Mascherine ordinate dalla Regione: Agenzia Dogane prima le sequestra e poi le restituisce tramite la Protezione Civile
Commedia dell’assurdo risolta grazie all’intervento di Palazzo Lombardia.
Ha un sapore quasi trionfale il post di Facebook con il quale, nella tarda serata di sabato 21 marzo, l’Agenzia Dogane e Monopoli annuncia di aver requisito 900.000 mascherine presso l’aeroporto di Malpensa. “La prima requisizione”, si sottolinea, avvenuta con la collaborazione “fondamentale” del Ministero degli Affari Esteri, in ottemperanza all’ordinanza del Capo della Protezione Civile.
Sequestro di Mascherine a Malpensa
Seguono, a corredo di così ampia soddisfazione, una lunga lista di hashtag e tag per Borrelli, Arcuri, Di Maio, Regione Lombardia; alcune foto raffiguranti la merce sequestrata, l’aereo egiziano che ha trasportato le mascherine e uno schieramento di militari come eco minore di una Sigonella in salsa lombarda; la precisazione che quei supporti medicali finiranno nelle strutture sanitarie della Regione attraverso i canali della Protezione Civile.
Tutto bene quel che finisce bene, si dirà. Convinti, come siamo, che sia giusto che l’importazione di questi dispositivi venga regolata dalle Istituzioni, privilegiando le esigenze sanitarie e sottraendole – in questo frangente di emergenza – al commercio internazionale.
Peccato che, parlando di mascherine nel Paese delle maschere, non possa che venir fuori quella del tragicomico, più amara che mai in questi giorni dove sorridere diventa difficile, ma indignarsi può ancora avere un senso civile.
Erano state ordinate da Regione Lombardia
Difatti, il Decreto di Requisizione 7786|RU del 21.3.2020 che il Gruppo Netweek ha avuto modo di visionare, parla molto chiaro, almeno per chi abbia una minima infarinatura di pubblica amministrazione: le 900.000 mascherine avevano come destinatario Aria SpA – via Taramelli 26, Milano – ovvero la centrale acquisti di Regione Lombardia che, in queste settimane, si è attivata alacremente per farle arrivare da qualsiasi parte del mondo, proprio per sopperire alla penuria di disponibilità da parte della Protezione Civile nazionale.
Insomma, per farla breve, l’Agenzia delle Dogane ha sequestrato le mascherine che la Regione aveva ordinato, salvo poi ridargliele tramite la Protezione Civile. Altro che trionfo. Una commedia dell’assurdo che abbiamo saputo essersi poi chiarita e risolta grazie all’intervento della Regione, che ha spiegato il “malinteso” in cui erano incorsi Agenzia e Ministero.
“Malinteso” in cui sono incorsi Agenzia e Ministero
Tralasciamo i nostri commenti sullo spreco di risorse e l’allungamento dei tempi in giorni in cui ogni minuto può salvare una vita, e ogni mascherina in più può rappresentare un contagio in meno. Vogliamo solo confortarci nella convinzione che tutto questo pasticcio sia solo il frutto di un approccio scombiccherato e superficiale da parte del Governo di fronte ad un fenomeno inedito che può indurre in errore. Non vogliamo nemmeno farci sfiorare dal dubbio di una malafede con sfumature politiche e istituzionali o, peggio, di sgambetti per strappare un posto sul podio e sulla stampa che meriterebbero una gogna e una vergogna indicibili.
E se possiamo provare a togliervi, ora, quella smorfia di indignazione e rabbia che avete sul volto dopo aver letto questo quadretto aberrante, non ci rimane che segnalarvi che la dottoressa che ha firmato il sequestro (e della quella ometteremo il nome per carità di Patria) si fregia del ruolo di “Capo Reparto Antifrode_Intelligence”. Una dicitura dove, capite bene, la prima e l’ultima parola sembrano uno scandaloso sfregio alla semantica.