Tradate

Assolto l'ultimo imputato per la sparatoria di via Carducci a Tradate

Il 9 luglio del 2016 qualcuno sparò con un fucile da guerra, qualcun altro rispose con una pistola. Ma l'ultimo imputato per quella scena da Far West si sarebbe solo trovato in mezzo

Assolto l'ultimo imputato per la sparatoria di via Carducci a Tradate
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Ieri, martedì 20 giugno, la decisione del giudice del Tribunale di Varese: assolto da tutte le accuse Hyra Dedan, l'ultimo degli imputati per la sparatoria avvenuta nel 2016 in via Carducci a Tradate.

Sparatoria a Tradate, assolto

Nella scorsa udienza, il Pubblico Ministero Lorenzo Dalla Palma aveva chiesto una condanna complessiva a 13 anni per tentato omicidio e porto d'arma da guerra, e l'assoluzione dall'accusa di tentata rapina.

I fatti

Cos'era successo il 9 luglio del 2016? Come ricostruito dalle indagini e dai processi che, da allora, avevano già portato alla condanna di 4 persone, i colpi esplosi quel giorno sarebbero da ricondurre a un trattativa andata male per l'acquisto di una partita di droga.

Erano circa le 13.30 quando la porta di un appartamento di una corte di via Carducci si apre. Dentro ci sono Hyra Dedan, l'inquilino Miguel Gabriel Renoso, la moglie e alcuni connazionali dominicani. Fuori, l'albanese Toni Xhafa. Appena si apre la porta, la prima cosa a entrare però è stata la canna di un fucile mitragliatore, un AK47, che esplose alcuni colpi.

Da dentro, Reinoso rispose al fuoco con la sua pistola. Nel mezzo, Dedan che dopo esser stato ferito, saltando dalla finestra sarebbe riuscito a fuggire a bordo di un'auto.

Assolto

Dedan qual giorno c'era. Nessun dubbio, nemmeno per la difesa. Ma cosa ci faceva lì? Faceva parte ed era cosciente di un piano per assaltare al casa di Reinoso e appropriarsi della droga, come sostenuto dall'accusa, o si era solo trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato?

La difesa, rappresentata dagli avvocati Evelyn Cugnasco e Annalisa Abate ha sostenuto la seconda tesi.

"Nel corso del procedimento non è emerso chiaramente il motivo per cui lui fosse lì - ha dichiarato l'avvocato Cugnasco prima della sentenza - Ma non ci sono elementi chiari, precisi, concordanti e plurimi che dimostrerebbero che fosse stato a conoscenza di cosa sarebbe successo. Nulla fa emergere che sia concorrente materiale o morale dell'accaduto: lui era all'interno quando sono stati esplosi i colpi, e nessuno che fosse cosciente di essere parte di un'azione criminosa di quel tipo si metterebbe in condizioni di essere ferito, anche mortalmente, in quella maniera".

Dopo la Camera di Consiglio, la sentenza: assolto da tutte le accuse.

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