"Non togliete medici e infermieri dalle strutture varesine per l'Ospedale in Fiera"
Il consigliere Pd Astuti chiede di non depotenziare le strutture territoriali già in difficoltà. Il presidente del Nursing UP: "Pericoloso gioco della coperta corta"
Per funzionare, l'Ospedale in Fiera che venerdì ha iniziato ad accogliere i primi pazienti Covid ha bisogno di personale. Medici e infermieri che, spiegano il sindacato Nursing Up e il consigliere regionale Pd Samuele Astuti, vengono "presi" dalle strutture sanitarie locali che si trovano, così, indebolite di fronte all'emergenza.
Ospedale in Fiera, personale a scapito dei territori
Pochi medici e infermieri, quindi per far funzionare l'Ospedale in Fiera si attinge dagli organici delle Asst lombarde. I reclutamenti annunciati nel cuore della Fase 1 e ricordati nei giorni scorsi dall'assessore alla Sanità Giulio Gallera ("più di 2mila infermieri per l'emergenza Covid, parte dei quali ancora in servizio") non bastano. In base alle "Linee d’indirizzo regionali per la rideterminazione delle dotazioni organiche" per ciascuno dei 150 posti letto dell'Ospedale in Fiera servono due infermieri, e così per i 50 all'Ospedale in Fiera di Bergamo.
"Da dove pesca la Regione? - chiede il Presidente del sindacato NursingUp Antonio De Palma - Ma dagli altri ospedali della città naturalmente! In un pericoloso gioco della coperta che da una parte ci copre i piedi ma dall’altra ci lascia scoperto il torace e il viso. E da dove recupereranno personale questi presidi? Ma dai nosocomi più piccoli, portando molti reparti sull'orlo della chiusura e limitando fortemente il servizio sanitario per un numero di pazienti elevatissimo come quello dell’hinterland milanese. Senza dimenticare che in tutto questo marasma, oggi, ammalarsi di qualsiasi altra patologia che non sia il covid risulta altamente rischioso".
Sistema in forte difficoltà
Un depotenziamento dei presidi territoriali che, a Milano come a Varese, si somma a un momento di enorme difficoltà a causa dello scoppio violento della seconda ondata. Difficoltà che dai medici di base "pesano" fino agli ospedali. Per quanto riguarda il nostro territorio, tra le situazioni più critiche ci sarebbe quella del Gallaratese ma in tutta la provincia non mancano i professionisti che, a mezza bocca, parlano del rischio di una "nuova Bergamo". I centralini sono sempre più roventi e le USCA (le Unità Speciali di Continuità Assistenziale) che dovrebbero raggiungere al domicilio soprattutto i pazienti fragili e anziani sembrano non bastare più. Ai punti tampone, come Cittiglio e Malpensa Fiere dove vengono "dirottati" anche i pazienti più anziani, le code sono chilometriche e i tempi d'attesa anche superiori all'ora. Insomma, se la prima ondata in provincia di Varese è stata, se comunque non indolore, comunque contenuta ora la situazione sembra molto diversa, come raccontano i numeri dei bollettini quotidiani.
Astuti: "Non si sottraggano medici al Varesotto"
Riprendendo la metafora della coperta corta di De Palma, se i piedi sono all'Ospedale in Fiera volto e torace che restano scoperti ed esposti rappresentano anche il Varesotto.
"La diffusione dell’epidemia nella provincia di Varese è altissima, i numeri dei contagi sono sconfortanti e crescono ogni giorno - avverte il consigliere Pd Samuele Astuti - Preoccupa la tenuta delle strutture sanitarie che lavorano, come già hanno fatto notare i direttori generali degli ospedali, in condizioni difficili. Per questo chiediamo alla Regione, che sta cercando di reclutare operatori per l’ospedale della Fiera di Milano, di non sottrarre medici, infermieri e specializzandi agli ospedali della nostra provincia che rischierebbero altrimenti di non poter più garantire l’assistenza necessaria sul territorio".