L'allarme del sindaco Pugliese: "Minori in carico, i soldi sono finiti"
"C’è un sistema che non funziona e che lo Stato continua a portare avanti senza cambiare quando è evidente che servirebbe una riforma profonda".

Sono 19 i minori in carico al Comune di Cairate, per i quali l’amministrazione Pugliese ha appena rifinanziato lo stanziamento di risorse necessario a sostenere il loro accudimento nei percorsi nelle rispettive comunità per i prossimi mesi.
L'allarme del sindaco Anna Pugliese
Un periodo limitato, non per scelta ma per necessità: finanziare con il bilancio dell’ente l’intera annualità vorrebbe dire mandare in bancarotta il Comune. Un allarme che il sindaco ha già lanciato più volte in passato e che all’inizio di un nuovo esercizio ribadisce come urgenza inascoltata: «C’è un sistema che non funziona e che lo Stato continua a portare avanti senza cambiare – spiega Anna Pugliese – quando è evidente che servirebbe una riforma profonda nella gestione dei minori. Perché non è un’emergenza o un’eccezione cui far fronte quando si presenta, ma una situazione consolidata del nostro Paese. Ogni Comune ha in carico minori per una condizione sociale diffusa nel sistema Italia e alla quale bisognerebbe dare risposta con risorse e politiche mirate e invece questo non avviene». E così i soldi per le comunità vanno trovati nel bilancio dell’ente: «Ma così facendo si ferma tutto il resto. Un minore costa al Comune tra i 35mila e i 50mila euro l’anno. Poi arrivano i residenti a far presente le buche nelle strade e hanno ragione, ma la coperta è corta».
L'appello allo Stato a creare un fondo
Pugliese non respinge la responsabilità sociale, chiede però che sia lo Stato a creare un fondo e a farsi carico dell’aspetto economico: «E’ giusto che la tutela sia in capo al sindaco e che il controllo dei percorsi venga fatto sul territorio dai Comuni ma occorre intervenire sul sistema. Da una parte vigilando sulle tariffe delle comunità, uniformandole con una quota minima e massima, come fatto anni fa per le Rsa. Dall’altra va cambiato l’attuale metodo di collocazione, che obbliga a inserire il minore entro 24 ore in un centro e spesso per restare nei tempi si è costretti a mandarlo al primo posto libero che si trova, magari distante dal territorio e senza poter approfondire il percorso previsto, di fatto l’unico obiettivo è piazzarlo nei tempi imposti dalla legge, quando servirebbe ben altro approccio».
Mancano le risorse
E poi c’è il problema delle risorse che non ci sono: «Sono ormai due anni che dobbiamo aspettare l’avanzo a luglio per poter finanziare con quello la spesa sociale e non dovrebbe essere così, è tutto sbagliato. Ma a Roma sembrano non voler capire, hanno appena istituito 100milioni di euro nella legge di Bilancio per aiutare i Comuni a sostenere le spese dei minori in carico. Abbiamo fatto qualche calcolo, a Cairate arriveranno circa 3mila euro, una cifra irrisoria rispetto ai costi che abbiamo».