Due funzionari del Pam a processo per la morte dell'ambasciatore Luca Attanasio
L’accusa per i due funzionari è di aver "omesso, per negligenza, imprudenza e imperizia (...) ogni cautela idonea a tutelare l'integrità fisica dei partecipanti alla missione"
La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per due funzionari del Pam, organizzatori della missione durante la quale morirono l'ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo.
Morte Luca Attanasio, chiesto il processo per i due funzionari del Pam
La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per i due funzionari del Programma alimentare mondiale (Pam) indagati per omicidio colposo. Mansour Luguru Rwagaza, addetto alla sicurezza dell'agenzia Onu, e Rocco Leone, vicedirettore dell'agenzia Onu Programma alimentare mondiale nella Repubblica Democratica del Congo, erano gli organizzatori della missione durante la quale, il 22 febbraio 2021, morirono in un agguato l'ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo.
L'indagine era stata chiusa nove mesi fa
Secondo i magistrati romani, che hanno chiuso le indagini nove mesi fa, i due funzionari avrebbero mentito sulla sicurezza della missione, omettendo la presenza dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci sul convoglio. L’accusa per i due funzionari è di aver "omesso, per negligenza, imprudenza e imperizia, secondo la ricostruzione effettuata allo stato, che risulta in linea con gli esiti dell'inchiesta interna all'Onu, ogni cautela idonea a tutelare l'integrità fisica dei partecipanti alla missione Pam che percorreva la strada Rn2 sulla quale, negli ultimi anni, vi erano stati almeno una ventina di conflitti a fuoco tra gruppi criminali ed esercito regolare", ha scritto la Procura in una nota.
La nota della Procura di Roma redatta a febbraio
Secondo l’accusa, i due funzionari, al fine di ottenere più agevolmente i permessi, avrebbero "attestato il falso" sostituendo i nomi del diplomatico e del militare poi uccisi nell’assalto al convoglio della missione, con quelli di altri due dipendenti del Pam "così da indurre in errore gli uffici in ordine alla reale composizione del convoglio e ciò in quanto non avevano inoltrato la richiesta, come prescritto dai protocolli Onu, almeno 72 ore prima" hanno scritto i magistrati in una nota redatta a febbraio.
Le accuse di omissioni
Inoltre, i due organizzatori della missione: "Avrebbero omesso, in violazione del protocollo Onu, di informare cinque giorni prima del viaggio, la missione di pace Monusco, che è preposta a fornire indicazioni specifiche in materia di sicurezza informando gli organizzatori della missione dei rischi connessi e fornendo indicazioni sulle cautele da adottare (come una scorta armata o veicoli corazzati)". Infine, conclude la nota: "avrebbero omesso - in presenza di un ambasciatore che rappresentando il proprio Paese, costituisce soggetto particolarmente a rischio, e dopo aver dato assicurazione al Carabiniere Iacovacci, a seguito delle sue richieste, di poter usufruire di veicoli blindati (che il Pam aveva in dotazione a Goma), che le misure di sicurezza sarebbero state incrementate - di approntare ogni utile ulteriore misura di mitigazione del rischio".