Il caso del parcheggio di Uboldo, l'avvocato del vicesindaco: "Inutile clamore"
Il legale fa chiarezza sui fatti ed esclude qualsiasi illecito. "Le signore Radrizzani se dovesse proseguire la diffusione mediatica e non di ulteriori notizie false si tuteleranno nelle sedi opportune"
Il caso del parcheggio di Uboldo, usato fino a giugno 2019 dai furgoni dei corrieri all'oscuro (pare) del Comune e di Ats Insubria e rivelatosi solo ora di proprietà anche del vicesindaco Laura Radrizzani continua a far discutere. E dopo l'ultimo consiglio comunale, e il clamore generato dalla conferma che al centro di mesi di discussioni e polemiche ci fosse un terreno legato al numero due del Municipio, Radrizzani e le famigliari proprietarie dell'area hanno chiesto l'intervento dell'avvocato Andrea Porcu. Riportiamo di seguito la sua comunicazione.
Il caso del parcheggio di Uboldo: scrive l'avvocato del vicesindaco
Le sig.re Carmen, Daniela e Laura Radrizzani, proprietarie dell’area di Uboldo via IV Novembre, hanno chiesto il mio intervento per fare chiarezza su quello che a livello politico locale e giornalistico è noto come lo “scandalo del parcheggio abusivo”.
Tutto nasce dalla legittima istanza di accesso agli atti che il 17.01.20 un Consigliere Comunale inoltra all’Ufficio Tecnico di Uboldo, ipotizzando l’esistenza di una “pratica per trasformare in parcheggio l’area” di Uboldo via IV novembre, ove da un po’ di tempo si vedono parcheggiati furgoni (sui giornali si leggerà “centinaia” ma ne sono state contate non più di alcune decine).
L’Ufficio Tecnico risponde che non vi è agli atti alcuna pratica di quel tipo.
Serpeggia nei corridoi della politica locale l’indiscrezione (l’unica cosa che si rivelerà vera) che una delle proprietarie dell’area sia la vicensindaca. C’è il tanto affinché il medesimo Consigliere richieda un parere all’ATS la quale, con una propria nota del 18.06.20, senza previo sopralluogo e contraddittorio con la proprietà, risponde che qualsiasi “intervento di permanente trasformazione edilizia e urbanistica del territorio” deve essere preceduto da “apposito titolo abilitativo”. Negli stessi giorni in cui viene divulgato il parere ATS, si nota che i furgoni sono spariti dall’area.
Per i malpensanti, due indizi fanno una prova e nasce lo "scandalo" amplificato su giornali e social.
La verità è tutt’altra ed è dimostrabile documentalmente. Nel giugno 2019, avvalendosi della assistenza e della mediazione di uno studio di consulenza tecnica ed immobiliare, le sig.re Radrizzani hanno semplicemente concesso in locazione il loro terreno ad una società privata (non "Amazon" come si è vociferato) che aveva la “temporanea” esigenza di reperire un’area di sosta per i propri veicoli. Il contratto aveva la durata di un solo anno e lo stesso tecnico che ha curato la pratica, ha verificato e garantito alla proprietà che, non essendo previste opere di alcun tipo ed essendo l’utilizzo finalizzato ad assolvere esigenze private e temporanee (per di più anche astrattamente compatibili con la destinazione urbanistica dell’area, non vincolata ed inserita in ambito di completamento residenziale) non erano necessarie pratiche amministrative.
Nel contratto, comunque, era stato specificato che fosse a carico del locatario (e non della proprietà) l’acquisizione di eventuali autorizzazioni amministrative per l’uso cui destinare l’area. La durata della locazione decorreva dal 10 giugno 2019 e scadeva il 09 giugno 2020. Scaduto il contratto l’area è stata liberata. Quindi non per via del parere dell’ATS (casualmente concomitante) o per un intervento dell'amministrazione ma perché il contratto di locazione (stipulato e registrato in tempi non sospetti) era giunto alla sua naturale conclusione.
Non essendosi rese necessarie opere edilizie e/o trasformazioni permanenti del suolo e non essendo state intraprese attività economiche e/o commerciali, appare davvero difficile anche solo ipotizzare quale tipo di autorizzazione edilizia o amministrativa avrebbe dovuto richiedere il conduttore, men che meno le proprietarie.
Quanto al parere dell’ATS, non è sbagliata la risposta (che astrattamente, ma solo astrattamente può essere condivisibile in relazione ad una trasformazione permanente del suolo) probabilmente era fuorviante il quesito che gli è stato posto.
A chi ha biasimato il fatto che la vicesindaca, in virtù del suo ruolo, abbia potuto godere del silenzio o della compiacenza dell’amministrazione si può replicare che ha invece patito (ed ha fatto patire ai suoi familiari) l’inutile clamore di una infondata polemica che probabilmente non sarebbe mai sorta se non avesse ricoperto un incarico pubblico.
Chiariti i fatti ed esclusa la rilevanza pubblica e/o politica della vicenda, si ribadisce che le sig.re Radrizzani non hanno commesso alcun illecito e tuteleranno nelle opportune sedi i loro diritti qualora dovesse proseguire la diffusione mediatica e non di ulteriori notizie false che, in quanto tali, assumeranno veste diffamatoria.