Omicidio di Cairate: "Siamo oltre il ragionevole dubbio"
La conferenza stampa del Procuratore Capo Claudio Nocerino dopo gli arresti di questa notte dei due sospettati per la morte del giovane Andrea Bossi
Dopo la notizia degli arresti avvenuti nella notte di due ventenni residenti nel Gallaratese, il Procuratore Capo di Busto Arsizio Carlo Nocerino ha ripercorso i punti salienti dell'indagine che ha portato nel giro di un mese a indicarli come unici indiziati dell'omicidio di Andrea Bossi, avvenuto a Cairate.
Omicidio di Cairate, Nocerino: "Quadro indiziario più che adeguatamente motivato"
I carabinieri li hanno raggiunti nella notte, dopo l'accoglimento da parte del Gip di Busto della richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dalla Procura. Una richiesta che, ha spiegato Nocerino, "è stata il risultato di un'attività investigativa molto serrata, e ringrazio l'Arma dei Carabinieri che con iniziative apprezzabili e tempestive hanno ricostruito minuto per minuto tutta la fase antecedente l'omicidio".
Indagini tradizionali, ma anche tecniche: analisi delle celle telefoniche, dei tabulati ed esame di tutte le telecamere pubbliche e private della zona circostante il luogo del delitto, la casa di Andrea Bossi in via Mascheroni.
Gli indagati ripresi dalle telecamere
Proprio le telecamere lascerebbero pochi dubbi: "I due indagati - ha sottolineato il Procuratore Capo - sono stati monitorati nel loro arrivo presso l'abitazione della vittima".
I tempi delle riprese e dei fatti coinciderebbero. Gli orari "cristallizzati" sono le 23.41, quando le telecamere con audio di una vicina registrano il forte abbaiare del cane della vittima (nel momento esatto dell'aggressione, secondo la Procura) e le 23.43, quando un'altra vicina guarda l'orologio dopo che il suo piccolo si era svegliato e riferisce di aver sentito un tonfo provenire dalla casa di Bossi.
"I due indagati - ha ribadito Nocerino - si riconoscono dai frame estrapolati".
E li si riconoscerebbe anche dopo, alle 4.39, quando due soggetti vengono ripresi dalla telecamera di un bancomat mentre prelevano con la carta della vittima. I vestiti, e il volto di uno dei due, non lascerebbero dubbi.
Le tracce
Ad incastrare almeno uno dei due, anche le impronte di una scarpa trovate sul luogo del delitto, impresse nel sangue della vittima. Sangue che, ha riferito Nocerino, è stato trovato anche su un paio di scarpette sequestrate nel corso delle perquisizioni.
"Faremo tutti i rilievi, ma fatto di aver trovato queste scarpe ci lascia ottimisti sulla prosecuzione delle nostre indagini. Un'impronta della scarpa è stata repertata dai RIS di Parma in modo tale da inequivocabilmente far combaciare la scarpa indossata da uno dei due aggressori. Sono certo che dalla scientifica avremo conferma della perfetta coincidenza fra impronta trovata e scarpe sequestrate".
Altri oggetti che saranno ora analizzati sono quelli rinvenuti nelle vicinanze dell'abitazione della vittima: un mazzo di chiavi "smarrito" da Bossi (e trovato sotto a un sasso, nascosto), un pesante posacenere usato forse nella prima parte dell'aggressione, prima della coltellata fatale alla gola, un bicchiere, la custodia e i pezzi del cellulare della vittima, distrutto con tutta probabilità dall'autore (o dagli autori) dell'omicidio nel tentativo di eliminare tracce di contatti.
"Si conoscevano"
La distruzione del cellulare sarebbe un ulteriore elemento chiave. Almeno uno dei due indagati, infatti, conosceva la vittima. Nocerino lo ha confermato, pur non svelando ulteriori particolari:
"L'analisi delle personalità dei due indagati, lo stile di vita, le abitudini e le frequentazioni sono parti delle indagini che riteniamo al momento di dover mantenere coperte, e così ovviamente il rapporto di frequentazione che legava uno dei due indagati alla vittima, che è ampiamente dimostrato".
Gli indagati sapevano della passione di Bossi per l'arte orafa, e sapevano dunque che in casa avrebbero potuto trovare degli oggetti preziosi da rivendere nei Compro Oro della zona.
"Abbiamo rinvenuto parte della refurtiva a seguito delle perquisizioni. Alcuni gioielli sono stati venduti a dei Compro Oro della zona, abbiamo trovato le ricevute di quattro commercianti".
"Oltre il ragionevole dubbio"
"Attendiamo l'esito degli interrogatori che verranno disposti dal giudice nei prossimi giorni, faremo i nostri dopo come prevede codice di procedura penale - ha concluso Nocerino - Siamo ottimisti e riteniamo di aver raggiunto un livello tale di elementi indiziari da poter anche soddisfare il disposto dell'art 192 cpp, che richiede per la condanna oltre il ragionevole dubbio la prova e non l'indizio".