Traffico di oltre 50kg di cocaina, in manette anche il "Professore" di Gorla Maggiore VIDEO
Stamattina ultimo blitz dell'operazione Boxes con 115 militari impegnati per azzerare la rete criminale che aveva base a Legnano e Turbigo
Chiusa dai Carabinieri di Legnano l'operazione "Boxes": 15 arrestati e altri tre indagati, sequestrati 15 chili di cocaina e 330mila euro in contanti. In manette anche un 46enne di Gorla Maggiore soprannominato il "Professore".
Traffico di cocaina tra Novara, Turbigo e Legnano
E’ di 15 arresti ed altre 3 persone indagate, di cui 10 italiani e 8 stranieri, 15 chilogrammi di cocaina e 330 mila €euro in contanti sequestrati, il bilancio dell’operazione “Boxes” che la Compagnia Carabinieri di Legnano, a chiusura di una complessa attività investigativa iniziata nel settembre 2018, ha in corso dalle prime ore di questa mattina. I provvedimenti cautelari emessi dal G.I.P. di Busto Arsizio, Dottoressa Nicoletta Guerrero, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Busto Arsizio Dssa Martina Melita, si riferiscono ad un traffico di ingenti quantità di sostanze stupefacenti, per oltre 50 chilogrammi, che più gruppi criminali operanti nell’asse Novara – Turbigo (MI) - Legnano (MI), immettevano nel mercato dello spaccio del nord milanese e nelle province di Varese, Mantova e Reggio Emilia.
Gli arresti tra i fornitori
A finire in manette R.M., 30enne, detto “Gigante” per la sua corporatura imponente, mentre è irreperibile sua madre F.L. 55enne, detta “Pilotina”, essendo sempre lei alla guida dell’auto con cui trasportavano lo stupefacente, entrambi cittadini albanesi, residenti a Bellinzago Novarese (NO), primo canale di approvvigionamento della cocaina. J.A. italiano 38enne, detto il “Mulo” per essersi fatto realizzare da un suo conoscente un poster che riprendeva la locandina del film “The Mule” di Clint Eastwood con la sua immagine, suo padre E.A. 59enne, detto “Netturbino”, responsabile dello smaltimento dei residui di lavorazione della droga, e sua madre M.P. 58enne, detta “Vedetta” che quando veniva consegnata la droga al figlio si posizionava sul ballatoio di casa sita al primo piano per scorgere eventuali pericoli (lei si trova in obbligo di dimora). I tre sono tutti conviventi in una corte in Via Don Bossi a Turbigo, che costituiva il secondo punto di snodo della sostanza stupefacente. A finire in manette anche un gruppo criminale di 5 persone residenti a Legnano, punto di arrivo di grandi quantità di stupefacenti e distributori “all’ingrosso”, verso intermediari ovvero spacciatori nelle varie province sopra citate: C.O. 33enne Legnanese, detto “Kojak” per via della testa pelata, sua moglie L.N. 29enne albanese, detta “ La Commessa”, perché addetta al negozio di abbigliamento che la famiglia del marito gestisce in pieno centro di Legnano e suo padre G.O. 57enne di Sassari, detto “d’Artagnan” per la forma guascona del pizzetto, tutti residenti a Legnano in Via Barbara Melzi, R.S. 68enne Legnanese, detto “il Padrino”, per esserlo stato al battesimo del figlio di Kojak e de La Commessa, residente in Via Cuzzi e M.S. 47enne Legnanese, il “Mongolese” residente in Via Monte Nevoso.
Manette anche per i clienti
A loro si aggiungono i clienti di questo gruppo criminale: O.P. 46enne di Gorla Maggiore (VA), detto “Professore” per l’atteggiamento saccente, già arrestato ad ottobre del 2018 e trovato in possesso di 1 kg di cocaina e 60'000 euro in contanti; A.G. 28enne di nazionalità albanese, residente a Legnano; E.S. 39enne di nazionalità marocchina, residente a Poggio Rusco (MN). M.C. 34enne di nazionalità marocchina, residente a Serravalle Scrivia (AL) dove ha recentemente acquistato casa, già arrestato in flagranza nel gennaio del 2019 quando venne trovato con 100 grammi di cocaina e circa 6'500 euro in contanti; S.C. 34enne di Busto Garolfo (MI); Y.E. 39enne di nazionalità marocchina, residente a Busto Arsizio, R.T. 31enne Legnanese, detto “Pizzetta”, poiché lavora come pizzaiolo nel ristorante di famiglia in centro a Legnano, arrestato nel gennaio 2019 poiché trovato con circa 400 grammi di stupefacente e 4'000 euro.
L'indagine
Nelle varie fasi delle investigazioni sono state 10 le persone arrestate nella flagranza di reato di cui 9 destinatarie delle odierne misure cautelari.
