Costo energia minaccia le serre del Varesotto
Una scure sull’intero sistema agroalimentare della provincia, dai campi agli scaffali.
Dalle primule ai ciclamini, le produzioni colpite.
Il caro bollette colpisce anche i fiori
L’aumento record dei costi energetici “spegne” le serre del Varesotto e mette a rischio il futuro di alcune delle produzioni florovivaistiche più tipiche del periodo in provincia, dalle primule ai ciclamini. È quanto rileva Coldiretti Varese in una nota in relazione al caro bollette che “ha un doppio effetto negativo, perché riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie e aumenta anche i costi delle imprese agroalimentari particolarmente rilevanti con l’arrivo del freddo e dell’inverno”.
“L’impennata dei costi energetici ha un impatto pesante sulle produzioni in serra”, rimarca il presidente Fernando Fiori. Quindi aggiunge: “In particolare in questo momento sono a rischio quelle di ciclamini e primule, oltre che delle piante verdi da interni che è diventato molto oneroso riscaldare. Vedremo più avanti quali effetti i rincari in bolletta avranno sulle produzioni di inizio primavera”.
I rincari dell’energia, quindi, “preoccupano molto le imprese perché si vanno ad aggiungere agli aumenti che stanno colpendo in maniera generalizzata le materie prime necessarie a produrre. Una situazione che, più in generale pesa sulla programmazione di tutti i settori per la prossima stagione e che aggiunge incertezza al periodo già imprevedibile a causa della pandemia”, conclude.
Il costo si riflette su tutta la filiera
“Il costo dell’energia – spiega la Coldiretti provinciale – si riflette su tutta la filiera agroalimentare e oltre alle attività agricole riguarda anche la trasformazione, la distribuzione e i trasporti. Per le operazioni colturali gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione”.
Quindi aggiunge: “Inoltre, l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%)”.
Aumenti anche dei costi per l’alimentazione del bestiame
“L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi, ma ad aumentare sono pure i costi per l’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne”, si precisa.
E, ancora: “Il rincaro dell’energia si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi”.
“Di fronte a un’emergenza senza precedenti – conclude Coldiretti Varese – serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle”.