Carugati pronto alla partenza: dai laboratori dell'Insubria andrà al Polo Sud

Il tecnico di laboratorio trascorrerà 9 mesi in isolamento alla Stazione Concordia, dirigendo un team di 13 persone. Unico collegamento con l'esterno una telefonata al giorno, che ha deciso di riservare al figlio 12enne

Carugati pronto alla partenza: dai laboratori dell'Insubria andrà al Polo Sud
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Gabriele Carugati, tecnico di laboratorio dell’Università dell’Insubria, è in partenza per trascorrere un anno al Polo Sud.

Un anno al Polo Sud nella Stazione Concordia

Carugati  è stato selezionato per partecipare alla XX Campagna antartica invernale alla Stazione Concordia (Dc20), nell’ambito del Programma nazionale di ricerche in Antartide (Pnra) del Ministero dell’Università e della ricerca (Mur). Carugati parte domani e starà in Antartide fino a novembre 2024 come station leader del “gruppo degli invernanti”, 13 profili che rimarranno in completo isolamento a causa delle temperature estreme che rendono la base Concordia inaccessibile.

Quarantatré anni, originario di Manera, piccola frazione tra Como e Milano, Gabriele Carugati si è candidato a luglio 2023 per la posizione di Scientifico per le attività di Chimica/Glaciologia, ruolo che richiede competenze specifiche nella gestione di campionamenti di neve e firn (strati di neve degli anni precedenti), rilievi nivologici e misure dirette di gas e particolato atmosferico. All’Insubria dal termine degli studi superiori, nella sede scientifica di via Valleggio a Como, Carugati ha conseguito la laurea triennale e il titolo specialistico in Scienze Ambientali con indirizzo chimico, a Como, e poi proseguito i suoi studi fino a ottenere il titolo di dottore di ricerca in Scienze chimiche.

Una lunga preparazione

Per prepararsi alla Concordia, Carugati ha partecipato a due percorsi di formazione: un pre-departure meeting al Centro ricerche Enea Casacca di Roma e Esa Pre Base Data Collection al Centro di addestramento degli Aeronauti Dlr a Colonia, in Germania.

Il team in Antartide

Il “team degli invernanti”, o “Winterover”, comprende 5 italiani, 7 francesi e 1 svizzero: professionisti altamente qualificati, fisici, elettricisti, meccanici, chimici, astrofisici, cuochi, idraulici, informatici, elettronici, medici che fino a febbraio saranno di supporto a una cinquantina di ricercatori impegnati in diversi progetti scientifici, poi rimarranno soli a custodire la base durante l’inverno antartico, che inizia a febbraio e si inasprisce da maggio a settembre.

La destinazione

La Stazione Concordia è una base di ricerca permanente italo-francese che si trova sul plateau antartico, nel sito denominato Dome C a un’altitudine di 3233 metri sul livello del mare, distante circa 1200 km dalla costa: un’altura appena percettibile sulla calotta glaciale che ospita la struttura della base. La Concordia, aperta ininterrottamente dal 2005, è costituita da due edifici prismatici che sono comunicanti per mezzo di un passaggio coperto: i cilindri hanno diametro di 18.5 metri, altezza 11 metri. L’altezza totale rispetto al suolo ghiacciato supera i 14 metri perché ogni struttura poggia su sei “zampe” di ferro la cui lunghezza è regolabile per compensare il lento sprofondamento nel ghiaccio.

Nove mesi all'estremo sud del mondo

Carugati, che è stato scelto come station leader per la sua dedizione e le sue competenzeavrà la responsabilità di tenere aperta la base, coordinare le attività e gestire i rapporti con il Coc, il Concordia Operational Committee. Tra i compiti durante l’inverno artico anche quello di essere a disposizione del medico Esa per raccogliere dati per l’Agenzia Spaziale Europea, dati che saranno utilizzati per migliorare le condizioni sulla Stazione Spaziale Internazionale in orbita e per una futura base su un altro pianeta.

Per Carugati e il suo team saranno quasi nove mesi, quelli dell’inverno artico, senza nessuna possibilità di spostamento, senza poter ricevere visite e con comunicazioni limitate: la telefonata quotidiana di Gabriele sarà con suo figlio Alessandro, 12 anni, fiero della missione di papà.

"È un sogno nel cassetto che mi porto dentro dalle elementari – racconta prima di partire – quando guardando i documentari in tv pensavo che 'anch’io un giorno parteciperò ad una missione tra i ghiacci dell’Antartide', un sogno che si sta realizzando. Ci ho creduto tanto, ora spero di svolgere egregiamente il mio lavoro e portare a temine la missione nel migliore dei modi".

L’Università dell’Insubria si congratula con Gabriele per questa incredibile avventura e seguirà le sue attività a distanza attraverso il sito e i social ufficiali di ItaliAntartide e di Ateneo.

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