Volantinaggio in centro a Saronno: "Basta menzogne, l'ospedale rischia la chiusura"
Si evidenziano "due anni di ridimensionamento continuo": tutti i numeri di un ospedale sempre più in difficoltà
Gli attivisti de La Società della Cura e del Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto sabato hanno distribuito in piazza Libertà un volantino per tenere alta l'attenzione sul futuro dell'ospedale di Saronno. Nei prossimi giorni saranno in altri punti della città e fuori dalla struttura sanitaria.
Volantinaggio a Saronno: "L'ospedale rischia la chiusura"
Dopo l'ondata di attenzione, allarmi, lettere e prese di posizione, l'ospedale di Saronno nelle ultime settimane ha lasciato il suo posto al centro del dibattito. Per questo sabato La Società della Cura e il Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto sono tornati in piazza distribuendo un volantino che raccoglie i numeri della struttura sanitaria e rialzando l'allarme per il rischio chiusura. Di seguito, il testo integrale del loro volantino.
Ospedale di Saronno, attività ridimensionata: i numeri
Negli ultimi due anni l’ospedale di Saronno ha visto ridimensionare notevolmente le sua attività, perdendo alcuni servizi importantissimi per la popolazione: la degenza riabilitativa, il reparto di oncologia, la radioterapia, la pediatria, ginecologia e punto nascita, la terapia del dolore. Gli stessi dati ufficiali parlano chiaro: i posti letto medi ordinari sono passati da 262 nel 2018 a 155 nel 2020; i ricoveri, gli interventi chirurgici, gli accessi al pronto soccorso sono dimezzati; il personale ospedaliero al 31/12/2019 era di 918 unità, oggi sono 712 con un calo netto di più 200 lavoratrici e lavoratori. (fonte: Piano delle Performance 2019-2021, ASST Valle Olona). Tra gli altri, è "sotto attacco" il servizio di anestesia e rianimazione, vitale per il funzionamento di un ospedale, da cui dipendono: la gestione delle gravi urgenze mediche in pronto soccorso e nei reparti, tutte le attività chirurgiche e la terapia intensiva, così importante in pandemia. L’organico di Anestesia e rianimazione è andato progressivamente riducendosi dal 2017 ad oggi passando da 16 unità e primario alle attuali 6 unità e primario, rendendo di fatto complicata ed onerosa per il personale la gestione delle urgenze, della terapia intensiva e dell’attività chirurgica ordinaria, oggi molto ridotta. Nemmeno l'aiuto arrivato dal personale medico Anestesista e Rianimatore di Busto Arsizio e Gallarate è bastato a rendere il carico di lavoro adeguato per il personale del presidio di Saronno. In questi anni sono stati fatti concorsi pubblici per l'assunzione di anestesisti e rianimatori che sono andati deserti, anche perché è poco attrattivo lavorare in un ospedale in via di smantellamento e con così pochi anestesisti. Solo quest’anno sono stati aperti bandi per le cooperative al fine di reperire personale anestesista/rianimatore da affiancare ai pochi medici rimasti in organico, nei turni di guardia e di sala operatoria: se fossero stati aperti in precedenza probabilmente si sarebbe ridotto il carico di lavoro del personale strutturato, ci sarebbero state meno dimissioni e nuove assunzioni, come avvenuto in altri ospedali. Il bando per cooperative scadrà a inizio marzo e solo allora si saprà se l’ospedale potrà contare su quell’aiuto per i pochi anestesisti rimasti che, nel frattempo, diventeranno 4 da metà maggio. Intanto, sofferenze di organico si sono verificate in altri servizi.
"Cambio di Asst non è la soluzione"
In questo gravissimo contesto, i vertici regionali della Sanità rilasciano dichiarazioni su nuovi accorpamenti "geografici" degli ospedali, che non rappresentano la risoluzione del problema. Si teme perciò che il presidente della Commissione Sanità regionale Monti risponderà a 19 sindaci della zona con ulteriori dilazioni e fumo negli occhi. Riteniamo che tutti debbano essere a conoscenza dello stato di precarietà dell’ospedale e che dirigenti ed amministratori centrali e locali abbiano il dovere di dare risposte chiare, oneste ed esaustive alla popolazione.
"L'ospedale non va chiuso ma rilanciato"
L'ospedale di Saronno non solo non va chiuso o fortemente ridimensionato, ma rilanciato per servire al meglio quasi 200mila cittadini. E lo deve essere in un quadro di rilancio della medicina pubblica, territoriale, gratuita, vicina alle persone e capace di prevenire il più possibile i ricoveri, per far lavorare meglio l'ospedale. Noi pensiamo che la Regione Lombardia, rivedendo l'attuale legge regionale (deve farlo entro aprile), debba andare verso questo modello di sanità, basato sugli interessi dei cittadini e non della sanità privata. Un esempio possibile è il sistema delle Case della Salute in Emilia Romagna. Per andare in questa direzione anche i sindaci e le amministrazioni locali devono immediatamente muoversi coinvolgendo i cittadini nella riorganizzazione dei servizi sociali, sanitari e sociosanitari locali. E devono smascherare con forza le vere intenzioni della Regione Lombardia sull'ospedale di Saronno, che non sono scelte tecniche: non c'è nulla di più politico che togliere l'ospedale a 200mila persone! A noi cittadini tocca partecipare attivamente, perché l’ospedale è di tutti, ed ognuno è chiamato ad occuparsene.