Commercio in zona rossa

Sì alla spesa fuori dal Comune, no alla parrucchiera o il gommista. Confartigianato: "No a bisogni di serie A e serie B"

In altre province lombarde i Prefetti hanno esteso la possibilità anche ai diversi servizi aperti. A Varese, per il momento, si può andare solo in quelli del proprio comune di residenza

Sì alla spesa fuori dal Comune, no alla parrucchiera o il gommista. Confartigianato: "No a bisogni di serie A e serie B"
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Gli ultimi chiarimenti del Governo sulle restrizioni per le zone rosse hanno dipanato un dubbio che, come in primavera, aveva attanagliato molti: si può andare a fare la spesa fuori dal Comune? La risposta è stata sì, se il più vicino non è il più economico. Lo stesso però non vale per gli altri servizi rimasti aperti, sui quali non c'è possibilità di scelta. Almeno, per ora, a Varese.

Spesa fuori dal Comune ma non parrucchiere o gommista

Si può uscire dal proprio Comune per fare la spesa in un supermercato più conveniente ma non per lo stesso motivo verso un parrucchiere, un meccanico o un altro negozio. Nel tentativo di fare chiarezza e non danneggiare ulteriormente le famiglie già in difficoltà a causa della crisi economica, il Governo ha finito per definire una linea di demarcazione fra servizi che gli imprenditori chiedono di rivedere, permettendo a tutti di raggiungere il proprio negozio o esercizio di fiducia. Linea basata come già altre volte visto in questi mesi sul "non detto", col risultato che la decisione viene rimandata sui singoli Prefetti. Che non sempre danno gli stessi indirizzi.

Confartigianato: "Buonsenso sulla spesa, perchè per gli altri no?"

A farsene portavoce Confartigianato Varese tramite il suo presidente Davide Galli, che definisce il chiarimento sulla spesa fuori dal comune di residenza "una scelta di buonsenso che riconosciamo come tale e apprezziamo". "A questo punto - aggiunge -  si potrebbe applicare il principio: perché andare dove la spesa costa meno, e dove ci si sente quindi a proprio agio, non può equivalere ad andare dal meccanico, dal gommista o dalla parrucchiera di fiducia?".

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No a bisogni di serie A e di serie B

Insomma quella divisione, che si credeva superata con la prima ondata in primavera, tra bisogni essenziali (leciti) e non essenziali ("sacrificabili"), resta.

"Non possiamo pensare ad un bisogno di serie A ed un bisogno di serie B - continua Galli - la cura della persona implica la massima fiducia nel professionista che se ne occupa e anche una compliance particolare dal punto di vista economico".

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Altrove si può, a Varese no (per ora)

Galli pensa ai tanti cittadini pronti a fornire autocertificazioni più che valide e rivela: "I prefetti di Sondrio, Cremona, Brescia e Bergamo, città in zona rossa come Varese, hanno chiarito che i cittadini possono raggiungere le attività di fiducia anche al di fuori del proprio comune, a condizioni naturalmente che i professionisti chiamati a erogare il servizio lo facciano nel più totale rispetto delle norme anti Covid. Nei giorni scorsi abbiamo scritto al prefetto di Varese: chissà se anche in questa provincia non si possa pensare a una interpretazione che nulla toglierebbe alla sicurezza ma darebbe agli operatori la possibilità di lavorare (si pensi ai parrucchieri, certo, ma anche a meccanici e gommisti)?".

Attività aperte, clienti bloccati al confine

Galli ne fa una questione di tenuta:

"Con il calo dell’attività, non ha senso lasciare aperte queste attività impedendo loro di essere raggiunte dai clienti che ne hanno un bisogno maggiore: si tratta di uno sforzo economico, e personale, impegnativo che molti professionisti non sono più in grado di sopportare".

E sono intanto sempre di più le parrucchiere, i gommisti (a meno che non si abbiano gli pneumatici in deposito), i meccanici e i tanti artigiani che assaltano i centralini dell’associazione per capire se sia possibile combinare salute, buonsenso, e rispetto del diritto al lavoro (peraltro consentito dal Dpcm).

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