Anche il WWF contro il falò: "Tradizione da superare, non possiamo più permettercela"
Il Presidente del WWF Insubria: "Lasciamo perdere irrispettosi riferimenti all'Australia, non esistono falò green"
Gianni Del Pero, presidente di WWF Insubria, critica la conferma dei falò di Sant’Antonio, nonostante gli “accorgimenti” presi a Tradate.
Falò, una tradizione “costosa”
Dieci minuti di falò inquinano quanto un mese di lavoro di tutte le pizzerie saronnesi. Lo faceva notare ieri Ambiente Saronno, criticando la scelta dell’Amministrazione Fagioli di riconfermare il falò di Sant’Antonio in città. E lo stesso sarà domani sera, domenica, a Tradate nonostante dopo il sollecito dei carabinieri forestali il Comune abbia deciso di non usare i bancali (come invece fatto a Venegono Superiore e a Varese) ma legna vergine per la costruzione della pira.
L’allarme del WWF
“Oggi i falò, ambientalmente parlando, non possiamo più permetterceli”. Chi parla è Gianni Del Pero, geologo e ambientalista nonché presidente del WWF Insubria, che non nasconde le sue critiche alla riconferma del falò decisa dall’Amministrazione di Tradate. Nonostante appunto la scelta di non usare i bancali ma legna vergine regolarmente acquistata e certificata anche, aveva spiegato l’assessore all’Ambiente Vito Pipolo, “in solidarietà con le popolazioni australiane che stanno vivendo il dramma degli incendi”. “Un riferimento quantomeno irrispettoso – ribatte Del Pero – Il problema è che siamo in un periodo di piena emergenza climatica e dobbiamo evitare di generare nuove emissioni solo per una tradizione tribale e ancestrale che si dovrebbe ormai superare”. Nonostante l’impiego di legna vergine, il fuoco non può per definizione essere “green”, dato che qualsiasi combustione genera emissioni inquinanti. Specialmente una “libera” come il falò come spiegava ieri Ambiente Saronno. D’altronde, tradate e tutto il territorio non brillano nella classifica della qualità dell’aria: dal 5 al 15 gennaio, in città secondo le stime di Arpa si è sempre superata la soglia di accettabilità delle concentrazioni di Pm 2,5, e per tre giorni anche quella di Pm 10. A livello regionale, ma maggior causa di inquinamento atmosferico è, tra l’altro, proprio il riscaldamento da legna (pellet compreso), da cui ha origine il 98% delle emissioni causate dai sistemi di riscaldamento.
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“Anche bruciare le streghe era una tradizione”
“Non importa se il fuoco è di buona qualità o meno – prosegue Del Pero – Per questo Regione Lombardia ha ribadito il divieto di accensione dei falò, cui i sindaci potrebbero andare in deroga dimostrando la non emissione di polveri e inquinanti. Cosa impossibile, ma che non ferma appunto le autorizzazioni”. Nessuno però sembra voler rinunciare a una tradizione, da Varese a Tradate e molti altri Comuni, come dimostra anche la presena di politici di ogni schieramento al falò della Motta di Varese. “Qualche anno prima che il falò di Sant’Antonio diventasse ‘tradizione’, sulla pira ci si mettevano le streghe – conclude Del Pero – E anche quella tutto sommato era una tradizione che fortunatamente abbiamo spento. E’ tempo di fare lo stesso”.
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