Diocesi Ambrosiana e gioco d'azzardo: sono miliardi gli euro giocati
Miliardi di euro spesi che entrano nelle casse dello stato come tasse extra, ma che creano un forte disagio sociale

La Caritas Ambrosiana ha raccolto i dati delle giocate effettuate nei comuni della diocesi: sono 14 complessivamente quelli spesi nel 2024 con danni di tipo economico e sociale su tutto il territorio.
Diocesi Ambrosiana e gioco d'azzardo: sono miliardi gli euro giocati
Un enorme buco nero, che ingoia risorse economiche spropositate e determina guasti sociali ingenti. Una vorace tassa occulta, che grava sulla collettività sia inasprendo la vulnerabilità di intere categorie sociali, sia distraendo capitali da utilizzi più razionali e produttivi. In definitiva, una Grande bugia, come titola in copertina il numero di giugno della rivista di strada Scarp de’ Tenis.
Si possono utilizzare diverse metafore, per descrivere il gioco d’azzardo. Con una certezza, più che confermata dai dati relativi al gioco legale nel 2024: il fenomeno, in Italia, ha ormai assunto dimensioni mostruose, e non accenna a flettere, arrivando a minacciare salute pubblica, relazioni famigliari e sociali, dinamiche dell’economia reale, equilibri finanziari, tenuta del tessuto di legalità. In Lombardia (prima regione per valore assoluto di giocate, anche se non per valore pro capite) la situazione non è migliore. E lo stesso vale per i 440 comuni inseriti nel territorio delle sette zone pastorali della diocesi Milano. Nella quale, l’anno scorso, si sono giocati complessivamente 14 miliardi 262 milioni di euro (quasi 6,8 miliardi di gioco fisico e quasi 7,5 miliardi di gioco telematico) e se ne sono persi 2 miliardi 152 milioni.
Sono numeri inquietanti, soprattutto perché dal calcolo andrebbero esclusi i bambini, i minori (anche se la tendenza al gioco coinvolge sempre più adolescenti) e i non giocatori. Stime Cnr, illustrate nel corso degli “Stati generali per il contrasto dell’azzardo”, svoltisi il 22 maggio a Milano, calcolano che nel 2022 in Italia abbia giocato il 43% della popolazione adulta, che ben 1,8 milioni di italiani adulti abbiano corso il rischio di cadere nell’azzardo patologico e che ulteriori 800 mila presentassero un profilo di rischio severo.
In diocesi si perde più che in Italia
Caritas Ambrosiana si è presa la briga di pesare quanto ha inciso, nel 2024 in diocesi, la piaga finanziaria e sociale dell’azzardo. L’analisi su scala diocesana è avvenuta sulla base dei dati forniti dal Mef/Adm (Ministero dell’economia e delle finanze / Agenzia delle dogane e dei monopoli) alla Commissione parlamentare antimafia ed elaborati da Filippo Torrigiani (consulente della Commissione). Dati ed elaborazioni restituiscono le dimensioni dell’azzardo legale comune per comune e zona per zona, organizzate secondo venti tipologie di giochi e articolate in volumi giocati, vinti (cioè recuperati) e persi sia sul versante del gioco fisico che sul versante, ormai prevalente – ma non così in Lombardia, dove nel 2024 sono stati giocati 12,45 miliardi di euro “in presenza” e 12,38 on line –, del gioco telematico.
Nelle tre tabelle allegate (relative a paese-regione-diocesi, zone pastorali e capoluoghi) sono riportati i numeri salienti dell’azzardo ambrosiano. Dai quali si evince che in media in diocesi si gioca meno che in Italia, ma si perde di più: per ogni residente nel paese, nel 2024 sono stati giocati 2.671 euro e ne sono stati persi 366; per ciascuno dei 5.566.667 residenti in diocesi sono stati giocati 2.562 euro e ne sono stati persi 386; per ciascun lombardo sono stati giocati 2.474 euro e ne sono stati persi 385.
Un fenomeno fuori controllo
Al di là delle oscillazioni, dovute a specificità territoriali e socio-demografiche, e alla maggiore o minor diffusione delle singole tipologie di gioco (non a ogni gioco si vince e si perde nelle medesime proporzioni), risulta comunque palese che, nella società italiana, lombarda e ambrosiana, il fenomeno è fuori controllo. Dal 2004 al 2024, gli italiani hanno riversato nei canali di gioco ben 1.774 miliardi di euro, mentre nel paese l’area di povertà si faceva sempre più ampia. Nel 2024 in Italia la raccolta, cioè il volume complessivo delle giocate, è cresciuta del 6,5% rispetto all’anno precedente (ha fatto peggio la Lombardia, con l’8,37%), attestandosi a quota 157 miliardi 451 milioni di euro, con una perdita finale secca, per i giocatori, di 21 miliardi 592 milioni, più o meno le dimensioni di una legge di bilancio annuale dello Stato.
