Valle Olona

Oratorio non aperto a tutti, il parroco: «Chi rifiuta la proposta cristiana resta fuori»

Dopo le «accuse false e diffamanti» di aver escluso un bimbo, la decisione di don Valentino Vigano: «Noi non possiamo venire meno alla nostra identità»

Oratorio non aperto a tutti, il parroco:  «Chi rifiuta la proposta cristiana resta fuori»

I bambini musulmani non vengono ammessi all’oratorio. E’ quanto ha denunciato una mamma – accusando il parroco di discriminazione – dopo che si è vista respingere l’iscrizione del proprio figlio di 7 anni al centro estivo organizzato dalla Parrocchia nei primi giorni di settembre come proposta formativa cristiana e come servizio alle famiglie. Ma sarà davvero così? E’ la domanda che tanti si sono posti quando nei giorni scorsi il caso è diventato di dominio pubblico, con il genitore che, oltre a rivolgersi ai Carabinieri, ha voluto dare risalto mediatico alla vicenda.

Prima accolti tutti, ora non più

La risposta è sì, è vero: proprio a partire da settembre il parroco, di concerto con i suoi collaboratori, ha deciso di non accettare più le iscrizioni di chi non è disposto ad «aderire integralmente» alle iniziative di formazione cattolica che vengono proposte dall’oratorio, nel pieno adempimento della sua missione cristiana nella società. Ma fino a poche settimane fa non era così e al centro estivo organizzato tra giugno e luglio in oratorio sono stati accolti come sempre anche bambini di famiglie atee o di altre religioni, islam compreso, a patto che condividessero gli stessi spazi degli altri bambini e ragazzi in tutti i momenti, compreso quello della messa e della preghiera. Celebrazioni dalle quali non venivano concesse esenzioni ‘per fede’, ma dove i non cristiani semplicemente non pregavano, restando però insieme ai coetanei. Questo per non creare distinguo in una proposta formativa chiara nella sua matrice cattolica, né a livello logistico impegnare spazi e personale aggiuntivi da destinare a coloro – non solo musulmani – che a quel punto sceglierebbero di ‘saltare’ i momenti religiosi. Una regola che però è stata messa in discussione e attaccata proprio al termine del centro estivo di luglio da un gruppo di genitori musulmani, con una prima denuncia pubblica e mediatica nei confronti del parroco, accusato di ‘obbligare’ i loro figli, di altra religione, a pregare nei riti cattolici. Affermazione che il sacerdote ha ritenuto falsa e lesiva della buona fama sua e dell’oratorio, in risposta alla quale è arrivata allora la scelta di non aprire più le porte del centro estivo a chi non ne avesse accettato le regole, tra cui la partecipazione – non l’obbligo di pregare – alle celebrazioni.

A messa il parroco ha spiegato

E’ stato lo stesso parroco, don Valentino Viganò, a fare chiarezza su tutta la vicenda, durante tutte le messe di domenica scorsa, 14 settembre. Dopo l’esplosione del caso e messo sotto accusa a livello mediatico, il sacerdote si è rivolto al Vicario episcopale di zona, monsignor Luca Raimondi, spiegandogli l’accaduto e le scelte assunte. Ed è stato lo stesso Vicario a chiedere a don Valentino di riferire con chiarezza alla comunità durante le celebrazioni festive. E così il parroco ha ripercorso ogni passaggio: «Da sempre in oratorio accogliamo bambini atei, non battezzati, di altre religioni, compresa quella islamica. Lo facciamo per dare la possibilità di stare con gli amici e l’opportunità ai genitori di un luogo dove poter lasciare i figli. Da sempre però nelle nostre proposte, come quella del centro estivo, chiediamo di condividere gli spazi anche quando c’è il momento religioso. Non chiediamo di pregare, non potrebbero neanche farlo non avendo la formazione cristiana. Concedere spazi diversi vorrebbe dire peraltro impegnare altre persone. Si consideri che abbiamo sempre previsto la differenziazione dei menu, quando ci sono cibi vietati da altre religioni. Ma non possiamo venire meno alla nostra identità e al nostro compito di formazione cristiana».

