“Il nostro ospedale non si tocca”, operatori e cittadini in piazza contro la chiusura
Più di duemila persone hanno fatto sentire la loro voce per chiedere la riapertura dei reparti ed evitare ulteriori chiusure
Servono fatti concreti da parte delle autorità politiche
Pazienti e operatori sanitari uniti per salvare l’ospedale
“La salute è un diritto” campeggia sullo striscione che fa da cornice alla manifestazione di giovedì sera, che da piazza Giovane Italia si è poi trasferita al vicino ospedale di Gallarate.
La folta partecipazione - più di 2000 persone - da parte delle associazioni che si occupano di pazienti fragili, qualsiasi sia la patologia da cui sono affetti, testimonia il successo dell’evento.
Una protesta civile e ordinata per chiedere a gran voce il diritto alla salute da parte di un presidio ospedaliero che solo fino a poco tempo fa primeggiava ed era all’avanguardia in numerose specialità, via via andate scomparendo a causa della chiusura dei reparti, che hanno messo in difficoltà principalmente i pazienti che hanno perso un punto di riferimento importante.
“La salute è un diritto non un privilegio”, “Io non ho tempo, ho bisogno oggi”, “Ho bisogno di servizi accessibili, non è facile fare una radiografia a mio figlio disabile”; sono solo alcuni dei cartelli apparsi giovedì sera da parte dei cittadini che hanno voluto sostenere la manifestazione.
La speranza di riavere l’ospedale funzionante e accessibile come se non più di prima non manca, come ci hanno raccontato i presenti, ma ora servono azioni concrete da parte delle istituzioni, quelle stesse ampiamente promesse ma (quasi) mai mantenute.
E la dimostrazione la si trova nella recente chiusura del reparto di Cardiologia, del quale non si conosce ufficialmente il suo destino, anche se la decisione sembra già presa da tempo, come rivelato da voci interne dell’ospedale che preferiscono però mantenere l’anonimato.
La cosa certa, fino a questo momento, è che l’ospedale di Gallarate si sta lentamente spegnendo, ma la manifestazione rappresenta un passo importante per tenere accesi i riflettori.
Stefano Benetazzo