emerso che uno di questi militari, poi deceduto per cause naturali, svolgeva lavori di varia natura per conto dei gelesi. Inoltre, dalle indagini è scaturito un autonomo filone investigativo rivolto ad appurare irregolarità nella condotta di alcuni  Carabinieri. Le indagini, svolte mediante accertamenti tecnici e con l’incrocio tra le informazioni riportate sugli ordini di servizio dei Carabinieri e le effettive “localizzazioni” dei militari operanti, hanno fatto emergere una lunga serie di falsi in atti pubblici.

Due militari accusati

La Procura della Repubblica, che inizialmente ha indagato una decina di Carabinieri, ha ritenuto sussistenti elementi di responsabilità tali da sostenere l’accusa in giudizio solo nei confronti di 2 militari, nei cui confronti è stata presentata richiesta di rinvio a giudizio nel mese di maggio 2018. L’udienza preliminare, inizialmente fissata per dicembre 2018, è stata rinviata a marzo 2019.  

Sono imputati un Brigadiere Capo (da poco pensionato) ed un Maresciallo Maggiore (allora Comandante del Nucleo Radiomobile) ora in servizio in altro Reparto.  

I reati

I reati contestati sono numerosi delitti di falso ideologico commessi da pubblici ufficiali in atti pubblici, ed alcuni reati previsti dal Codice Penale Militare, la cui competenza è stata attratta dalla Procura ordinaria per connessione, ovvero i reati di violata consegna e di truffa in danno dell’Amministrazione Militare. In sintesi, le condotte illecite sono consistite nel disattendere le consegne impartite, omettendo di monitorare le zone del territorio e gli obiettivi indicati dai superiori, falsificando gli ordini di servizio in modo tale da fare risultare adempiuti i controlli sul territorio in realtà mai eseguiti.

La truffa in danno dell’Amministrazione militare è integrata, inoltre, dall’avere indebitamente percepito ore di straordinario ed altre indennità. A carico di uno dei due imputati è stato, altresì, contestato il delitto di  detenzione e porto illegali di arma da fuoco e di munizioni, per avere trasportato, senza alcuna autorizzazione, al Poligono di Tiro due pistole ricevute da un privato. Durante le indagini sono emersi anche reati militari per cui sta procedendo autonomamente la Procura Militare. Un fascicolo di indagine  per il reato di abusivo accesso alla banca dati forze di polizia è stato trasmesso alla Procura della Repubblica di Milano (competente per materia) ed anche in tal caso è stato avanzata la richiesta di rinvio a giudizio.

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Signor Nessuno

Dilagante è l'aggettivo giusto

Gabriele

Soldati senza onore. Una dilagante vergogna, altro che mele marce.

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