Effetto Covid sull'industria varesina: mai così male
Il Presidente Univa: "Abbiamo bisogno di una politica che smetta di guardare al proprio consenso elettorale e sia anzi disposta a sacrificarlo sull’altare delle future generazioni. Ora più che mai abbiamo bisogno di statisti"
I dati dell'Unione Insustriali sull'andamento dell'industria varesina nel secondo trimestre si attestano sui minimi storici per effetto del Covid.
Effetto Covid: l'industria varesina non si rialza
L’indagine congiunturale dell’Ufficio Studi dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese relativa al secondo trimestre 2020 continua a evidenziare una debolezza dello scenario anche a livello territoriale. Il periodo oggetto di analisi è stato, infatti, in parte ancora interessato dal lockdown e anche le riaperture successive sono avvenute in un clima di profonda incertezza e debolezza. Abbiamo assistito ad un vero e proprio tsunami che ha travolto l’economia mondiale e i tempi di recupero sono necessariamente lunghi. Nei mesi di marzo, aprile e maggio la produzione industriale italiana è scesa rispetto all’anno precedente rispettivamente del -28%, del -19% e del -20,3%. Nel periodo del lockdown sono state più del 70% le imprese varesine coinvolte nella fermata produttiva totale o parziale.
Al calo della produzione è corrisposta una frenata degli ordinativi: la domanda interna è crollata in seguito al lockdown e in contemporanea si è assistito al venir meno della domanda estera via via che le misure di contenimento del coronavirus venivano messe in atto dai vari paesi, facendo venire meno così il traino delle esportazioni (in calo a livello varesino del -3,9% nei dati fermi a marzo) che tante volte in passato hanno salvato la nostra economia. Le previsioni per il trimestre estivo prevedono un parziale recupero rispetto al minimo storico toccato durante il lockdown, ma siamo ancora ben lontani dai valori dello scorso anno e le incertezze economiche, sanitarie e sociali pesano sulle prospettive future.
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Frenata della produzione
Le previsioni sulla produzione per il terzo trimestre 2020 sono orientate a un recupero parziale rispetto ai minimi storici toccati nei primi due trimestri dell’anno: il 41,6% delle imprese intervistate si aspetta, infatti, un miglioramento della produzione rispetto al secondo trimestre, il 39,6% una stabilizzazione (su livelli comunque bassi) e il 18,8% un peggioramento. Tuttavia, si tratta di un recupero parziale rispetto al secondo trimestre dell’anno, ancora interessato dal lockdown e che rischia di non essere supportato da una ripresa anche degli ordinativi che al momento rimangono ancora negativi. I livelli produttivi attesi rimangono ben al di sotto di quelli dello scorso anno.
Rispetto ai diversi comparti permangono le differenze di performance già registrate nel primo trimestre dell’anno e legate al mercato servito. Le imprese dei settori per esempio della farmaceutica o dell’alimentare hanno avuto una miglior tenuta, viceversa le imprese che producono altri beni per il consumo (come quelle del comparto moda) o che sono a monte di complesse filiere industriali (come la chimica per l’industria) stanno soffrendo per il calo nella domanda.
Gli ordini
La dinamica del portafoglio ordini è negativa e riflette il crollo di consumi e investimenti del mercato interno ed estero. Con riferimento agli ordinativi complessivi, il saldo nelle risposte (pari alla differenza tra la percentuale di imprese che dichiarano un miglioramento congiunturale della produzione e quelle che dichiarano un peggioramento) è negativo (-54,1 punti percentuali). Il 65,5% delle imprese intervistate ha, infatti, segnalato una riduzione, il 23% una situazione di stabilità con il trimestre precedente, mentre l’11,5% un aumento. Gli ordinativi esteri, che nei primi tre mesi dell’anno avevano avuto una miglior tenuta, nel secondo trimestre segnano un crollo e seguono l’andamento degli ordinativi complessivi, per effetto dei lockdown imposti progressivamente anche nei vari paesi stranieri.
Mercato del lavoro
Il combinato disposto dei fermi della produzione e del freno della domanda ha contribuito a creare una situazione di difficoltà nel mercato del lavoro portando ad un’esplosione delle ore autorizzate di Cassa Integrazione. Nel primi 6 mesi del 2020 l’INPS ha stimato che sono state autorizzate 23.633.077 ore di cassa integrazione guadagni ordinaria nel comparto industriale, pari a circa 8 volte le ore autorizzate nello stesso periodo del 2019. Complessivamente (considerando la cassa integrazione ordinaria e quella straordinaria) nel primo semestre 2020 sono state autorizzate 31.067.856 ore.
L'analisi settore per settore
Metalmeccanico
Nel comparto metalmeccanico le imprese intervistate mostrano un andamento congiunturale negativo, anche se in modo meno marcato rispetto alla dinamica complessiva del territorio. Per il terzo trimestre dell’anno è atteso un parziale recupero della produzione rispetto ai bassi livelli toccati nel periodo aprile-giugno.
Moda
Sull’andamento congiunturale delle imprese intervistate della filiera moda continua a pesare il crollo della domanda registrato nella fase di lockdown e nel periodo successivo: ordini e produzione rimangono fortemente negativi. Anche le aspettative per il trimestre estivo non sono positive per il perdurare della debolezza dei consumi.
Chimico-farmaceutico
Il settore chimico-farmaceutico mostra un rallentamento nella produzione e negli ordini legato in particolare alla componente chimica del settore. Si tratta, infatti, di produzioni destinate non tanto al comparto farmaceutico, ma a quello industriale che hanno risentito del blocco della maggior parte delle filiere.
Gomma-plastica
Le imprese intervistate hanno segnalato una forte riduzione della produzione legata anche a una frenata degli ordinativi. Per il trimestre estivo è però previsto un parziale recupero.
Grassi: "Stiamo perdendo tempo prezioso"
"Stiamo perdendo tempo prezioso - commenta duro il presidente dell'Univa Roberto Grassi - Nel dibattito politico che gira intorno alle nuove, importantissime e senza precedenti risorse messe in campo dall’Europa e al prossimo, speriamo imminente, ‘Decreto Agosto’, nulla si dice sulle vere priorità di un Paese che può tornare a crescere e che può difendere e creare nuovo lavoro solo con riforme strutturali in grado di risolvere i gap competitivi che frenano da decenni la nostra economia e che la pandemia ha acutizzato mettendoci a terra. Le imprese varesine attendono risposte su temi quali scuola, digitalizzazione, pubblica amministrazione, infrastrutture, sostenibilità, formazione, rientro del debito pubblico ormai abnorme, riorganizzazione della spesa pubblica, riforme istituzionali che rendano più efficiente le capacità di governo della politica. Di tutto questo non c’è traccia di proposta o di un serio confronto. Ci stiamo ancora una volta perdendo nella creazione di piccoli rivoli assistenziali, invece che convogliare in pochi, ma strategici fiumi in grado di fare da traino, le forze e le risorse che abbiamo a disposizione. Non abbiamo bisogno di altre commissioni o task force. Abbiamo bisogno di decisioni, di coraggio nel prendersi ognuno le proprie responsabilità, di una stagione di riforme (alcune delle quali a costo zero) e di coesione politico-istituzionale. Abbiamo bisogno di una politica che smetta di guardare al proprio consenso elettorale e sia anzi disposta a sacrificarlo sull’altare delle future generazioni. Ora più che mai abbiamo bisogno di statisti".