Saronnese in Iran sotto le bombe israeliane
Giacomo Longhi era a Teheran per la sua attività di traduttore e si è messo in sicurezza in Azerbaigian.

Da fine maggio il saronnese Giacomo Longhi era in Iran per la sua attività di traduttore e, a pochi giorni dal termine del suo viaggio di lavoro, si è ritrovato nell’«incubo» del bombardamento israeliano su Teheran nel cuore della notte tra giovedì e venerdì. E’ riuscito per fortuna a mettersi al sicuro, al momento si trova infatti a Baku, in Azerbaigian, in attesa di rientrare in Italia, nella sua abitazione di Saronno, e riabbracciare il padre, che vive ad Azzate.
In piena notte si è ritrovato in un incubo
«Erano le 3.54 di venerdì quando ho sentito i primi boati che mi hanno svegliato di soprassalto. Mi sono affacciato alla finestra e non ho visto fumo, ma sentivo solo rumori. Solo all’indomani mattina ho compreso che era stata colpita anche una torre a meno di un chilometro da casa mia - racconta Longhi - Nei giorni precedenti si percepiva nell’area la possibilità di un attacco israeliano, tanto che alcuni Paesi avevano richiamato i propri ambasciatori, ma si pensava che sarebbero stati colpite basi strategiche, ma non certo civili innocenti, con tanto di bambini ammazzati dalle bombe. L’obiettivo era scatenare il panico in una città di più di dieci milioni di abitanti, che non si può certo evacuare facilmente dall’oggi al domani». Il giorno dopo il saronnese ha subito rassicurato i suoi contatti: «Ho comunicato alla mia famiglia di stare bene e, siccome ricevevo tantissimi messaggi, costantemente tenevo aggiornati i miei contatti con uno stato di WhatsApp. All’indomani la città era sotto choc e nessuno era riuscito a dormire. La notte seguente si sono sentiti ancora boati, ma per fortuna era la contraerea iraniana che riusciva a bloccare i missili lanciati da Israele». A quel punto Longhi ha deciso di mettersi al sicuro: «Il Consolato era in tilt per le numerose richieste ricevute dagli oltre 700 italiani presenti, quindi, conoscendo bene il Paese e la lingua, mi sono messo in viaggio domenica con la mia auto e due conoscenti verso il nord dell’Iran. Abbiamo dormito una notte lì e, grazie all’ambasciatore dell’Azerbaigian, abbiamo ottenuto il codice per superare una frontiera con scopi commerciali che usualmente è inaccessibile per i civili». Il traduttore non vuole che si parli di «fuga»: «Mi sono messo al sicuro, ma non avrei mai voluto lasciare l’Iran, un Paese di cui sono innamorato. Sono stato costretto a lasciare di soprassalto i miei amici senza la certezza che possano mettersi in salvo. Ora infatti le strade sono congestionate per il traffico di chi vuole scappare, mettendosi anche in pericolo, perché si rischia di restare imbottigliati nel mezzo di un bombardamento».
Profondo legame tra Longhi e l'Iran
Il legame tra Longhi e Iran è di lunga data: «Ho studiato persiano e arabo all’Università Ca' Foscari di Venezia e sto concludendo un dottorato in Studi iraniani alla Sapienza di Roma. Da 15 anni sono in contatto con l’Iran, anche se non riuscivo a tornarci da 5. Ho ospitato molti scrittori iraniani a Saronno, come Mohammad Tolouei, autore di “Enciclopedia dei sogni”, e Mahsa Mohebali, autrice di “Tehran Girl”». Sulla Repubblica islamica che guida il Paese: «Sono convinto che avrebbero dovuto accelerare il più possibile la negoziazione sul nucleare, anche se nel 2018 sono stati proprio gli Usa a defilarsi. Sono anche consapevole che una parte del governo porti avanti una politica di privazione dei diritti nei confronti delle donne e delle minoranze, ma questo non giustifica alcun bombardamento su civili innocenti». E ancora: «In questo mio ultimo viaggio mi sono reso conto che in Iran sono stati fatti grandi passi avanti nel riconoscimento dei diritti. E’ molto più facile, specialmente in certi quartieri e città, vedere donne senza velo. Le donne sono da lunga data impegnate in ambiti culturali come autrici e poetesse e alcune delle quali purtroppo rimaste vittime dei bombardamenti israeliani insieme a tanti bambini. Molti sono anche i giovani che vogliono riscattarsi grazie alla cultura, ho per esempio curato “Iran Under 30”, raccolta di racconti di 12 giovani scrittori iraniani». Infine: «Molto lavoro c’è ancora da fare, ma l’immagine stereotipata dell’Iran fondamentalista è falsa. Ci sono varie anime, come in tutti i Paesi, tra cui la resistenza alla Repubblica islamica e chi la sostiene. Inoltre al momento nel mondo anche altri Paesi non possono certo vantare il pieno rispetto dei diritti, si pensi al massacro nella Striscia di Gaza da parte di Netanyahu».