Varese sul podio (negativo) delle province con più cemento
Quarta nazionale, terza lombarda: Varese tra le province più cementificate, con un quinto della superficie strappata al verde.
Terza in Lombardia, dopo i territori di Monza-Brianza e dell’area metropolitana milanese. Varese sul podio lombardo delle province con più cemento.
Varese sul podio, record negativo
Non è certo un record positivo quello di Varese che, purtroppo, si conferma sul podio delle province lombarde per "consumo di suolo" sottratto dal cemento all’attività agricola e boschiva: ben il 20,9% dell’intera superficie disponibile, secondo gli ultimi dati del rapporto Ispra che indicano come la provincia prealpina veda "consumati" ben 22.099 ettari, con un incremento solo nell'ultimo anno di ulteriori 35,8 ettari (35.800 metri quadrati). Solo la provincia di Milano, in Lombardia, vede una percentuale più stringente, con il 31,5% di suolo consumato.
Terza in Lombardia, quarta in Italia: qui il verde non è più di casa
"Una conferma attesa ma poco piacevole - commenta il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori - E lo è ancor meno se paragonata agli altri dati nazionali, aggregati su base provinciale: Varese è in assoluto la quarta provincia con il territorio più cementificato, in termini percentuali. Oltre a Milano e Monza-Brianza, solo il comprensorio metropolitano di Napoli vede numeri più preoccupanti".
La fotografia è scattata da Coldiretti sugli ultimi dati Ispra, secondo cui si stima che tra 2012 e 2019 in Lombardia il consumo di suolo si sia "mangiato" 43 milioni di chili di seminativi, 20 milioni di chili di foraggere: in provincia, la cementificazione colpisce soprattutto le aree di pianura sull’asse che Busto Arsizio-Gallarate-Cassano Magnago, dove le percentuali di consumo del suolo raddoppiano decisamente (e con ampio scarto) il dato provinciale.
7 miliardi di euro persi in 7 anni
A livello nazionale, spiega la Coldiretti, la perdita complessiva di produzione agricola dovuta al consumo di suolo è stimata in 3,7 milioni di quintali, per un danno economico di quasi 7 miliardi di euro in soli 7 anni, tra il 2012 e il 2019. La perdita di 250 milioni di chili di seminativi, di 71 milioni di chili di foraggere, di 26,6 milioni di chili dai frutteti, è particolarmente grave in una situazione in cui il grado medio di auto approvvigionamento dei prodotti agricoli in Italia, secondo l’analisi della Coldiretti, è sceso a circa il 75% con il Paese costretto ad importare un quarto degli alimenti di cui ha bisogno in un momento di grandi tensioni nel commercio internazionale a causa dell’emergenza coronavirus. Un problema che si riflette anche nella difficoltà che hanno i giovani imprenditori agricoli a trovare, sul territorio, terre fertili dove poter fare impresa e creare nuovi insediamenti agricoli e rurali.
Più cemento, più fragilità
Meno verde si traduce anche con maggiori rischi di dissesto. E i temporali di questo periodo, coi pesanti danni causati, ne sono la prova: a differenza del terreno "nudo", il cemento non permette ovviamente l'assorbimento delle acque piovane, che inevitabilmente finiscono per allagare gli abitati.
"Il risultato - spiega la Coldiretti che ha elaborato i dati Ispra - è che oltre il 92% dei comuni della provincia prealpina è a rischio frane o alluvioni, una media maggiore della pur alta percentuale nazionale (il 91,3% del totale), che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. In Lombardia i comuni con potenziale rischio idrogeologico medio alto sono l’84,4% del totale".
Sostenere l'agricoltura per sostenere il territorio
Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, conclude Coldiretti Varese, "è necessario un cambio di rotta, che punti a difendere il patrimonio agricolo provinciale e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola, sostenendo il lavoro e l’orientamento delle giovani imprese che decidono di fare agricoltura".