La raccolta, peraltro, nel 2004 era di 25,6 miliardi di euro e all’erario fruttava 7,3 miliardi; per effetto di scelte legislative e meccanismi gestionali, nel 2024 ha invece fruttato 11,5 miliardi sui 157 giocati. Ovvero: contenuto incremento dell’introito per le casse pubbliche, a fronte di una vera e propria “esplosione” del business. Se vent’anni fa il gettito fiscale incideva per circa il 28,5% sul volume d’affari del comparto, oggi incide per meno del 7,5%. Anche la Corte dei Conti ha evidenziato l’abnorme sproporzione tra il fatturato del comparto e i denari che, alla fine, restano allo Stato.
Prevenzione, le azioni già intraprese
I guasti sociali del fenomeno sono tangibilmente misurati, tra gli altri soggetti istituzionali e sociali che se ne occupano, dalle Fondazioni ecclesiali antiusura, e dalle diocesi e dalle Caritas di cui esse sono espressione. Una su due persone che chiedono aiuto alle Fondazioni, ormai, arriva da storie di pesante indebitamento generate dall’azzardo. «È una tendenza che ha rotto gli argini della tollerabilità sociale, ma oserei dire anche economica e culturale – avverte Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente di Fondazione San Bernardino, organismo delle diocesi lombarde, e della Consulta nazionale “Giovanni Paolo II”, che coordina le oltre trenta fondazioni italiane di matrice ecclesiale –. Caritas Ambrosiana ha elaborato i dati dell’azzardo 2024 su scala diocesana per mostrare alla Chiesa locale quanto ampio e minaccioso sia il fenomeno».
La Chiesa diocesana in realtà sta già cercando di mobilitarsi con interventi capillari e con il coinvolgimento delle comunità cristiane, investendo in progetti di sensibilizzazione e prevenzione. Diverse le azioni intraprese: le parrocchie sono state invitate a mettere a disposizione spazi per i Gruppi di mutuo auto aiuto tra vittime dell’azzardo; in collaborazione con il Comune di Milano e con l’Ats della Città Metropolitana, è stato promosso uno Sportello per famigliari delle vittime dell’azzardo; una stretta collaborazione è stata avviata tra soggetti che curano la dipendenza da gioco d’azzardo patologico (Area dipendenze di Caritas Ambrosiana, Ser.D. pubblici) e soggetti che (come Fondazione San Bernardino, promossa dalle diocesi lombarde) intervengono sul piano economico per rimediare ai danni finanziari procurati dai giocatori patologici alle rispettive famiglie; recentemente, è stato ideato (da Caritas Ambrosiana e Taxi1729) Breaking the Rules, un gioco (da tavolo) che mette in guardia dal gioco (d’azzardo); infine, Caritas Ambrosiana ha aderito alla campagna nazionale, promossa da Caritas Italiana, Vince Chi Smette.
Mobilitazione educativa, battaglia di legalità
Alle istituzioni, Caritas e Fondazioni antiusura chiedono però da tempo più incisive misure di regolazione dell’azzardo. «Insieme alla campagna nazionale Mettiamoci in gioco – sintetizza Gualzetti – stiamo segnalando i forti rischi derivanti dalla riforma del gioco fisico varata dal governo, oggi all’esame del parlamento, e dalle proposte di allentamento dei vincoli di pubblicità dell’azzardo, contenuti nel decreto Dignità del 2019. Mentre diciamo alla politica che non bisogna regredire rispetto al pur insufficiente apparato regolatorio sviluppatosi nello scorso decennio, e anzi bisognerebbe rafforzarlo, alle comunità ecclesiali e civili di cui siamo parte chiediamo di riflettere su volumi finanziari sempre più inquietanti e guasti sociali sempre più laceranti. Auspichiamo una mobilitazione culturale ed educativa: bisogna aiutare cittadini e fedeli, adulti e giovani, a meditare su senso e limiti del gioco, sul corretto uso dei propri risparmi, sulle solitudini e le fragilità emotive e psichiche che del fenomeno sono sia causa che effetto, sui modi più efficaci per sostenere individui e famiglie che cadono vittime dell’azzardo patologico».
La battaglia, infine, è anche una battaglia di legalità: «L’equazione “gioco legale = gioco sicuro” è superata dagli eventi: anni di inchieste dimostrano che le due forme di gioco coesistono, e i confini sono spesso labili. Se a ciò si aggiunge che, specie in certi territori, si ricorre al gioco legale per “ripulire” capitali illeciti, se ne ricava un’ulteriore conferma della necessità di regolamentare più efficacemente il settore, perché non divenga un vettore di disgregazione sociale più potente di quanto non sia già oggi».