Sabato 18 ottobre a Caronno Pertusella è tornato Generazione Zero Workfest, il festival organizzato dall’associazione Città Futura insieme al collettivo di Generazione Zero, che quest’anno è partito da un concetto semplice ma troppo spesso ignorato: riprendersi il proprio tempo.
Una giornata di dibattiti e confronti al Generazione Zero workfest
In una società che ci inghiotte in una routine alienante, finiamo per non essere più padroni dell’unica risorsa che davvero dà senso alla nostra vita: il tempo che scegliamo di vivere.
Per questo la mattina è stata dedicata a laboratori di yoga, cucito, disegno creativo, giochi da tavolo e workshop curati da Emergency, Isola del Riuso, Agedo. Uno spazio aperto dove ognuno ha potuto rallentare, incontrarsi e riscoprire la lentezza come valore collettivo.
Nel pomeriggio, Generazione Zero ha dato spazio ai panel di confronto e riflessione.
“La società che non tace”, con Sandro Ruotolo, Cristina Seveso e Gabriele Ambrosio, moderato da Giacomo Ranco e Antonio Anneca, ha aperto il dibattito sul lavoro come antidoto alla criminalità, come strumento di riscatto e di costruzione comunitaria.
A seguire, “T.V.B Cara Italia”, con Sonny Olumati e Remon Karam, moderato da Chaima Romdhani, ha esplorato il tema dell’integrazione e dell’identità delle nuove generazioni italiane, tra discriminazioni e desiderio di appartenenza.
A chiudere la giornata, il panel “Onde di Resistenza”, con Benedetta Scuderi e Paolo Romano, moderato da Lucy Sasso, è stato un vero e proprio momento di risveglio delle coscienze.
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Il racconto dell’esperienza della Global Flotilla
Il racconto dell’esperienza della Global Flotilla, missione di solidarietà verso Gaza, ha attraversato la sala come un’ondata di consapevolezza e umanità.
Paolo Romano ha condiviso con il pubblico le ore di percosse e attacchi psicologici subite durante la detenzione, lo ha fatto con una sincerità disarmante raccontando la privazione del sonno, l’obbligo di mantenere posizioni forzate per ore, gli ordini violenti dei militari, le punizioni fisiche per ogni esitazione. Un racconto crudo, ma necessario: ascoltato in un silenzio totale, denso, che ha toccato profondamente tutti i presenti. È stato in quel momento che le parole hanno lasciato spazio all’emozione collettiva e al riconoscimento di un coraggio che diventa esempio.
Le parole di Lucy Sasso
A chiudere questa edizione, le parole di Lucy Sasso, che hanno raccolto lo spirito e la gratitudine di un’intera comunità:
“Grazie a tutti i ragazzi che hanno creduto in questo festival e l’hanno reso realtà. Grazie a Città futura per aver sostenuto il progetto, a chi ha partecipato, alle associazioni che sono state una parte fondamentale dell’iniziativa e a tutti gli ospiti che sono intervenuti. Ci hanno chiesto: ‘Ma chi ve lo fa fare di organizzare un evento senza fine di lucro, dove si parla di legalità, integrazione, Palestina… in una cittadina di provincia?’ E la verità è che è proprio così che si cambia rotta. Dando nuove prospettive alla gente, immaginare un futuro diverso, sognarlo quel futuro, e muoversi contro le storture di questo mondo. Un ringraziamento speciale va a Paolo Romano e Bendetta Scuderi. In un tempo in cui è più semplice voltarsi dall’altra parte, voi avete scelto di esserci. Avete messo i vostri corpi al servizio di ciò che le istituzioni avrebbero dovuto garantire: la difesa della vita e dei diritti delle persone. In quella scelta risiede la vera misura della responsabilità civile, quella che ci fa sperare, ancora, in un mondo che non resta in silenzio di fronte alle ingiustizie”.