Violenza sulle donne cresciuta durante l'emergenza: 25% di telefonate in più ai centri regionali
Non solo gli ospedali: l'emergenza Covid ha messo sotto pressione anche i centri antiviolenza. Ma i numeri che aumentano possono anche significare che sta crescendo il coraggio di denunciare
La rete lombarda dei centri antiviolenza durante il periodo di emergenza Coronavirus ha registrato un aumento del 25% delle chiamate rispetto allo stesso periodo del 2019 ma è riuscita a reggere all'urto, continuando a sostenere le donne maltrattate.
Violenza sulle donne, il Covid colpisce anche qui
Il lockdown ha sicuramente permesso di ridurre al minimo il rischio di contagio permettendo di evitare il tracollo del sistema ospedaliero. Però, costringendo le persone in casa, ha anche portato alla luce difficoltà, problemi e drammi personali e famigliari finora mitigati dalla possibilità di potersi allontanare da un'aria domestica diventata sempre più pesante. Quella registrata dalla Nota Infrmativa in materia di contrasto alla violenza sulle donne non è quindi, purtroppo, una sorpresa: nel periodo dal 1 marzo al 16 aprile le chiamate al numero antiviolenza 1522 sono aumentate del 25% rispetto lo stesso periodo di un anno prima.
E mentre l'attenzione di tutti era sugli ospedali, anche i centri antiviolenza hanno vissuto un periodo di forte stress per far fronte a un così forte aumento delle richieste d'aiuto, che però non ha impedito di prendere in carico e aiutare le donne che hanno chiesto aiuto.
"Si deve fare di più"
La relazione è stata esaminata oggi, martedì 21 luglio, dal Comitato paritetico di controllo e valutazione presieduto da Barbara Mazzali (Fratelli d'Italia) che lo ha illustrato insieme a Carlo Borghetti (Pd), Vice Presidente del Consiglio Regionale.
La prima ha espresso soddisfazione per la qualità e la completezza delle informazioni contenute nella relazione, sottolineando che "il Comitato valuta positivamente il fatto che la relazione contenga un focus specifico sui percorsi di autonomia abitativa ed inserimento lavorativo delle donne prese in carico dai centri antiviolenza e le iniziative di sensibilizzazione, prevenzione e formazione avviate. Un tema che continueremo a monitorare, cercando anche di sensibilizzare il mondo del lavoro". Soddisfazione condivisa anche dal Vice Presidente del Comitato Marco Degli Angeli (M5S), che ha sottolineato come il piano degli interventi sia puntuale e dia continuità all’azione di contrasto e prevenzione.
Secondo Borghetti invece sì deve, e si può, fare di più sul tema e anche nella metodologia usata per misurare il fenomeno:
"Consapevole delle difficoltà di questo genere di misurazione - ha detto - proporrei di adottare in futuro un approccio più attento a verificare i risultati raggiunti nella lotta alla violenza sulle donne attraverso gli interventi finanziati da Regione e non solo la loro implementazione. Questo contribuirebbe ad una valutazione più attendibile dell’efficacia delle politiche pubbliche introdotte. In tal senso, ho apprezzato che l’analisi ponga il benessere delle donne come indicatore di successo dei servizi erogati dai centri antiviolenza e dalle case rifugio. Ma proprio l’attuale situazione di emergenza sanitaria con l’obbligo di permanenza a casa può causare l’intensificarsi di forme di violenza domestica ai danni delle donne, fenomeno che andrebbe monitorato nell’eventuale mutamento della domanda e dell’offerta di servizi".
I numeri in Lombardia
Prima di passare ai numeri è necessaria una premessa: l'aumento delle donne che chiedono aiuto non è necessariamente correlato a un aumento della violenza all'interno delle case quanto piuttosto a una sua più facile emersione. Dopo diversi anni istituzioni di qualsiasi livello si sono attivate a contrasto della violenza e in cui anche l'attenzione e la sensibilità sull'argomento sono cresciuti notevolmente, le vittime si sentono meno sole e hanno meno paura di chiedere aiuto. Potrebbe quindi non essere aumentata la violenza in sè ma anche, ed è positivo, il coraggio di opporvisi.
I dati intanto confermano che il fenomeno della violenza domestica colpisce donne di qualsiasi età, classe sociale, istruzione, nazionalità. Nel 2019 si sono rivolte ai centri antiviolenza della Lombardia 6545 donne, il doppio rispetto al 2013. Le nuove prese in carico hanno riguardato per circa il 44% dei casi donne residenti in provincia di Milano e Brescia. Hanno ricevuto ospitalità 295 donne, la maggior parte residenti in provincia di Milano (33%), Varese (12%) e Brescia (11%): circa il 45% delle donne ha al seguito figli minori. Aumenta, inoltre, il numero delle donne che, a conclusione del percorso, si allontana dal maltrattante (79% nel 2019), grazie anche all’acquisizione dell’autonomia economica (66% nel 2018) e abitativa (raggiunta nel 66,4% dei casi).
I servizi a disposizione
Per quanto riguarda i servizi, sono 67 i soggetti giuridici iscritti all’Albo dei centri antiviolenza, delle case rifugio e delle case d’accoglienza. In crescita il numero dei centri antiviolenza (complessivamente 50 in convenzione con gli enti capofila, a cui si aggiungono 49 sportelli decentrati) e le case rifugio (117 convenzionate). Delle 5176 donne accolte dai servizi, circa l’82% ha beneficiato di colloqui e circa il 72% di ascolto telefonico. Per quanto riguarda, invece, le 2820 donne prese in carico, quasi il 45% ha usufruito del servizio di consulenza legale, mentre il 34% di quello psicologico.
Ma l’azione delle politiche introdotte da Regione Lombardia per il contrasto alla violenza di genere prevede anche percorsi formativi con l’Ordine avvocati e accordi di collaborazione con le università lombarde. Attraverso un bando regionale del 2018 sono stati avviati 9 progetti che hanno coinvolto 1260 studenti, 119 docenti destinatari e 251 docenti formatori.
Le risorse
Uno sforzo di prevenzione e sostegno che vede nel 2018-2019 un finanziamento pari a 9.612.021,34 euro di cui 7.591.772,34 euro a valere sulle risorse nazionali e 2.020.249 euro su risorse regionali. Regione Lombardia, inoltre, con D.G.R.1496/2019, ha assegnato ulteriori 4.531.788,97 euro per sostenere l’operatività delle reti nel biennio 2020-2021, nonché per gli interventi previsti dal Programma Casa-Lavoro e le azioni di formazione, prevenzione e comunicazione, alle quali sono stati destinati circa 1,4 milioni.