Inaugurazione

Donne vittime di violenza, a Olgiate apre “Casa Papavero”

Il sindaco Montano: "Spesso dopo certi fatti di cronaca si dice che le istituzioni non fanno niente. Questa è la risposta che non è così"

Donne vittime di violenza, a Olgiate apre “Casa Papavero”

Inaugurazione simbolica questa mattina, giovedì 13 novembre, del secondo appartamento realizzato a Olgiate Olona per le donne vittime di violenza e i loro figli, nato dal progetto “C’è ancora domani” di Icore e cooperativa LaBanda.

Olgiate, Casa Papavero per uscire dalla violenza

Non solo un appartamento, ma molto di più. Si chiama “Casa Papavero”, nome scelto non a caso: fiore delicato, ma indomito, che si piega al vento, ma non si spezza. Come le donne che qui saranno ospitate: donne che hanno deciso di rifiutare una vita segnata dalla violenza, e che avranno l’occasione di rinascere.

Le parole del sindaco Gianni Montano:

Un luogo e molto di più

L’appartamento, che segue “Casa Iris”, donata da un privato e già in funzione, è solo un luogo. La forza del progetto, sta nella rete che accompagnerà chi sarà accolta fra quelle mura, composta dal Comune e dai suoi servizi sociali, ma anche dai partner del progetto “C’è Ancora Domani”, il Centro antiviolenza Icore e la cooperativa LaBanda. Si parla infatti non solo di protezione, ma anche (e soprattutto) di reinserimento sociale.

“Questo – ha spiegato il sindaco Gianni Montano – è un luogo sicuro in cui le donne possono ritrovare serenità, dignità e autonomia, attraverso un percorso strutturato che unisce protezione, ascolto e opportunità concrete di reinserimento nella comunità e nel mondo del lavoro”.

Autonomia e indipendenza

“La scommessa – ha spiegato Marta Zambon de LaBanda – è che la storia di vita difficile di queste donne non si cancelli, ma entri in una progettualità e sfoci in una nuova autonomia”. Ricostruendo, come più volte ripetuto giovedì mattina, un’indipendenza necessaria per ricostruire una vita, libera.

“Il Centro antiviolenza fa un pezzo, e le donne che si rivolgono a noi hanno già fatto il primo, importante, passo – ha spiegato la presidente di Icore, Luciana Lucietto – Ma dopo c’è tutto il percorso, difficile, che seguiamo con psicologhe e legali. Ma quella non è la fine, che invece è in questo progetto: il rientro nella società, nel mondo del lavoro e l’autonomia economica”.

Il progetto

Le donne e i bambini che saranno accolti in Casa Papavero saranno infatti protagonisti di un progetto stilato su misura dai servizi sociali, LaBanda e Icore:

“Un progetto fatto sulla persona, che faccia percepire la temporaneità della situazione (l’accoglienza in Casa Papavero dovrebbe durare all’incirca un anno, ndr), che non le faccia sentire sole e che al contempo permetta loro di vedere e un domani, indipendente, coi propri figli”.

“Il bello di questo progetto è questo – ha riassunto Montano – far riscoprire a donne e bambini che hanno vissuto il brutto del mondo, la sua bellezza”.

Aler: “Orgogliosi di aver fatto la nostra parte”

Al metaforico taglio del nastro, anche il presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali di Regione Lombardia Emanuele Monti, l’assessore ai Servizi Sociali Leonardo Richiusa e la sindaca di Castellanza Cristina Borroni. Tassello importante è stata la disponibilità di Aler, che ha subito messo a disposizione l’alloggio:

“E’ un progetto che ci rende orgogliosi – ha sottolineato il presidente Stefano Cavallin – perchè testimonia il nostro costante impegno nel promuovere iniziative che vanno oltre l’edilizia abitativa, mettendo al centro la persona e la sua possibilità di rinascita. Questo è un luogo sicuro e un punto di partenza per ritrovare fiducia, autonomia e dignità”.