Solidarietà

Dona il midollo osseo per salvare una donna negli Usa

Il 30enne Matteo Pavanello ha compiuto un gesto di grande maturità e soprattutto di generosità incondizionata.

Dona il midollo osseo per salvare una donna negli Usa
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Ha donato il midollo osseo per tentare di salvare la vita a una donna statunitense di 56 anni: il 30enne Matteo Pavanello, di Turate, ha compiuto un gesto di grande maturità e soprattutto di generosità incondizionata. S

enza ricevere nulla in cambio, non ci ha infatti pensato due volte a dare la sua disponibilità quando un operatore dell’ospedale Niguarda di Milano gli ha comunicato telefonicamente la compatibilità del suo midollo con quello di una paziente che, al di là dell’oceano, lottava tra la vita e la morte.

Dona il midollo osseo per salvare una donna negli Usa

«Anni fa mi sono iscritto al registro di donatori di midollo osseo dell’Admo. E’ bastato un semplice prelievo di saliva per la tipizzazione e, in quella occasione, mi era stato annunciato che raramente si riceve una chiamata per la donazione, perché le probabilità di risultare compatibili con un’altra persona sono poche», racconta il giovane turatese che, per volontà del destino, si è ritrovato a fare i conti con una circostanza più unica che rara.

«Circa tre mesi fa, mentre ero in ufficio impegnato nel mio lavoro di operatore del turismo in nord Europa, ho ricevuto una chiamata dal Niguarda di Milano in cui mi si avvisava di una possibile compatibilità del mio midollo con quello di una paziente che necessitava una donazione. Sono rimasto scioccato perché non me lo sarei mai aspettato, ma non ho esitato a dare la mia disponibilità per ulteriori accertamenti», rivela, aggiungendo:

«Sono stato sottoposto a vari esami che hanno confermato la compatibilità e a quel punto ho dato la disponibilità a procedere, senza certezze sulle tempistiche. La donazione sarebbe potuta avvenire anche in piena estate e avrei dovuto rinunciare alle vacanze, ma quando c’è la possibilità di salvare una vita tutto il resto passa in secondo piano».

Dopo circa un mese e mezzo è però arrivata la telefonata che attendeva con ansia ed è iniziata la preparazione alla donazione di cinque giorni:

«Attraverso iniezioni nella pancia, mi è stato somministrato un farmaco che stimola la formazione di globuli ossei e che facilita il processo di separazione delle cellule staminali. Negli stessi giorni un trattamento parallelo, di diversa tipologia, è stato somministrato anche al ricevente».

La donazione non  è invasiva come in passato

La donazione è poi un processo molto meno invasivo e doloroso rispetto al passato:

«Si tratta generalmente di una donazione di sangue periferico, quindi non si estrae più direttamente il midollo dall’osso del bacino. Si sta sdraiati su un lettino per circa cinque ore con un ago infilato al braccio destro che estrae il sangue, che confluisce in un macchinario che lo centrifuga separando le cellule staminali. Non è per niente doloroso e, se proprio vogliamo trovare un elemento negativo, c’è la noia di dover stare per molto tempo sdraiati, rispetto ai pochi minuti di donazione del sangue a cui ero abituato. Ma ho ascoltato vari podcast e il tempo è passato più velocemente».

E dopo la donazione Matteo non ha avuto alcun effetto collaterale:

«Non mi sono sentito mai debole, anzi dopo 48 ore ero già in palestra che mi allenavo. A prevalere è stata la gioia di aver compiuto un gesto speciale. I miei valori sono stati subito controllati e non è stata registrata alcuna carenza e rimarrò monitorato nelle prossime settimane e anni, quindi potrò anche godere del vantaggio di essere costantemente tenuto sotto controllo con conseguenti benefici per la mia salute».

L'appello ai giovani come lui

Infine il turatese tiene a lanciare un messaggio:

«Ci viene chiesto un minimo impegno di tempo e non ci sono conseguenze, quindi, se si è in possesso delle idonee condizioni di salute, consiglio a tutti di donare, sangue, plasma o midollo che sia, perché le emozioni che si provano a compiere del bene sono indescrivibili».

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