Dopo i trapianti di polmoni e rene, donato dalla moglie, sfidano la burocrazia e si vaccinano contro il Covid
La bellissima storia di una coppia tradatese: lei, senza gambe, lui con la fibrosi cistica: «L’amore vince su tutto»
La Settimana regala ai lettori di Primasaronno.it le più belle storie raccontate nel corso del 2021 sulle pagine del nostro settimanale.
Quello tra Massimo Guffanti 58 anni e Melina Virruso 59 entrambi abitanti a Tradate è un amore immenso in grado di superare molti ostacoli: l’ultimo è stato quello di riuscire a vaccinarsi contro il Covid, prioritario per due soggetti fragili come
loro: «Ats non ci ha mai considerati, il grazie al San Matteo di Pavia»
L’incontro alla Maugeri cambiò la vita a Melina e Massimo. Lo scorso anno hanno festeggiato un doppio traguardo: 25 anni
di matrimonio e 5 dal gesto di grande altruismo della moglie: ha donato una parte di sé al marito, salvandolo. «Lei mi ha ridato la vita»
La storia speciale di Massimo e Melina: "L'amore vince su tutto"
Si sono conosciuti alla clinica Maugeri, dove erano entrambi ricoverati. Si sono innamorati e 26 anni fa si sono sposati. Grazie alla forza dell’amore hanno superato prima il trapianto di polmoni, poi quello di un rene, donato 5 anni fa dalla moglie disabile (è nata senza le gambe) e oggi ad un anno dallo scoppio della pandemia superano anche gli ostacoli della burocrazia e finalmente riescono a vaccinarsi per continuare ad assaporare ogni giorno la vita come un dono e con la loro eccezionale serenità e forza d’animo, sono esempi radiosi nell’anno buio del Covid e all’alba della giornata nazionale di Aido, possono dare testimonianza che la donazione di un organo e un atto d’amore. «Quando ci si ama davvero si riesce a superare qualsiasi ostacolo e noi oggi siamo più uniti che mai».
L’incontro che cambia la loro vita… per sempre.
La storia di Massimo Guffanti 58 anni e Melina Virruso 59 comincia prima ancora della loro nascita, all’interno del loro Dna. Lui ha una malattia genetica, la fibrosi cistica, diagnostica a 30 anni, grazie a una sua intuizione; lei subisce una mutazione genetica a causa di un farmaco assunto da sua madre in gravidanza che la fa nascere senza gambe. Ma entrambi sono dotati di una forza d’animo eccezionale. E la loro storia è davvero unica.
Galeotto fu quell’incontro di 27 anni fa alla clinica Maugeri dove entrambi erano ricoverati. «Quell’incontro ci ha cambiato la vita, grazie a lui ho superato molti ostacoli psicologici legata alla mia disabilità.
Cammino con le protesi, ma non mi vergogno di usare la sedia a rotelle o la stampella. Posso guidare, cucinare, sbrigare le faccende domestiche svolgere un vita pressochè normale. Lui da brutto anatroccolo, magro e con la bombola d’ossigeno sempre con sé, si è trasformato in un cigno.
E tutto grazie alla forza del nostro amore vicendevole».
Dopo il matrimonio Max subisce il trapianto dei polmoni
Il 20 maggio 1995 si sono sposti nella chiesa di Peveranza (città natale di Melina) e si sono trasferiti a Tradate dove ancora risiedono. Ma il matrimonio con la persona amata non ha eliminato gli ostacoli della loro vita, che superano prendendosi cura l’uno dell’altro. Massimo ha un peggioramento e nel 2007 viene sottoposto al trapianto di entrambi i polmoni. Ma un anno dopo le condizioni si aggravano nuovamente, questa volta a causa dei farmaci antirigetto che gli causano una forte insufficienza renale.
La moglie gli dona il suo rene: «Mi ha fatto rinascere»
Anche in quel caso soltanto un trapianto può salvarlo, ma l’organo questa volta arriva subito grazie al grande gesto d’amore di sua moglie che si è poi concettizzato nel 2016 nel reparto di chirurgia dell’ospedale di Pavia. A cinque anni di distanza Massimo e Melina stanno bene e lo scorso anno hanno festeggiato 25 anni di matrimonio: «La festa, pur con tutte le precauzioni, l’abbiamo posticipata in estate per viverla con le persone a noi vicine». Ma ciò che sorprende è la serenità, la gioia con cui Melina che ha superato con la sua tempra, il suo coraggio non solo la disabilità, ma anche la malattia del marito fino all’atto più grande, quello di donare una parte di sé per salvarlo. «Non mi accorgo nemmeno di avere un rene in meno – rammenta – Ho superato diverse battaglie nella vita e ciò mi ha temprato il carattere. Non è certo facile per una ragazzina adolescente essere accettata senza gli arti. - e poi continua con una gioia contagiosa - Sono felice e serena e amo la vita. Mio marito mi ha accettata per quella che ero e quando ho potuto ripagarlo l’ho fatto senza esitazione. La fortunata ha voluto che fossimo compatibili».
L’odissea della vaccinazione anti Covid
Se la paura del contagio è sentimento di molti per Melina e Massimo lo è ancora di più. Se uno dei due dovesse ammalarsi sarebbe messa in serio pericolo la loro salute. Ma anche questo scoglio lo hanno superato con serenità e serietà e pur essendo categorie a rischio e quindi tra le prime ad essere vaccinate, non si sono scoraggiate davanti alla burocrazia. «Non ci hanno considerato e così mio marito ha più volte contatto Ats e quando finalmente ci hanno chiamato la linea è caduta e non abbiamo più avuto alcuna risposta», indignata e scocciata Melina non si rassegna contatta il San Matteo di Pavia dove Max è in cura: «Grazie alla sensibilità e disponibilità della professore Federica Meloni il 26 marzo abbiamo ricevuto la prima dose di Pfizer. Se fosse stato per Ats non ci saremmo mai vaccinati: da quella chiamata sfumata non siamo mai più stati contattati, proprio noi soggetti così fragili. Una mia amica in Campania, con una storia di trapianto simile alla nostra, ha avuto la somministrazione della dose direttamente dal suo medico di base. E poi parlano dell’eccellenza della sanità lombarda», conclude indignata senza mai perdere quella gioiosa serenità che suona oggi come un messaggio di speranza, una lezione di vita per chi oggi vede insormontabili le difficoltà e le limitazioni di questa pandemia.
Annalisa Conti
La Settimana Venerdì 9 aprile 2021