L’indagine nasce dal prosieguo di una precedente attività investigativa conclusa nel 2017 sempre dai Carabinieri del NOR di Legnano, l’operazione “Tequila – La cicala”, che portò all’arresto di 10 persone per spaccio di ingenti quantità di stupefacenti tra Villa Cortese, all’interno del bar “Cicala”, e San Giorgio su Legnano. All’epoca fu smantellata l’organizzazione composta da due famiglie di soggetti albanesi, ad una delle quali è stato recentemente sequestrato per confisca un ristorante acquistato con i proventi dell’attività illecita. Dall’analisi delle frequentazioni tra il capofamiglia degli spacciatori albanesi emergevano assidui rapporti con il Padrino, odierno arrestato, che nonostante il tenore di vita medio-alto non svolgeva di fatto alcuna attività ed aveva innumerevoli contatti con soggetti già noti per spaccio di stupefacenti di Villa Cortese e Legnano. I primi servizi di pedinamento permettevano di notare comportamenti anomali dell’uomo che, proprietario ed utilizzatore di una Renault Clio, giunto a Villa Cortese era solito parcheggiare l’auto e ripartire a bordo di una piccola citycar nera, una Peugeot 107, sempre a lui intestata. Una serie di servizi dedicati permetteva di individuare un box sito in Via Lussemburgo 15 proprio di Villa Cortese dove l’uomo custodiva l’autovettura. Le modalità con cui l’auto veniva utilizzata, il fatto che parcheggiasse la Renault molto distante per poi andare a piedi a prendere la Peugeot 107, insospettivano ancor di più gli investigatori che decidevano di chiedere al PM inquirente le prime intercettazioni telefoniche ed ambientali.
Il negozio come copertura per lo smercio
Il complesso delle attività investigative svolte consentiva di individuare i componenti del gruppo criminale operante su Legnano e, non senza difficoltà, il modus operandi attuato nella distribuzione della sostanza stupefacente. In particolare, Kojak veniva individuato come l’organizzatore delle attività criminali coadiuvato dal padre, d’Artagnan, e dalla moglie, Commessa, entrambi pienamente consapevoli del reale “mestiere” del congiunto a cui, in più occasioni, hanno dato supporto. Utilizzavano come copertura delle proprie attività illegali il negozio di abbigliamento-Outlet di capi firmati in pieno centro di Legnano, nelle adiacenze della Piazza San Magno. Li coadiuvavano con compiti operativi proprio il Padrino ed il Mongolese.
Auto e doppifondi
Il gruppo criminale di Legnano aveva in uso almeno 3 autovetture tutte dello stesso tipo, in particolare 2 Peugeot 107 ed una Citroen C1, tutte nere, tutte munite di un vano nascosto ricavato all’interno dell’auto per trasportare la cocaina. Le stesse erano parcheggiate, in maniera randomica, in almeno 5 garage (boxes, da ciò il nome all’attività) distribuiti 2 a Villa Cortese e 3 a Legnano. Le citycar nere erano usate esclusivamente per la consegna della droga. Con le piccole auto venivano fatti i viaggi di consegna non solo nel circondario e nella provincia di Varese ma anche a Reggio Emilia e a Poggio Rusco (MN), dove i Carabinieri della Compagnia di Gonzaga, in due distinte circostanze, riuscivano a monitorare l’incontro e lo scambio con l’acquirente, anch’egli destinatario di un provvedimento di arresto.
Le consegne
Per il fornitore e per ogni cliente il gruppo di Kojak aveva un luogo di incontro per lo scambio della droga ed un luogo di incontro per il ritiro del denaro. Due luoghi distinti, due momenti distinti.
La droga che arrivava al gruppo Legnanese veniva consegnata a Villa Cortese in una via cittadina a ridosso di un parco pubblico, e lo scambio avveniva in orari stabiliti nell’incontro precedente. Il fornitore era il Mulo, da Turbigo. Il trasporto della droga avveniva con un’autovettura a lui in uso ma non intestata, munita di un vano nascosto realizzato sotto i sedili posteriori. Sempre con le stesse modalità ma in una via di Legnano, nei pressi di un’area di cantiere abbandonata, avveniva il pagamento. La consegna del denaro al Mulo veniva effettuata direttamente da Kojak.
