PNRR e Rigenerazione Urbana, Candiani (Lega): "Nord escluso, è vittoria del piagnisteo"
Il 93% dei progetti ammessi ma non finanziati arriva da Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia e Friuli. Il senatore leghista chiede di rifinanziare il bando. Nei mesi scorsi, dubbi e richieste anche da Anci e dal centrosinistra
Le graduatorie diffuse il 31 dicembre dal Ministero dell'Interno e che definiscono i Comuni che riceveranno i fondi del PNRR per la Rigenerazione Urbana hanno alimentato uno strascico di polemiche: ci sono infatti 551 progetti ammessi ma non finanziati, per circa un miliardo di euro. E quasi tutti nel Nord Italia.
PNRR e Rigenerazione Urbana, torna lo scontro Nord-Sud
Nei tre allegati, un libro dei sogni nazionale: 2.418 progetti presentati, di cui 2.325 ammessi ai finanziamenti e, di cui ancora, 1.784 ammessi ai finanziamenti e finanziati, per un totale di 3,4 miliardi di euro. Una pioggia di risorse che dal 2022 al 2026 pioverà sui Comuni di tutt'Italia. Però in maniera non proprio omogenea.
Qui il Decreto del Ministero dell'Interno e tutti gli allegati con le graduatorie
Fra gli ammessi e i finanziati "ballano" infatti 541 progetti che seppur ritenuti in linea con i criteri per ricevere le risorse si sono piazzati troppo in basso nella graduatoria. E quindi, se va bene dovranno aspettare. Progetti che si concentrano per la quasi totalità, il 93%, nel Nord Italia, in particolare da Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna.
Situazione già nota da tempo prima dell'ufficialità, e che già aveva smosso qualche mal di pancia. E non solo da parte di "veteroleghisti" cresciuti a pane e secessione:
"I criteri utilizzati per ripartire i fondi, penalizzano pesantemente i nostri territori - tuonavano a metà dicembre il presidente di ANCI Piemonte Andrea Corsaro (sindaco di Vercelli), e il delegato alla finanza locale di ANCI nazionale Alessandro Canelli (sindaco di Novara) - Quando si parla di degrado non esistono periferie di serie A e periferie di serie B".
Ma anche da sinistra gli scetticismi non sono mancati e non mancano, e su tutte fanno testo le parole del sindaco di Bergamo Giorgio Gori pronunciate a novembre sul palco della tappa bergamasca del tour Italiadomani voluto da Palazzo Chigi per spiegare negli enti locali le sfide del PNRR:
"Noi siamo per favorire lo sviluppo del Sud, ma pensiamo che sia un’occasione perduta se il governo non trova quel miliardo che manca", aveva dichiarato Gori, che aveva lanciato una richiesta: "Sappiamo che in quelle regioni del Sud è mancata tante volte la capacità di spendere le risorse europee. Il governo, da qui al 2026, si dia un check point per verificare l’effettiva capacità delle amministrazioni di spendere quelle risorse. Qualora questo non fosse certo, il governo potrebbe redistribuire parte di quei soldi a chi ha capacità di spesa".
Candiani: "Criteri iniqui"
Anci Piemonte, come Gori, puntano il dito contro i criteri utilizzati per definire i punteggi in graduatoria. Su tutti, quello dell'Indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale dell’Istat, basato su diversi parametri come l’alfabetizzazione, il grado di scolarizzazione, il reddito pro capite e la percentuale di disoccupazione e di inattività giovanile. Che, in sostanza, avvantaggia chi sta peggio rispetto a chi sta meglio. Comprensibile ma rischio, secondo qualcuno, di causare un "livellamento verso il basso". Questo il timore del senatore della Lega Stefano Candiani, ex sindaco tra l'altro di uno dei 541 Comuni ammessi ma non finanziati (Tradate).
"L'utilizzo di quell'Indice, che poco ha a che fare con la definizione di quali edifici siano meritevoli di rigenerazione rispetto ad altri, è distorsivo. Nel PNRR ci sono altre linee di finanziamento per le situazioni di disagio sociale, qui parliamo di riqualificazione: riqualificazione che serve anche nei nostri paesi e quartieri più vecchi che rischiano l'abbandono, alle nostre città che portano i segni di un passato industriale che non c'è più, nei territori colpiti da crisi e cataclismi".
Un indice inserito a gennaio, in coda al Governo Conte II, dopo mesi di polemiche contro una precedente ipotesi di suddivisione dei fondi meno "sbilanciata" a Sud. E inserito cancellando, di fatto, il precedente criterio utilizzato dal Conte I e "partorito" al Ministero dell'Interno nella Conferenza Stato-Città presieduta proprio da Candiani.
"E' la vittoria del piagnisteo contro il merito. Noi avevamo deciso, nell'ambito dei fondi destinati annualmente agli Enti Locali, di creare due compartimenti al 50%: uno destinato ai Comuni con bilanci in ordine e in regola e l'altro a quelli che invece avevano bisogno di aiuto per risollevarsi. Quel sistema, cancellato a gennaio, permetteva da un lato di far salvo un criterio meritocratico nell'assegnazione delle risorse e dall'altro di non far mancare aiuto a chi ne aveva bisogno. Senza che l'uno togliesse risorse all'altro, cosa che invece vediamo in queste graduatorie in cui le 'solite' Regioni che trainano lo Stato ancora una volta finiscono in coda, chiamate a spingere la ripresa del Paese ma senza risorse aggiuntive".
Pronta la richiesta di rifinanziamento
Non è tutto detto, comunque. I 541 progetti esclusi dovranno, si spera, solo attendere. Quanto, dipenderà da cosa deciderà di fare il Governo. Gori ad esempio chiedeva di riassegnare i fondi già assegnati non utilizzati (e l'allarme per il rischio di non rispettare le scadenze fissate, da molte parti del Sud è già arrivato).
"La nostra richiesta - conclude Candiani - è che si rifinanzi quanto prima quel bando per soddisfare tutte le 541 richieste ammesse ma in 'stand by'. Servono tra gli 800 milioni e il miliardo di euro. Tutti i progetti entrati in graduatoria devono essere finanziati, altrimenti ci troviamo di fronte a una selezione discriminatoria che danneggia gravemente tutto il Nord Italia".