Da Fondazione Cariplo fondi per il progetto “Ripartenza”.
Dormitorio, un servizio oltre l’emergenza freddo
Il dormitorio ospitato a Casa di Marta, in via Piave a Saronno, resterà aperto tutto l’anno, oltre “l’emergenza freddo”, grazie a un bando di Fondazione Cariplo e alla generosità di tanti.
A confermarlo Francesca Volontè, presidente della Fondazione Casa di Marta, nella conferenza stampa che si è tenuta oggi, martedì 22 luglio, nella sede di via Piave.
Un sogno realizzato
Era un po’ un sogno nel cassetto quello di poter offrire un servizio tutto l’anno e non solo nei quattro mesi invernali, com’è avvenuto quando è nata l’iniziativa.
Spiega Francesca Volontè:
“Da allora in tanti ci hanno creduto e così si è arrivati all’apertura per tutto l’anno, per dare continuità al servizio e una risposta a un bisogno che esiste. Questo finanziamento ci permetterà di avere un contributo di 100mila euro per i prossimi tre anni per portare avanti un progetto per restituire la dignità alle persone che accogliamo, migliorare la qualità di vita, favorire il reinserimento sociale e costruire una rete di sostegno stabile”.
Progetto di accoglienza
Sono 11 i posti al momento disponibili per ospitare altrettante persone (maschi maggiorenni), ma già si punta ad aumentare il servizio in autunno. Il dormitorio apre alle 19 per chiudere il giorno successivo alle 8.
Ricorda la sindaca Ilaria Pagani:
“Quando ero assessore siamo partiti con un supporto ai senzatetto, consegnando materassini e sacchi a pelo, iniziando un cammino il cui obiettivo era proporre un servizio più strutturato. In questi anni abbiamo creato una rete e cercato fondi, come distretto e come Comune; ora grazie a Fondazione Cariplo c’è la svolta che ci dà la possibilità di strutturare un servizio e non limitarlo più solo all’inverno”.
“Continuiamo a crederci”
Nel progetto è stata parte, fin da subito, anche la Comunità pastorale Crocifisso Risorto.
Sottolinea il prevosto, monsignor Giuseppe Marinoni:
“Continuiamo a crederci nel progetto e soprattutto nelle persone. E’ un “ripartiamo”, al plurale, perché lo si fa insieme e se dovessimo riuscire a ridare dignità anche a una sola persona, l’obiettivo è stato raggiunto. Continueremo a raccogliere fondi perché questa esperienza non si esaurisca, perché tra tre anni ce ne sarà ancora bisogno”.