Le ultime energie, la volata disperata: a 65 anni sfiora il sogno mondiale a Glasgow
Lo strappo dal gruppo di testa, a 2km dall'arrivo. "Stavo finendo le cartucce. In quel momento mi sono detto: ora o mai più. E sono partito"
Il tradatede Giampiero Meregaglia ha partecipato ai Mondiali di Ciclismo Master tenutisi a Glasgow, in Scozia. A 2km, il tentativo di volata: "Non ne avevo più, ci ho provato".
Meregaglia in volata per il mondiale di Glasgow
"Ora ci provo. Adesso o mai più. Vado".
Novantotto chilometri alle spalle, due davanti. Le gambe che iniziano a cedere, il fiato che fatica, ma la testa e il cuore che spingono, che vedono solo il traguardo e la possibilità di tagliarlo per primo.
Una frazione di secondo, e per poco più di un chilometro la scorsa settimana il 65enne Giampiero Meregaglia ha avuto fra le dita il sogno di essere campione del mondo. Il ciclista tradatese in maglia azzurra era in sella sulle strade di Glasgow che hanno ospitato il Mondiale di Ciclismo UCI, categoria Master. Una competizione che lo ha visto gareggiare coi 190 migliori atleti amatoriali di tutto il mondo e sfiorare un primo posto che, a 65 anni e per uno che ha "scoperto" la bicicletta solo 12 anni fa, sarebbe stato più di un sogno.
Una vita di sport
"Sono sempre stato uno sportivo, e in passato lo sono stato anche a livello professionistico, per i Carabinieri - racconta dalla Scozia pochi giorni dopo la gara - Dal ‘75 fino all’’88-‘89. Gli anni d’oro dell’atletica italiana. Mi allenavo con Alberto Cova (mezzofondista, campione olimpico, mondiale ed europeo nei 10.000 piani) e ho partecipato anche io a gare di primissimo livello come i Mondiali di campestre o i Giochi del Mediterraneo".
Finita la carriera sportiva, Meregaglia ha continuato da amatore, mentre parallelamente ha iniziato a lavorare nel mondo dell’elettronica. Poi, appunto, 12 anni fa l’approdo alla bicicletta.
"Tanti anni a correre e allenarsi a certi ritmi prima o poi si presentano il conto - racconta - E la bici, insieme al nuoto, era uno degli sport che potevo 'permettermi' di fare".
E lì ha cominciato, ovviamente con la "testa" del maratoneta e lo spirito agonistico: "La bici mi ha subito 'preso male', in senso buono. Ho iniziato a macinare chilometri, ad allenarmi e a partecipare a quelle 5-6 gare all’anno che il mio fisico e la mia età mi permettono di fare al meglio, coi colori della Società Ciclistica Binda".
Gare che lo portano anche a Dubai, come quella in cui classificandosi fra i primi cinque ha guadagnato il "pass" per il Mondiale di Glasgow. All’arrivo, Meregaglia è 15esimo.
"Un risultato inimmaginabile, soprattutto se penso che un anno fa ho subito un’importante operazione alla caviglia".
Quell'ultima volata
Una gara indimenticabile, specialmente nel finale.
"C’è una differenza fra l’atletica e il ciclismo. Nell’atletica, vince chi quel giorno sta meglio, è più forte, ha più gambe. Nel ciclismo non è per forza così: vince chi è più scaltro, chi sa cogliere l’attimo migliore. A due chilometri ero nel gruppo di testa con un’altra ventina di ciclisti, più esperti e con più 'malizia'. Sapevo che era presto per tentare la volata, ma sapevo anche che non avrei avuto altre possibilità per tentare lo strappo. Non ne avevo praticamente più, così ci ho provato, e sono partito. E’ durata fino agli ultimi 800 metri, quando mi hanno ripreso".
L’amarezza c’è, ma è superata dalla consapevolezza di aver dato tutto. "Ho chiuso la gara al quindicesimo posto su 190, con una media di 38km/h che non è affatto male considerando il tracciato, bello tosto e intenso". Finita la gara, un po’ di vacanza scozzese e poi il rientro. "E gli allenamenti. Ci sono altre gare in programma e voglio arrivare pronto".