Coronavirus, costituita la commissione sulle RSA VIDEO
L'emergenza delle case di riposo infiamma da tempo il dibattito sulla gestione e le misure prese dalla Regione
Oggi, venerdì 10 aprile, l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ha annunciato in conferenza stampa insieme ad alcuni componenti dell'Unità di Crisi la costituzione di una commissione che avrà il compito di indagare su cosa sia successo all'interno delle RSA durante questi primi mesi di emergenza coronavirus.
Da Regione Lombardia parlano Gallera e componenti dell’Unità di Crisi
“Parliamo delle linee guida che Regione ha dato nelle Rsa. Abbiamo ritenuto opportuno chiarirle con chi le ha costruite. Oggi il presidente Fontana ha firmato il decreto di nomina delle Commissioni sulle Rsa”, ha esordito Gallera. “A partire dai primi giorni, il 23 febbraio, Regione ha fatto la prima linea guida, spiegando di restringere al massimo la presenza di esterni nella Rsa, compresi i parenti. L’8 marzo abbiamo vietato le entrate degli altri e abbiamo dato indicazioni sui Dispositivi di protezione personale da utilizzare. Si è poi specificato come trattare ospiti con patologia simil-influenzale. Da subito abbiamo detto di isolare il paziente, lo abbiamo scritto con chiarezza. Il baricentro è sempre stata la tutela dei cittadini, anche per le persone nelle Rsa. Il 23 marzo nuova delibera, dove si è fatta molta disinformazione. L’idea del trasferimento al di fuori degli ospedali era necessaria, per salvare delle vite. Gli ospedali non avevano più posti, le persone erano collocate ovunque in alcuni Pronto soccorso. Idem per i reparti. Il trasferimento dei pazienti Covid-19 è stato fatto nelle Rsa che avevano spazi indipendenti. Non c’è stata nessuna contaminazione, perché erano gestiti in maniera seperata. Il 30 marzo abbiamo messo a sistema come aiutare le persone anche all’interno delle Rsa”.
Marco Salmoiraghi, vice direttore vicario Welfare: “Ci arrivavano segnalazioni di una continua difficoltà nell’attività di soccorso, con numeri di chiamate aumentate. L’attività di soccorso a domicilio e accoglienza dei Pronto soccorso degli ospedali è stata in difficoltà per diverse settimane. C’erano richieste di chiusura che non abbiamo mai accettato. Tra i pazienti più critici gli anziani. Dal mondo del 118 c’è stata la richiesta, visto che gli anziani rischiavano ancora di più in fase di trasporto e per l’attesa, di iniziare l’ossigenoterapia all’interna della struttura sanitaria in cui erano ospitati“.
Le difficoltà di 112 e 118
Alberto Zoli, Direttore Generale dell’Azienda Regionale Emergenza Urgenza: “Si è passati da numero di chiamate 12-13mila a oltre 40mila in un giorno, questa situazione si è protratta per giorni. Abbiamo messo in atto sistemi di protezione facendo filtro per le chiamate al 118, ma anche in questo caso tutte le chiamate non potevano essere processate”.
Daniela Malinis, dell’Unità di Crisi della regione Lombardia: “La delibera del 30 marzo nasce dalla necessità di sistematizzare le informazioni date precedentemente. Le case di riposo ospitano residenti fragili, avevano la necessità di essere accompagnate, supportate con indicazioni chiare. Questo per garantire un approccio uniforme e supportato da indicazioni precise. Sull’assistenza ai pazienti con sintamatologia simil-influenzale, la preoccupazione era che in attesa del soccorso del 118, non venissero attuate da subito tutte quelle attività assistenziale necessarie al paziente”.
Furio Zucco, anestesista e rianimatore in cure palliative e terapie del dolore: “La rete delle cure palliative si è messa a disposizione anche per le Rsa per prendere in carico i malati, non solo Covid positivi, ma anche critici, complessi e fragili che dovranno essere assistiti a domicilio”.