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Salute
Crisi a La Nostra Famiglia: lavoratori in presidio permanente
I sindacati: "Questo atto unilaterale manifesta una mancanza di rispetto nei confronti dei circa 2200 lavoratori che, è bene ricordarlo, prestano la loro attività nel settore della cura e della riabilitazione di soggetti fragili con un livello di eccellenza riconosciuto in tutta Italia e che , per questo , offrono nei loro servizi ben più delle prestazioni richieste dai contratti". La lettera aperta dei dipendenti.
Crisi a La Nostra Famiglia: lavoratori in presidio permanente. La presidente dell’Associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini ha inviato il 27 gennaio una nota nella quale comunicava alle Organizzazioni Sindacali nazionali e territoriali che dal giorno 1 febbraio 2020 l’azienda avrebbe applicato, a tutto il personale non medico operante nei vari centri Italiani, il CCNL Aris per la riabilitazione, sottoscritto nel 2012.
Crisi a La Nostra Famiglia
"Questo, dopo che da molti mesi si stava lavorando al rinnovo del contratto, con la partecipazione alle trattative dell’associazione stessa. Di fatto l’associazione ha abbandonato il tavolo di trattativa avviato da molti mesi per il rinnovo del CCNL sanità privata, contratto scaduto da 13 anni e da sempre applicato da 'La Nostra Famiglia', ad un soffio dalla sottoscrizione" si legge in un nota unitaria firmata da Catello Tramparulo Cgil FP, Franca Bodega Cisl FP, Italo Bonacina Uil FPL.
Incontro a Roma l’11 febbraio
La comunicazione aziendale ha suscitato la pronta reazione delle Segreterie nazionali che hanno immediatamente diffidato la direzione dall’applicazione unilaterale del contratto ARIS del 2012 ed hanno convocato le parti a Roma per l’11 febbraio.
Lavoratori in presidio permanente
"Per questo motivo il 30 gennaio le Segreterie territoriali di CGIL FP, CISL FP e UIL FPL di Lecco ed i dipendenti de 'La Nostra Famiglia' di Bosisio Parini e delle sedi lombarde riuniti in assemblea generale hanno deciso all’unanimità di attivare un presidio permanente per supportare le Segreterie nazionali CGIL, CISL e UIL in attesa dell’esito dell’incontro previsto a livello nazionale.
Le Segreterie nazionali hanno ricevuto altresì il mandato ad indire lo stato di agitazione.
La modalità e la tracotanza con la quale l’Associazione ha deciso di agire senza una preventiva consultazione e senza un’esplicita motivazione, hanno suscitato l’indignazione dei lavoratori.
Questo atto unilaterale manifesta una mancanza di rispetto nei confronti dei circa 2200 lavoratori che, è bene ricordarlo, prestano la loro attività nel settore della cura e della riabilitazione di soggetti fragili con un livello di eccellenza riconosciuto in tutta Italia e che , per questo , offrono nei loro servizi ben più delle prestazioni richieste dai contratti.Le ricadute di tale scelta sono di ordine economico e normativo e, come facilmente intuibile, tutte negative per i lavoratori e tutte economicamente favorevoli per l’azienda: un esempio è l’aumento di 2 ore settimanali di lavoro a parità di retribuzione".
Crisi a La Nostra Famiglia: la lettera aperta dei Lavoratori
In merito alla situazione di crisi a La Nostra Famiglia pubblichiamo i integralmente la aperta del personale de la Nostra Famiglia della Lombardia delle sedi di Bosisio Parini, Ponte Lambro, Lecco, Como, Sesto San Giovanni, Carate Brianza, Mandello del Lario votata all’unanimità dalle assemblee dei lavoratori tenutesi il giorno 30 gennaio 2020.
"Per tutti noi operatori è stato estremamente deludente leggere quello che è successo in questi giorni, con l’interruzione delle trattative per il rinnovo di un contratto scaduto oramai da 13 anni.
Ma è stato per noi ancora più grave e doloroso leggere i comunicati emessi dalla nostra dirigenza relativi l’applicazione del contratto per le RSA e CDR sottoscritto nel 2012.
Questo è stato doppiamente grave:
– Prima di tutto per i contenuti del contratto, che di fatto ci vedrebbe ancora più impoveriti, con addirittura una perdita in termini contrattuali, non soltanto economica ma anche normativa, con un aumento delle ore di lavoro senza compenso ed inoltre senza che questo garantisca effettivamente un miglioramento del servizio erogato all’utenza.
– Secondariamente per la reiterazione di una ormai lunga tradizione di incapacità di comunicazione da parte di una dirigenza che provocatoriamente propone questo contratto peggiorativo proprio mentre tutti credevamo di essere così vicini al rinnovo del CCNL, e oltretutto comunicandoci che questo viene fatto nel nostro interesse. Come se dovessimo ringraziare la direzione per avere ancora un posto di lavoro. Quella stessa dirigenza che sul territorio si fregia dell’eccellenza della qualità delle cure erogate, ma che dentro casa non è in grado di riconoscere dignità agli operatori che garantiscono quei livelli di eccellenza. Operatori che per 13 anni hanno offerto non solo la loro professionalità, ma anche un’ empatia ed un’ umanità manifestata nei questionari di gradimento compilati dall’utenza. Da 13 anni fanno tutto questo con uno spirito di sacrificio che questa dirigenza non riconosce, anzi denigra. E’ ancora più grave ed incomprensibile come un istituto, che afferma di credere in valori religiosi e di voler fare “il bene fatto bene” , si dimentichi per prima cosa di quelle persone che, a differenza di chi compie scelte sulle spalle degli altri, non si limitano a proporlo come uno slogan, ma che invece praticamente e quotidianamente fanno quel bene.
La misura è colma. Non siamo disposti ad ulteriori sacrifici. Chiediamo solo che ci venga riconosciuto quanto ci spetta.
Non accettiamo che la prima misura per rientrare nel bilancio sia sempre quella di tagliare sulle spese sul personale, perché questo sicuramente si accompagnerà ad una perdita di qualità (poco coerente con quanto si afferma nella mission aziendale, di volervi impegnare per il bene dei pazienti).
Riteniamo che vi siano molte altre possibilità per far quadrare il bilancio, prima di arrivare a rivalersi sui dipendenti.
– Da qualche anno è stato stilato un nuovo organigramma, che ha previsto un incremento delle “poltrone amministrative” – Abbiamo un centro “avveniristico”, in cui i pazienti sono ricoverati anche per tempi lunghi, ma non siamo in grado di offrire dei servizi alla nostra utenza. Servizi, come un bar o piccoli negozietti, che potrebbero fruttare un cospicuo introito.
– Abbiamo un 6°padiglione con aule e sale conferenze in larga parte inutilizzate. Con un po’ di lungimiranza si potrebbero utilizzare questi spazi per corsi di formazione che consentendo al contempo di avere personale più formato e le casse più piene.
Noi operatori della sanità certamente tratteremo i nostri assistiti come sempre
perché dopo tanti anni il BENE FATTO BENE è realmente una parte di noi".