La storia

Ciao trattoria Rubin, ristoro di un'intera comunità

Dopo 65 anni chiude l’attività: avviata come fiaschetteria, ha poi riempito i cuori con la cucina casalinga.

Ciao trattoria Rubin, ristoro di un'intera comunità
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Dopo 65 anni ha chiuso la storica trattoria Rubin, punto di riferimento per Fagnano Olona.

La storica trattoria Rubin ha chiuso

Sarà per l’affabilità di uno stile mai venuto meno, o per la cucina casalinga che ha fatto sentire a proprio agio tutti, o per quella conduzione famigliare che accoglieva i clienti come commensali di una grande tavolata domestica, o per una storia che ha accompagnato il paese, come riferimento a scandire le piacevoli pause dal lavoro e i momenti di festa da ricordare. Sarà per tutte queste cose insieme se la chiusura della trattoria Rubin per cessata attività ha lasciato in ciascuno un dispiacere mite, un pensiero sorridente che se ne va, uno smarrimento che si fa già nostalgia, passando davanti alla serranda abbassata quando il vicino campanile suona il mezzogiorno di un lunedì. Il primo senza l’approdo certo e necessario che ha scandito e allietato le giornate di molti, per decenni. Con quel grazie scritto dentro al cuore lasciato in vetrina, a dire di un’emozione forte e sincera per legami che restano, ma che non si siederanno più a gustare quella cucina senza tempo.

Avviata come fiascheria

Il 13 dicembre è stato l’ultimo giorno di apertura per la trattoria di via Mazzini, fedele fino all’ultimo alla sua vocazione feriale. Avviata come fiaschetteria da papà Rino Rubin con il fratello nel 1959, poi proseguita come bar, dal ‘70 ecco la felice intuizione di mamma Bruna, che affiancava alla sala dedicata alle carte, biliardi e calcetto, uno spazio con tavoli dove servire piatti di cucina casalinga, che sarebbe poi rimasta la stessa per mezzo secolo e più.

Il racconto dei figli di Rino Rubin

«I primi avventori furono gli operai che stavano costruendo il condominio qui davanti, ferraiolo, muratore, imbianchino… – raccontano i figli Antonio, Anna e Luciana, che avrebbero poi condotto l’attività fino a questi giorni, sempre con mamma Bruna come riferimento – e nel tempo quello stile è rimasto lo stesso, con tanti che salutandoci ci hanno confidato come pranzare qui fosse come essere a casa». Lontani dagli effetti speciali dei Masterchef e dei piatti giudicati e raccontati, da Rubin si sono sempre respirate autenticità, passione e l’allegra convivialità della trattoria. «Siamo stati coerenti con la nostra vocazione, la tipologia di lavoro non è cambiata e questo ci ha premiato, consolidando il legame con la gente, con i clienti, con il territorio».

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Trattoria a conduzione famigliare

Con la conduzione famigliare a segnare in modo speciale l’attività: «Anna ha avviato la trattoria con i genitori quando aveva 13 anni, io sono nata qui dentro – ricorda Luciana – e Antonio, dopo la scuola di cuoco e alcune esperienze culminate all’Hilton di Milano, è tornato con noi. Ma il riferimento per noi è stata sempre mamma Bruna, mancata tre anni fa, che ha lavorato qui con dedizione fino all’ultimo, con un attaccamento viscerale a questo luogo. Lungimirante all’inizio e ancora oggi per noi ‘presente’, è stata il perno dell’attività». La cui fine non può non suscitare tristezza: «E’ un meritato riposo, anche se a malincuore. Perché lavoravamo tanto e perché ci piaceva. Ma è stata una scelta ponderata e necessaria». L’ultimo giorno in tanti sono arrivati a rendere omaggio, a salutare, a ringraziare. Ma nessun finale da celebrazioni, neppure il mitologico risotto del Rubin. «Abbiamo voluto fosse un giorno feriale di trattoria a menu a prezzo fisso come sempre, perché questo siamo stati. E’ stato veramente bello per noi vedere tante persone, è stata una festa, piena di ricordi, che ha attestato quanto la gente da noi fosse di casa. Se siamo arrivati fin qui è per il legame con le persone e per la passione per il nostro mestiere». Già da un anno la scelta di rinunciare all’impegno domenicale, quello che portava non solo pranzi di festa per le ricorrenze famigliari, ma anche i banchetti di leva, un rito che per anni ha portato le classi fagnanesi a ritrovarsi a tavola da Rubin. Dove dai parroci al personale comunale, dai lavoratori di passaggio ai clienti fissi, la vita del paese ha trovato ristoro. Anche nel tempo Covid, quando la trattoria si è reinventata con l’asporto e c’era chi consumava il pasto sui camioncini parcheggiati fuori in coda, in una lunga tavolata con le ruote.

Un grazie speciale ai collaboratori

«Un grazie speciale va a tutte le persone che ci hanno aiutato a portare avanti la nostra attività. In primis Marisa che è stato un quotidiano aiuto sin dal principio, Antonietta instancabile lavoratrice, Matteo il nostro cameriere liutaio che ha affiancato la nonna Bruna, Luigina sempre disponibile per noi e a tutte le persone che nel corso di questi anni ci hanno sostenuto con il loro aiuto: Rinaldo, Elisa, Francesca, Vittoria, Ausilia e Francesco. Grazie di cuore».
Matteo Garoni

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