Il Professore colto in flagranza
Compreso il modus operandi, durante un servizio di osservazione i militari notavano l’arrivo del Padrino alla guida della Peugeot 107 nera sul luogo della consegna, un campo sportivo del comune di Villa Cortese. Appena parcheggiato lo raggiungeva un uomo alla guida di una Volkswagen Up, fermandosi dietro. Nell’occasione, si poteva notare chiaramente la cessione di un involucro voluminoso che veniva nascosto nel cofano della piccola utilitaria tedesca bloccata poco dopo a Legnano; alla guida c’era il Professore. Nel baule posteriore della Volkswagen, utilizzando lo spazio della ruota di scorta come contenitore, era stato realizzato un portello di chiusura in acciaio che lo rendeva inaccessibile. Solo dopo una attenta perquisizione si trovava il meccanismo di apertura e all’interno un “panetto” di cocaina purissima di oltre un chilogrammo ed un sacchetto contenente 12 mazzette da 5000 euro ognuna, per complessivi 60'000 euro, sequestrati, ed il Professore tratto in arresto.
Nel corso di analoghi controlli e verifiche i carabinieri procedevano all’arresto in flagranza di ulteriori 4 persone in flagranza ed al sequestro di altri 8 kg di cocaina e oltre 45’000 euro in contanti. In particolare proprio il Padrino a bordo di una delle citycar nere veniva arrestato all’ingresso di uno dei box con 3 kg di cocaina purissima, appena ritirata dal Mulo. Il gruppo, per ogni evenienza, si era armato e proprio nel box in uso al Padrino si rinveniva una pistola cal. 7,65 con matricola abrasa, perfettamente funzionante.
Da Legnano a Turbigo a caccia del fornitore
Riscontrata l’attività delittuosa del gruppo Legnanese, l’indagine si muoveva verticalmente spostandosi sul fornitore di Turbigo, A.J., residente in una casa di corte abitata dai componenti della sua famiglia. Il Mulo si avvaleva proprio della rete di complicità familiare per garantire un costante presidio sulla corte, utilizzata per ricevere i clienti, mai al minuto, ed effettuare le consegne sempre di quantitativi superiori al chilogrammo. Durante i servizi di osservazione si registrava l’arrivo, all’interno della corte ove insisteva l’abitazione, con cadenza settimanale/quindicinale di una Peugeot 208 di colore bianco che, entrata, usciva dopo pochi minuti. A bordo una donna ed un uomo. L’auto, condotta da Pilotina, una volta entrata nella corte si arrestava. Dal mezzo scendeva solo un uomo, identificato poi in Gigante, figlio di Pilotina, e dopo aver prelevato un sacchetto lo consegnava al Mulo per poi risalire in macchina ed andare via. Anche in questo caso consegna della droga e ritiro del denaro avvenivano in due momenti distinti proprio per limitare i danni in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine. Due settimane dopo, al termine di un servizio di osservazione durato 3 giorni continuativi, si notava la Peugeot bianca ritornare all’abitazione. Questa volta il conducente era proprio Gigante (si accerterà poi che la madre Pilotina si trovava in Albania) con a bordo la moglie ed i figli di 7 e 5 anni. Questi scendeva e consegnava un sacchetto al Mulo per poi accingersi a risalire in auto. L'immediato blitz del Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri di Legnano ha permesso di bloccare tutti i presenti. Il sacchetto consegnato al Mulo conteneva 6 kg di cocaina purissima. All’interno dell’abitazione si rinvenivano 120’000 euro in contanti e un ulteriore chilogrammo di cocaina purissima. Anche in questo caso, per ogni evenienza, il Mulo si era procurato una pistola 7,65 clandestina con due caricatori completi di cartucce e perfettamente funzionante. Per le operazioni di taglio e riconfezionamento dei panetti si era attrezzato con una pressa, costruita dal nonno, posizionata sotto il grande poster che lo ritraeva nella posa de “il Mulo”.
La perquisizione veniva estesa a Bellinzago Novarese nell’abitazione di Gigante dove sono stati trovati 105’000 euro in contanti, sequestrati.
Il bilancio del blitz ha contato quindi 5 arresti in flagranza di reato, il sequestro dello stupefacente, del denaro, della pistola e della pressa. L’operazione consentiva altresì di individuare il vertice del canale di approvvigionamento dello stupefacente proveniente dall’Albania attraverso il gruppo criminale a base familiare residente a Bellinzago Novarese.
Stamattina l'ultimo assalto
Nel corso delle operazioni di stamattina, giovedì 7 maggio, sono stati impiegati 115 militari, 50 automezzi delle Compagnie di Legnano, Busto Arsizio (VA), Saronno (VA), Novara, Gonzaga (MN), Novi Ligure (AL), Como, del 3° Reggimento Carabinieri Lombardia di Milano e due unità cinofile del Nucleo Carabinieri di Casatenovo (LC). Sono state effettuate 19 perquisizioni domiciliari e locali e destinatari di misura cautelare venivano sorpresi con 50 grammi di cocaina, un’arma clandestina e 35.000 euro in contanti e pertanto tratti in arresto nella flagranza di reato.
Degli arrestati 10 sono stati associati in carcere e 5 ristretti ai domiciliari. Una persona all’obbligo di dimora.