Le famiglie disabili scrivono alla Regione e chiedono una task force dedicata: "Servono i protocolli"
Lunedì inizierà la Fase 2 ma la Regione non ha ancora predisposto i protocolli per la riapertura di centri e servizi dedicati ai disabili.
Nuova lettera e nuovo appello alla Regione da parte del Comitato Famiglie Disabili Lombarde perchè istituisca una task force che rediga un protocollo dedicato a chi quotidianamente deve affrontare la disabilità.
Il Comitato Famiglie Disabili: "Non si fa ancora abbastanza"
A livello governativo, DPCM dopo DPCM, sono state la categoria meno considerata dai provvedimenti. Sono state spesso le singole Regioni ad intervenire con misure ad hoc per chi ha una disabilità o per chi vive con un proprio caro che ne è affetto. Dopo due mesi però la situazione, già difficile per l'emergenza Covid, si fa progressivamente più grave.
"La politica cerca di tamponare le difficoltà che le famiglie italiane affrontano ogni giorno - spiega Fabiola Mazzotta - Per alcune fasce di popolazione però la sopravvivenza è più problematica. Un esempio su tutti le famiglie con a carico persone disabili, persone che hanno bisogno di assistenza domiciliare, terapie particolari, farmaci costosi…".
Si fa ma non abbastanza, anche in Lombardia:
"Già nei mesi precedenti ha apportato modifiche all’accesso e all’entità delle misure B1 e B2. Con la situazione emergenziale che il paese sta vivendo questa famiglie chiedono di più. Per questo motivo il Comitato delle famiglie disabili lombarde ha inviato nuovamente una lettera alla regione. E' importante che non ci sia solo la speranza che queste richieste vengano accolte, ma ci sia azione, consapevolezza e impegno delle autorità per un cambiamento effettivo".
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Task force e protocolli
Da qui la terza lettera del Comitato alla Regione dopo quelle del 23 marzo e del 17 aprile, con uno sguardo verso la Fase 2 che avrà inizio lunedì. Finalmente, c'è infatti una norma all'interno dell'ultimo DPCM dedicata alla disabilità, ma che richiede un passo anche alla Regione:
"Le attività sociali e socio-sanitarie erogate dietro autorizzazione o in convenzione - si legge nel testo del decreto - comprese quelle erogate all'interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, qualunque sia la loro denominazione, a carattere socio-assistenziale, socio- educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario vengono riattivate secondo piani territoriali, adottati dalle Regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori".
Passo di cui, finora, non c'è traccia. Come non c'è traccia di una risposta alle due missive precedenti inviate dal Comitato. E fra due giorni la Fase 2 rischia quindi di iniziare senza gli interventi e le regole necessarie ad aiutare le famiglie disabili. Serve agire in fretta, e il Comitato ha presentato quindi quattro richieste:
- la predisposizione di una task force regionale dedicata alle famiglie con disabili gravi e gravissimi;
- un protocollo standard per la prevenzione e protezione dei nuclei familiari e di tutti gli operatori socio-sanitari che assistono a domicilio;
- test sierologici per gli operatori ADI e CDD e possibilmente per il nucleo familiare ristretto del soggetto disabile, da effettuare in maniera regolare e periodica;
- la fornitura agli operatori ADI e CDD di un numero di DPI sufficienti e adeguati a garantire uno standard di sicurezza per gli assistiti e per gli assistenti.