Fiori per San Valentino? "Si, ma del varesotto"
Un settore oggi – ricorda Coldiretti Varese – alle prese con le difficoltà climatiche, tra maltempo e siccità e, soprattutto, l’esplosione dei costi di produzione
“Scegliere fiori made in Varese per un regalo di San Valentino che vale doppio: farà felice la vostra dolce metà e sosterrà un comparto strategico per l’economia agricola della nostra provincia, ma sul cui futuro gravano profonde incertezze, tra maltempo e siccità e, soprattutto, l’esplosione dei costi di produzione, più che raddoppiati a causa dei rincari dell’energia che colpiscono l’intera filiera, dai fertilizzanti agli imballaggi, dalla plastica dei vasetti alla carta delle confezioni fino al gasolio per il riscaldamento delle serre”. A lanciare l’appello è Pietro Luca Colombo, presidente di Coldiretti Varese.
Fiori per San Valentino: l'appello di Coldiretti Varese
Intanto, oltre un cittadino su due (52%) che fa regali per San Valentino ha scelto quest’anno di donare piante e fiori, anche per sostenere l’agricoltura italiana che è leader nel florovivaismo. E’ quanto emerge dall’indagine on line condotta dal sito www.coldiretti.it sui doni preferiti per la festa degli innamorati, con la sfilata dei bouquet italiani, dalle rose ai ranuncoli, dai tulipani ai gigli, dai garofani alle gerbere. L’omaggio floreale risulta dunque il più gettonato tanto da essere largamente preferito rispetto a cioccolatini (30%), capi di abbigliamento (13%) e gioielli (5%).
“I fiori vincono perché – continua Colombo – permettono di esprimere, con classe, fantasia e prezzi ragionevoli, i propri sentimenti senza intaccare sensibilmente il proprio bilancio, e sono più graditi dei cioccolatini che rischiano di compromettere il duro “lavoro” di queste settimane per tornare in forma dopo le festività natalizie”.
San Valentino è tradizionalmente – ricorda la Coldiretti provinciale - tra i momenti più importanti del settore florovivaistico nazionale che vale oggi 3,14 miliardi di euro (1,4 miliardi solo di fiori e piante ornamentali) e, con l’indotto, garantisce 200mila posti, con 45mila ettari di territorio coltivati da 17.000 aziende.
Un settore che fa i conti con gli aumenti
Un settore oggi – ricorda Coldiretti Varese – alle prese con le difficoltà climatiche, tra maltempo e siccità e, soprattutto, l’esplosione dei costi di produzione, più che raddoppiati a causa dei rincari dell’energia che colpiscono l’intera filiera, dai fertilizzanti agli imballaggi, dalla plastica dei vasetti alla carta delle confezioni fino al gasolio per il riscaldamento delle serre.
A pesare è anche la concorrenza sleale dall’estero con le importazioni di piante e fiori che nel 2023 hanno raggiunto il valore di quasi 900 milioni di euro, in crescita del 33% rispetto all’anno precedente, secondo proiezioni Coldiretti su dati Istat. Spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento come nel caso delle rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove ad essere penalizzate sul lavoro sono le donne.
Fiori più freschi e profumati
Al contrario, i fiori italiani e varesini sono più sostenibili – precisa la Coldiretti provinciale – durano di più, ma sono anche più profumati, non solo perché non devono affrontare lunghi tempi di viaggio che fanno arrivare quelli stranieri meno freschi alla meta, ma anche perché molti produttori nazionali sono impegnati a selezionare varietà che presentano aromi più intensi e caratteristici.
Il consiglio è, dunque, di acquistare fiori e piante assicurandosi dell’origine nazionale meglio direttamente dal produttore o nei mercati contadini di Campagna Amica – conclude Coldiretti Varese – per essere sicuri di mettere nel vaso un prodotto italiano al 100%, che sostiene i territori e rispetta l’ambiente e l’occupazione.