Successo per la mostra di Pizzolante all’Insubria: avanti fino a ottobre
L'artista ha deciso di donare una delle sue opere, "Punto cardine", all'Università
Prorogata all’Università dell’Insubria la mostra «Antonio Pizzolante. Haiku o la forma del vuoto» che, inaugurata il 15 maggio nella sede del rettorato, in via Ravasi 2 a Varese, si sarebbe dovuta concludere il 28 agosto: visto l’interesse del pubblico, resterà aperta sino al 6 ottobre, visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì, con orario continuato dalle 9 alle 18.
Successo per la mostra di Pizzolante all'Insubria
La rassegna, ideata da Massimiliano Ferrario e Andrea Spiriti e curata dal Centro di ricerca per la Storia dell’arte contemporanea (Crisac) del Dipartimento di Scienze umane e dell’innovazione per il territorio (Disuit), si inserisce nell’ambito del calendario degli eventi organizzati per celebrare i 25 anni dell’ateneo, fondato a Varese e Como il 14 luglio 1998.
Il successo dell’evento espositivo, il primo dedicato alle ricerche artistiche non figurative organizzato in università, ha rafforzato la collaborazione con l’artista, già presente alle due collettive svoltesi in rettorato nel 1999 e nel 2018-2019 (Ventennale).
Donazione all'Università
Pizzolante, del quale l’Insubria possiede già un’opera, donerà un suo lavoro ora presente nella rassegna.
"L’acquisizione – spiega Andrea Spiriti – andrà ad arricchire la nostra collezione permanente di arte contemporanea, già incrementata, in questo stesso anno, da un prezioso disegno inedito di Giovanni Testori, da poco allestito negli spazi della Governance".
"Punto cardine" (2020), titolo del manufatto donato, che introduce la mostra all’imbocco dello scalone, proprio a fianco della monumentale immagine di "Sant’Ambrogio", dipinta da Vanni Rosi nel 1940, "riflette gli esiti dell’ultima fase della ricerca di Pizzolante, artista salentino, ma da decenni residente sulle sponde del Lago Maggiore, ovvero quella di proiezione verso istanze proprie del mondo orientale – come rileva il curatore della mostra Massimiliano Ferrario –. Centrale è il rapporto che la forma insatura con lo spazio (reale e illusorio, tangibile ed evocato), a creare o a enfatizzare pieni e vuoti, concavità e convessità, orizzontalità e verticalità, che veicolano una riflessione su presenza e assenza, realtà e metafora, identità e storia".
"L’opera, al termine della rassegna, verrà inserita nel percorso espositivo del primo piano del rettorato, sino a quando non sarà possibile organizzare il nuovo allestimento in Basilica – osserva Laura Facchin – in continuità con il felice dialogo, che ha caratterizzato l’evento, fra i lavori di arte contemporanea e le testimonianze architettoniche e figurative dell’ex Collegio Sant’Ambrogio".
L’esposizione è corredata di un catalogo scientifico, a cura del Crisac e pubblicato da Editris, con i contributi di Andrea Spiriti, Massimiliano Ferrario e Laura Facchin.