Dal Comune

Azzerati i contributi alle associazioni di Cairate

Non ci sono risorse, il sindaco Pugliese per la prima volta toglie i contributi: «Non è una scelta politica, ma obbligata».

Azzerati i contributi alle associazioni di Cairate
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Il problema per l'Amministrazione di Cairate è far fronte ai costi sociali enormi: «Per ogni minore in carico si arriva a 190 euro al giorno»

Zero contributi per le associazioni

E’ la scelta ‘obbligata’ dell’amministrazione comunale per far fronte a una spesa sociale sempre più alta che di nuovo impone tagli drastici. Così per il primo anno i sodalizi cairatesi non riceveranno un euro dal Comune a sostegno di attività, eventi, iniziative. Salvo si liberino spazi finanziari più avanti.
«Non è una decisione politica – precisa il sindaco Anna Pugliese – ma una rinuncia a cui siamo costretti». Perché la voce del sociale – in particolare legata ai 23 minori in carico, ma anche a tante situazioni di emergenza che devono essere affrontate con il bilancio dell’ente – si prende tutto. «E il vaso è colmo – contesta il primo cittadino – perché sui costi serve una presa in carico dello Stato per condizioni più eque e sostenibili». Una misura invocata da tempo dai sindaci, uniti al di là dei colori politici nel chiedere che l’emergenza sociale non ricada solo sui bilanci degli enti locali. Pugliese allarga la visione e ne fa una questione non solo economica, ma anche di metodo e di efficacia delle prassi, che oggi non funzionano: «Succede che arrivano situazioni in ‘codice rosso’ con minori tolti alle famiglie o donne soccorse da violenza, spesso a loro volta con minori, da collocare in strutture protette entro 24 ore per Legge. E tocca a noi farlo e ritengo che questo sia corretto, perché il controllo, la gestione e il seguire i casi devono restare all’ambito territoriale, che ha idea della realtà e del contesto e può attuare percorsi e verifiche. Solo che poi nella pratica il posto per queste persone non si trova, perché le strutture sono piene, perché c’è carenza di educatori e di operatori, perché l’obiettivo è ‘piazzarle’ entro le 24 ore e non più verificare un progetto e individuare la collocazione più idonea. E’ solo una corsa contro il tempo facendo mille telefonate ovunque per trovare una comunità che abbia posto, magari lontana dal territorio e a costi ovviamente altissimi. Si capisce che se questo è il sistema la gestione sociale perde ogni suo valore umano e diventa solo un costo, con il mercato dettato dall’esigenza dei Comuni di piazzare velocemente il minore. Oggi siamo arrivati a 190 euro al giorno».

Il sindaco Pugliese provoca

«A quelle cifre potrei mandare questi bambini e ragazzi in pensione a Rimini, si divertirebbero di più e farebbe loro meglio». Una soluzione il sindaco ce l’ha, «e si potrebbe fare domattina» se solo la politica lo volesse: «Come fatto anni fa con le Rsa, occorre che lo Stato stabilisca un costo minimo e massimo delle tariffe entro cui le comunità devono restare, salvaguardando così i Comuni dall’obbligo di far fronte a spese enormi. E’ chiaro però che a quel punto bisogna poi intervenire anche su strutture – case famiglia e comunità – facendo fronte ai problemi di personale, turn-over e capienza. Serve appunto una riforma seria e profonda da parte dello Stato»

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