32 anni fa il disastro di Chernobyl: a Varese scattò l’allarme contaminazione

La zona del Lago Ceresio fu una delle zone maggiormente sotto la lente per l'allarme contaminazione.

32 anni fa il disastro di Chernobyl: a Varese scattò l’allarme contaminazione
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32 anni fa il disastro di Chernobyl: una tragedia che ci colpì da vicino. La zona del Lago Ceresio ovvero ovvero quella tra le province di Como e Varese fu infatti una delle zone più monitorate e sotto osservazione.

Il disastro di Chernobyl

Nella centrale nucleare di Chernobyl (Ucraina) – nella notte fra il 26 e il 27 aprile 1986, mentre era in corso un test di sicurezza all’interno del reattore si verificò un improvviso aumento di potenza. Ciò innescò una serie di esplosioni che distrussero le strutture di contenimento e diedero luogo ad un violento incendio. Localmente la situazione si rivelò gravissima. Sia a causa dell’elevatissimo livello delle radiazioni alle quali furono esposti i lavoratori e gli abitanti della zona. Sia acausa dell’enorme estensione territoriale della contaminazione radioattiva.

La nube tossica in Europa e in Italia

La nube radioattiva prodotta dall’incendio, inoltre, venne spinta dai venti e si spostò verso altre nazioni arrivando in Svezia, Germania, Austria, Romania, Svizzera e Italia. Nei giorni successivi all’incidente molte zone dell’Europa vennero quindi contaminate. Questo avvenne in maniera più o meno rilevante in funzione dei venti prevalenti. Ma anche delle precipitazioni meteorologiche locali, che depositarono a terra le polveri radioattive.

Allarme contaminazione a Varese

La zona del Comasco fu messa sotto la lente di ingrandimento. “Rilievi allora effettuati evidenziarono una contaminazione disomogenea del territorio regionale” si legge infatti in uno studio di Arpa Lombardia. “Più consistente nella parte nord-ovest della regione ed in particolare nella zona compresa tra Como e Lecco – chiamata Triangolo Lariano – e nella zona del Lago Ceresio, tra le province di Como e Varese. I controlli effettuati sui vegetali commestibili (ortaggi e foraggi), sul latte e sulla carne evidenziarono una situazione tale da richiedere di evitare l’assunzione di alimenti contaminati. Questo per limitare l’esposizione interna della popolazione interessata”.

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