Legnano

Operazione "Ragnatela", arrestato per estorsione un 59enne di Legnano

Ventuno persone denunciate e beni sequestrati per 1,5 milioni, tra questi anche una tabaccheria legnanese

Operazione "Ragnatela", arrestato per estorsione un 59enne di Legnano
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Carabinieri e Guardia di Finanza da Bologna a Legnano per perquisire un'abitazione ed eseguire un arresto. E' uno degli esiti dell'operazione "Ragnatela" che ha previsto due ordinanze di custodia cautelare, ventuno persone denunciate e beni sequestrati per 1,5 milioni.

Estorsione: operazione "Ragnatela" a Legnano

Tutto nasce ad Gaggio Montano (Bologna) dove i Carabinieri locali hanno fermato due persone di origine crotonese ma residenti in Lombardia, uno, di 59 anni, appunto a Legnano e l'altro, a Cernusco sul Naviglio. La presenza in Emilia dei due, che gli investigatori considerano vicini a una cosca mafiosa, ha insospettito i militari, che hanno così approfondito i controlli. Di qui la scoperta della "ragnatela": si tratterebbe di una associazione criminale che, alla fine del 2015, è subentrata nella gestione a una società titolare di una residenza per anziani ad Alto Reno Terme (Bologna), che era in stato di dissesto economico-finanziario. Lo scopo era mettere le mani sull'azienda e sull'immobile, il cui valore complessivo è stimato attorno ai 7,5 milioni.

Il raggiro

Il disegno criminoso, progettato e attuato dai principali indagati con la fattiva collaborazione di diverse “teste di legno”, è consistito nella stipula di un fittizio contratto d’affitto d’azienda tra la società, appena rilevata, e una cooperativa appositamente costituita dagli indagati, finalizzato a rendere i beni inappetibili sul mercato. La vecchia società, oberata da debiti per 4,4 milioni di euro principalmente verso l’Erario ed Enti previdenziali e assistenziali, è stata portata al fallimento e svuotata della liquidità ancora giacente sui conti correnti.

Le estorsioni mafiose

Nell’operazione d’affitto d’azienda, sono emersi numerosi e gravi episodi estorsivi attuati, con modalità tipicamente mafiose, ai danni dei dipendenti della struttura, costretti a dimettersi volontariamente dopo ripetute minacce, atteggiamenti intimidatori e prevaricazioni di vario genere (consistiti in demansionamenti, mancata corresponsione delle retribuzioni e fruizione di “ferie forzate”). Gli stessi sono stati poi assunti dalla “nuova” società cooperativa. Ma se si fossero rifiutati di aderire a tale disegno, sarebbe scattato per loro il licenziamento in tronco.

In questo modo è stata recuperata dall'organizzazione criminale liquidità da entrambe le società, ricorrendo ad assunzioni fittizie, fatture per operazioni inesistenti rilasciate da soggetti compiacenti (afferenti a lavori di ristrutturazione mai effettuati, acquisti fittizi di cespiti e prestazioni di servizio mai ricevute) e a conti e carte di credito delle società utilizzati per acquisti estranei alle finalità societarie.

Tra i beni della società, anche una tabaccheria di Legnano

Le complesse indagini di polizia giudiziaria, coordinate dalla Direzione investigativa antimafia, sono state condotte dai militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Bologna. I beni hanno un valore stimato di oltre 1,5 milioni di euro, tra cui denaro contante per 120 mila euro, una società immobiliare di Brescia, una tabaccheria di Legnano, due autovetture e nove orologi di pregio. Gli arrestati devono rispondere di bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e per operazioni dolose, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, emissione di fatture per operazioni inesistenti, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate.

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