«’Obbligati a pregare’, affermazione non vera»

Una regola accettata per anni, che però viene infranta al termine del centro estivo di luglio con l’attacco di alcune mamme musulmane, una delle quali aveva poco prima chiesto di far partecipare sua figlia alla vacanza dell’oratorio: «Una domanda che non potevamo accogliere, perché giunta tardiva a iscrizioni da tempo chiuse ma soprattutto perché mancava un percorso di formazione di cui la vacanza dei ragazzi è l’esito, percorso che dà anche una conoscenza reciproca che non avevo e che era necessaria». Pochi giorni dopo, ad agosto, ecco l’articolo di giornale: «Nel quale quelle stesse mamme hanno accusato me e l’oratorio di aver obbligato i loro figli a pregare durante il centro estivo. Affermazione non vera, che lede la buona fama mia e dell’oratorio. Appresa questa esternazione poi mi chiedo: perché di fronte a questo presunto abuso non hanno agito subito, ma hanno atteso trascorressero 5 settimane di centro estivo in cui hanno mandato regolarmente i loro figli? Sul territorio comunale c’era un altro centro estivo senza riferimenti a Cristo (il «MaGo camp» ndr), perché non li hanno tolti dall’oratorio e mandati lì? E perché un articolo di giornale e non rivolgersi alle autorità o ai miei superiori?». In conseguenza a quell’attacco pubblico, ritenuto diffamatorio, ecco allora la decisione drastica di don Valentino: «Non accogliamo più chi non è disposto ad accettare integralmente la proposta cattolica dell’oratorio». Dove per integralmente s’intende anche le messe e i momenti di preghiera: «Vieni all’oratorio se vuoi fare un percorso in cui si parla di Gesù Cristo e si prega, è formazione cattolica, ci siamo per questo», ribadisce don Valentino.

Lo scontro all’iscrizione negata

Si arriva poi a lunedì 8 settembre, quando una delle mamme musulmane vuole iscrivere il proprio figlio agli ultimi 4 giorni di centro estivo, prima dell’inizio delle scuole: «Ci ha mandato messaggi i giorni precedenti per informarsi, le abbiamo chiesto di venire in oratorio per un incontro personale senza il figlio e lei non solo si è presentata con il bambino, ma anche con la convinzione di lasciarlo al centro. Le abbiamo spiegato la scelta fatta e ha iniziato a dare in escandescenze e urlare. Sono rimasto calmo e non vedendo possibilità di dialogo, l’ho invitata a uscire. Uscendo ha fatto esternazioni dispregiative nei miei confronti e dell’oratorio, al che ho risposto a tono, ricordandole che chi lede la religione altrui nel mondo non sono i cattolici e che nel suo Paese, il Marocco, dove sono stato più volte, non avrebbe potuto neanche rivolgere la parola a un uomo».

Quello che si fa in oratorio è per parlare di Gesù

Il finale è poi quello noto a tutti: la donna che si sarebbe rivolta ai Carabinieri e che accusa pubblicamente di discriminazione religiosa il parroco, che – appreso l’attacco nei suoi confronti – ha informato immediatamente il Vicario, il quale dopo averlo incontrato gli ha chiesto a sua volta di informare la comunità con chiarezza. Don Valentino concede una ulteriore riflessione: «Ogni volta che apro l’oratorio, ma anche la scuola materna paritaria, di cui ho pure la responsabilità e dove peraltro questa donna manda un altro figlio, corro il rischio civile e penale di quanto vi possa accadere. Sono disposto a farlo perché ciò che si fa in oratorio, si fa per parlare di Gesù Cristo. Questo deve fare un prete e questo è anche il ruolo dell’oratorio. Ma non sono più disposto a rischiare il penale per chi cerca solo un parcheggio per i propri figli, né sono disposto ad accogliere chi poi lede la buona fama dell’oratorio di ente educativo affidabile, quale è».

Matteo Garoni