Tradate

"Ciò che mafia non è", il Geymonat alla scoperta dell’enquête antimafia

La produzione interdisciplinare e digitale della 2Cs ispirata al libro di Alessandro D'Avena sulla storia di Don Puglisi partecipa al concorso promosso dal Politecnico di Milano.

"Ciò che  mafia non è", il Geymonat alla scoperta dell’enquête antimafia
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"Ciò che mafia non è " è il lavoro  realizzato della 2sa dell'istituto Geymonat di Tradate ( coordinato dalla professoressa Claudio Floreani) in gara al concorso  "Policultura" promosso dal Politecnico di Milano.

Ciò che mafia non è

Una produzione interdisciplinare digitale che evidenzi le competenze e i talenti dei giovani studenti in Dad. Ecco l’intento di «Ciò che mafia non è», il lavoro della 2sa dell’istituto tradatese Geymonat alla scoperta di quelle personalità che con la loro vita e il loro lavoro hanno fatto della lotta alla criminalità organizzata una missione; una serie di videointerviste e di scritti elaborati interamente dagli alunni per raccontare le loro storie, affinché ancora oggi si dia voce ai testimoni di giustizia e si segua il loro esempio. I ragazzi hanno ascoltato protagonisti della lotta alla malavita come Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Poalo.

La produzione dei ragazzi in concorso

L’elaborato, presentato nel progetto «Policultura»  al concorso promosso dal politecnico di Milano, ha visto accanto ai ragazzi la sapiente attività di mentoring della professoressa Claudia Floreani:

«Ci siamo ispirati al volume di Alessandro D’Avenia “Ciò che inferno non è” — spiega — che racconta la storia di Don Puglisi, coraggioso prete che sacrificò la sua vita per strappare alla criminalità organizzata i destini di tanti giovani della periferia di Palermo. Gli alunni hanno deciso di proporre un format di interviste, coinvolgendo tra i più grandi esponenti dell’antimafia italiana: li hanno incontrati e hanno chiesto loro che cosa non è mafia e come contribuire a formare una coscienza civica nel nostro paese. Viaggiare virtualmente per tutta l’Italia, conoscere questi giovani ed esperti esterni al mondo scolastico ha aperto gli occhi e acceso il loro pensiero di giovani cittadini. Dal canto mio, — continua — ho voluto accendere un faro sul ruolo di tutor del docente, in grado di creare una realtà collaborativa all’interno della quale costruire insieme la conoscenza. All’inizio di questo progetto, ciascuno degli alunni aveva delle mete da raggiungere: scrivere un’email a una persona adulta, videochiamarla, registrare un video, montarlo, raccontare giornalisticamente una storia. Mi sento di dire che ognuno di loro ha raggiunto o si è avvicinato alla propria, acquisendo un bagaglio per il futuro, universitario o lavorativo che sia».

La 2Sc del Geymonat di Tradate
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