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Salvato il braccio ad una paziente di 36 anni

La complessità del quadro clinico ha richiesto in sala operatoria la collaborazione dei tre direttori delle strutture complesse di Chirurgia Toracica, Chirurgia Vascolare e Chirurgia Plastica

Salvato il braccio ad una paziente di 36 anni
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Operata per una malformazione congenita del collo e del torace che le aveva causato gravi problemi alla vascolarizzazione dell’arto superiore sinistro, che avrebbe rischiato di perdere. Il braccio di una giovane paziente di 36 anni invece è stato salvato dopo un delicato intervento chirurgico che ha visto la partecipazione di un team chirurgico multidisciplinare della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori.

Salvato il braccio ad una paziente di 36 anni

La giovane paziente si era già presentata in Pronto Soccorso a seguito del protrarsi di sintomi a carico dell’arto superiore, in cui aveva improvvisamente perso la forza con un sempre più consistente impatto sulla sua vita professionale e quotidiana.

Gli esami a cui era stata sottoposta avevano consentito di diagnosticare una rara malformazione che consiste in una costa cervicale o “costa soprannumeraria” che, nel suo decorso, portandosi ad articolare con la prima costa, al di sotto della clavicola, aveva creato una specie di “pinza” in cui i vasi succlavi, in particolare l’arteria, erano rimasti intrappolati con conseguente danno anatomico sull’arteria e sviluppo del corredo sintomatologico che l’aveva portata all’accesso in Pronto Soccorso.

La ricostruzione di arto e arteria

Nell’ambito della rarità dell’anomalia riscontrata, la paziente presentava la variante più rara e complessa, in cui non era sufficiente aggredire il problema dal collo ma risultava necessario aggredirlo dal torace, resecare la costa soprannumeraria e la prima costa “normale” e ricostruire l’arteria succlavia danneggiata dall’azione erosiva esercitata dall’anatomia anormale della paziente, il tutto preservando i nervi del collo e del braccio (plesso brachiale).

La complessità del quadro clinico ha richiesto in sala operatoria la collaborazione dei tre direttori delle strutture complesse di Chirurgia Toracica, Chirurgia Vascolare e Chirurgia Plastica: il delicato intervento ha richiesto l’accesso al collo e al torace della paziente (stretto toracico superiore) attraverso un complesso approccio chirurgico indicato come transmanubriale , modificato dai chirurghi durante l’intervento per le specifiche peculiarità anatomiche della paziente; l’isolamento e la messa in sicurezza di tutti i nervi del braccio (plesso brachiale), la resezione della costa soprannumeraria e della prima costa – che costituivano la “trappola” in cui i vasi succlavi erano rimasti incastrati – e la successiva resezione e ricostruzione protesica del tratto di arteria succlavia danneggiata.

L'alternanza nelle fasi di operazione

Il prof. Francesco Petrella (Chirurgia Toracica), il dott. Vittorio Segramora (Chirurgia Vascolare) e il dott. Massimo Del Bene (Chirurgia Plastica), insieme alla dott.ssa Manuela Milan (anestesista) hanno condotto un intervento durato circa 4 ore alternandosi nelle più delicate fasi di propria competenza e riuscendo a salvare l’arto superiore della giovane paziente che, dopo una settimana, è stata dimessa ed oggi è tornata alla sua vita quotidiana.

La nuova tecnica chirurgica utilizzata, che è una modifica di un preesistente accesso allo stretto toracico superiore, è stata descritta dal team del San Gerardo e pubblicata sulla più autorevole rivista europea di Chirurgia Cardiotoracica.

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