La storia

Grazie a un trapianto di rene a 82 anni ha donato la vita al figlio 53enne per la seconda volta: «Ora è un leone»

Intervento record a Torino: l’incredibile storia di Pasquale e Francesco Longo

Grazie a un trapianto di rene a 82 anni ha donato la vita al figlio 53enne per la seconda volta: «Ora è un leone»
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«E’ un gesto che ogni genitore farebbe, non ho compiuto nulla di eccezionale». Eppure Pasquale Longo, 82 anni, ha ridato una nuova vita a suo figlio Francesco, che di anni ne ha 53 e che aveva bisogno di un trapianto di rene. E’ una storia d’amore quella che arriva dall’ospedale Molinette di Torino, un amore tra un genitore e il proprio figlio che dopo anni di sofferenza si trova alla soglia della dialisi. Perciò papà Pasquale, per la seconda volta a distanza di 12 anni, si è fatto avanti e ha chiesto di potergli donare un rene.

Grazie a un trapianto di rene a 82 anni ha ridato la vita al figlio 53enne

«Quando si tratta del proprio figlio credo che ogni genitore sarebbe disposto a qualsiasi cosa - ha detto l’82enne - Non ho fatto nulla di straordinario, un gesto spontaneo. Ci sono voluti un po’ di anni, ma nel frattempo la medicina ha fatto passi da gigante e finalmente è stato possibile sottoporsi al trapianto. Ormai eravamo alla soglia della dialisi e l’unico mio desiderio era ridare ossigeno a mio figlio. Anni fa quando mi proposi, il nefrologo escluse l’intervento, ora grazie al professore Biancone è stato possibile. Stiamo bene entrambi e lui ora è un leone, è pieno di energia». Pasquale Longo, ex ingegnere, vive a Saronno dal 1969, dopo essere partito dalla Puglia per andare in Germania per poi tornare in Italia. Arrivato in città a 30 anni vi ha messo radici e cresciuto i suoi figli Francesco, professore alla Bocconi, e Katia, dirigente scolastica in un istituto del territorio.
«Non vedevo l’ora di poter fare qualcosa per mio figlio, non ho mai avuto un momento di esitazione, è stata la cosa giusta da fare. Siamo entrati in ospedale il 17 gennaio e siamo usciti il 29. E’ andato tutto bene e alle Molinette si sono presi cura di noi, non ci hanno mai lasciati soli».
L’intervento eseguito a Torino è stato un trapianto record. Mai nessuno prima aveva donato all’età di 82 anni un rene per salvare il proprio figlio.

Una storia di grande amore

E’ una storia fatta di generosità e di amore. Ieri, giovedì 11 marzo, è stata la Giornata mondiale del rene e in questa occasione ogni anno si accendono i riflettori sulle malattie renali e sulle tante persone che ne soffrono. Alcune di queste hanno completamente perso la funzione dei reni o la stanno per perdere. Questa è proprio la storia di Francesco Longo, che dopo lunghi anni di una glomerulonefrite in lento ma progressivo peggioramento è arrivato sulla soglia della dialisi. Ha 53 anni, una famiglia, una vita normale con un lavoro ricco di soddisfazioni, ma le cose stavano per complicarsi. Era in lista per un trapianto di rene, ma l'attesa poteva durare anni. Ed è qui che subentra il padre Pasquale, determinato a tentare il tutto per tutto per aiutare il proprio figlio. E' una situazione in realtà ormai abituale in Italia. Ma in questa circostanza il padre ha 82 anni, e, nonostante la perfetta forma, è un'età che sicuramente induce più di una riflessione. In Italia è un'età record per un donatore. Un paio di telefonate tra nefrologi, e il paziente con il padre sono stati indirizzati all'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, al Centro trapianti renali con la più grande esperienza in Italia e in particolare esperienza di trapianti renali «difficili». Il professor Luigi Biancone (Direttore della Nefrologia e Responsabile del Programma di Trapianto di Rene dell'ospedale) e la sua équipe valutano attentamente la situazione e, in considerazione delle condizioni eccellenti del padre, danno avvio alle procedure di esami per verificare l'idoneità alla donazione ed al trapianto. Tempo un mese, padre e figlio vengono ricoverati in Nefrologia per la gestione nefrologica del trapianto, che viene rapidamente effettuato con l'équipe di chirurghi vascolari e urologi (dirette rispettivamente dal dottor Aldo Verri e dal professor Paolo Gontero) e con l'assistenza anestesiologica dell'équipe del dottor Roberto Balagna. L'intervento e il post operatorio sono regolari e padre e figlio sono già a casa e hanno ripreso la loro vita abituale. «Il trapianto da donatore vivente negli ultimi anni è in crescita anche nel nostro Paese, nella direzione dei Paesi del nord Europa. L'esperienza aumenta conseguentemente. E nelle situazioni giudicate difficili conviene rivolgersi ai centri esperti per avere un parere - spiega il professor Biancone - La tutela del donatore è il nostro primo pensiero e per questo viene sottoposto a una serie di esami e valutazioni molto attente per permettergli di donare con minimi rischi. Per quanto riguarda l'età del donatore non vi è un limite, ma il dato anagrafico va rapportato con i dati clinici, morfologici e funzionali che possono segnalare un'età biologica più bassa».
Simona Pilenga

 

 

Simona Pilenga

(La Settimana di Saronno, venerdì 12 marzo 2021)

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