A Venegono il sindaco legge il discorso di Scurati e avverte: "C'è un tentativo di assoluzione della dittatura nazifascista"
Lorenzin: "Il giorno del 25 Aprile, anziché festa di pacificazione nazionale, diventa oggetto di discussione e di rimpianto per alcuni cittadini italiani che hanno continuato a raccontare, e a insegnare ai propri figli, che i valori della Resistenza erano valori sbagliati".
Associazioni, banda e anche il Consiglio Comunale dei ragazzi presente questa mattina a Venegono Superiore per la celebrazione del 25 aprile insieme all'Amministrazione di Fabiano Lorenzin.
Venegono, 25 aprile di riflessione
Programma che non ha riservato sorprese rispetto alla tradizione: messa nella chiesa parrocchiale di San Giorgio, commemorazione al Monumento ai Caduti in via Rimembranze e poi al Monumento agli Alpini, al Pratone, con le pose delle corone di fiori, i discorsi delle autorità, le note della banda cittadina, che ha intonato anche il Bella Ciao, e gli interventi degli studenti della scuola media.
Cerimonia che si ripete, ma che quest'anno più che nei precedenti si accompagna, a livello nazionale, con forti polemiche dopo la censura da parte della Rai del discorso fortemente critico contro il Governo dello scrittore Antonio Scurati e tutte le discussioni che ne sono seguite.
Un 25 aprile "divisivo" che è stato il tema centrale del discorso del primo cittadino, che cita alcuni passaggi del discorso di Scurati (evitando quelli sulla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni) e mette in guardia da chi oggi cerca di riscrivere la storia.
Il discorso del sindaco Lorenzin
La vigilia del 25 Aprile porta con sé, ogni anno, nuovi e vecchi confronti sul vero significato di questa celebrazione.
Il giorno del 25 Aprile, anziché festa di pacificazione nazionale, diventa oggetto di discussione e di rimpianto per alcuni cittadini italiani che hanno continuato a raccontare, e a insegnare ai propri figli, che i valori della Resistenza erano valori sbagliati.
È un dato di fatto come molti italiani abbiano sofferto nella guerra partigiana e, come tanti italiani si siano sentiti sconfitti dopo il 25 Aprile 1945, ma in ogni guerra ovviamente c’è chi vince e c’è chi è sconfitto, così come in ogni guerra non è evidente chi sta dalla parte giusta e chi sta dalla parte sbagliata.
La tragedia dell’Italia sul 25 Aprile è la difficoltà di non sapere andare oltre la propria memoria, oltre la memoria di tante famiglie, oltre la memoria di quel grande dolore che esse hanno sicuramente sofferto a causa della lotta partigiana.
Sebbene ognuno abbia la propria memoria, è però necessario imparare ad andare più in là rispetto al proprio ricordo e arrivare, con coraggio e onestà intellettuale, alla storia.
Arrivare alla storia significa capire il punto di vista dell’altro, ma significa anche capire che non si può rimanere legati al ricordo dei nostri padri o dei nostri nonni, e che bisogna accettare quello che la storia ci insegna, attraverso un giudizio storico distinto da quello morale, cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Per continuare a parlare di storia, venerdì scorso il nostro Comune, in collaborazione con ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e, ANPPIA, l’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti, ha organizzato un incontro pubblico dedicato alla figura di Giacomo Matteotti nel centenario del suo omicidio. Tale iniziativa ha fatto parte delle iniziative nazionali per mantenere viva la memoria di una delle figure fondamentali della storia italiana e per promuovere la difesa delle istituzioni democratiche e il libero pensiero democratico.
In ricordo di uno dei più importanti leader della sinistra italiana e del più noto martire del fascismo, vorrei oggi leggere una parte del testo del monologo dello scrittore Antonio Scurati:
"Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all'ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
In questa nostra primavera dell’anno 2024, si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944, alle Fosse Ardeatine, a Sant'Anna di Stazzema e, a Marzabotto. Luoghi dove civili italiani indifesi vennero uccisi.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del '24, primavera del '44 - ci raccontano che il nazifascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un fenomeno di sistematica violenza politica ingiustificabile".
In Italia, oggi, vi è un tentativo di assoluzione della dittatura nazifascista, da un lato, prendendo sì le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime, quali la persecuzione degli ebrei, senza comunque ripudiare nel suo insieme l'esperienza nazifascista, ma anzi scaricando sui soli nazisti le stragi compiute seppur con la complicità dei fascisti repubblichini, e dall’altro lato, disconoscendo il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana.
Questo significa riscrivere la storia, e questo è sbagliato, perché il giudizio storico sull’esperienza nazifascista è già stato dato, il giorno del 25 aprile, cioè l’Anniversario della Liberazione d’Italia dal nazifascismo, ogni anno deve essere solo un momento di riflessione, che ci deve trovare tutti riconoscenti di essere sinceramente democratici.
Tutti noi adulti, siamo riconoscenti a voi ragazzi per la vostra presenza e testimonianza. Ringraziamo i consiglieri e il sindaco del consiglio comunale dei ragazzi, Ettore Montalbetti, ma anche tutti i compagni presenti e le docenti che vi accompagnano, con sensibilità e professionalità, in questo importante percorso di Educazione Civica.
La Resistenza, va ricordato, fu animata da valori di libertà, di democrazia, di giustizia sociale, di pace. Oggi c’è la necessità di difendere quei valori, soffiano tristi venti di guerra che vanno contrastati con il sapere, la conoscenza e una sempre più viva consapevolezza.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una recente intervista, ha invitato a considerare “la Costituzione italiana, nata dalla Resistenza, come il momento fondante di una storia e di una memoria condivisa. Una Costituzione, vale la pena di rimarcarlo, che ha consentito libertà di parola, di voto e addirittura di veder presenti in Parlamento esponenti che contestavano la stessa Costituzione nei suoi fondamenti. Le conquiste di democrazia, di libertà, di giustizia sociale che hanno trovato nella Costituzione il punto d’inizio, hanno consentito al nostro Paese un periodo di pace, di sviluppo e di benessere senza precedenti. Proprio per questo va affermato che il 25 Aprile è patrimonio di tutta l’Italia, la ricorrenza in cui si celebrano valori condivisi dall’intero Paese”.
Viva l’Italia libera, democratica, solidale e inclusiva!